L’Università Federale di San Paolo, che sperimentava il trattamento dagli anni ’70, ha valutato che l’efficacia, nelle formule e dosaggi attuali, non è provata.

La sclerosi sistemica, chiamata anche sclerodermia, è una malattia rara di tipo autoimmune che interessa il tessuto connettivo . La malattia si manifesta con un eccessivo accumulo, localizzato o sistemico (SSc), di collagene nei tessuti. Nel secondo caso la malattia può andare a colpire anche i polmoni, il cuore e l'apparato digerente. Per un lungo periodo in Brasile, all’Università Federale di San Paolo, si è utilizzato come trattamento alternativo la Lidocaina. Il farmaco, infatti, ha l’effetto di ridurre l’attività di idrossilasi di prolyl, un enzima che ha un ruolo chiave nella biosintesi del collagene e che nelle persone affette da questa patologia risulta superiore ai valori normali. Ora, però, a mettere in dubbio questo uso della Lidocaina è arrivato uno studio – i cui risultati sono appena stati pubblicati sull’Orphanet Journal of rare disease – che dimostra come non ci siano effettive prove di efficacia.

Ammiccare frequentemente, prima solo sotto una luce forte, poi sempre più spesso. Gli occhi non hanno problemi ma la palpebra si chiude, a volte anche per minuti ed ore: è il blefarospasmo, una forma di distonia che può, in alcuni casi, associarsi ad altre contrazioni involontarie dei muscoli facciali. Il blefarospasmo psicogeno (AB), derivante cioè da fattori di tipo psicologico, è difficile da distinguere clinicamente dal blefarospasmo benigno essenziale (BEB). E’ tuttavia dimostrato che nelle persone con una diagnosi di Beb il ciclo di recupero del riflesso, che misura l'eccitabilità degli interneuroni del tronco cerebrale, è anormale. Dei ricercatori inglesi dell’UCL di Londra, istituto di neurologia, hanno voluto studiare questo ciclo di recupero attraverso il blink reflex test, un test che misura il tempo di ammiccamento. Con questa metodologia sono stati esaminati una serie di pazienti tra cui alcuni nei quali il blefarosparmo era atipico e per i quali si poteva presupporre una causa psicogena. I risultati dello studio, guidato dal prof Kailash Bhatia, sono appena stati pubblicati su Neurology.

L’avvio delle nuove ricerche possibile grazie ad un accordo tra Kedrion e Toscana Life Sciences

A Siena nasce un nuovo laboratorio dove saranno sviluppati farmaci innovativi di origine plasmatica, per la cura di malattie rare. Kedrion, società leader a livello europeo e globale nello sviluppo di prodotti emoderivati, ha sottoscritto un accordo con Toscana Life Sciences, l'ente no-profit che opera nella città del palio per la creazione di imprese nel settore farmaceutico e biotecnologico.

Si chiama NT5E, è il gene che causa una particolarissima malattia genetica che colpisce solo tre famiglie nel mondo.  La scoperta è stata fatta dai genetisti della facoltà di medicina dell’Università di Torino -  Molinette in collaborazione con il gruppo di ricerca di Robert Khleta dell’University College of London e di William Gahl. I risultati dello studio che ha portato a questa scoperta sono appena stati pubblicati sul New England Journal of Medicine

Le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) non sono del tutto assimilabili alle cellule staminali embrionali (ES). La notizia viene da uno studio, appena pubblicato sulla rivista Nature, firmato da Ryan Lister e Mattia Pelizzola, ricercatori del Salk Institute for Biologica Studies, di La Jolla, in California. A darne notizie sul sito de L’Unità è il noto giornalista scientifico Pietro Greco. Ciò vorrebbe dire che le staminali pluripotenti, cioè ‘riprogrammate’ a partire da cellule adulte, non possono sostituire completamente le cellule staminali embrionali che sono, per definizione, totipotenti, né nello studio di base né in eventuali percorsi terapeutici.

La notizia è stata appena pubblicata sul Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche, e certamente farà dire a tanti genitori alle prese con figli affetti da deficit di attenzione “io l’avevo detto”. Cosa? Che alcuni cibi possono peggiorare i sintomi di questa malattia. Da tempo, infatti, le osservazioni quotidiane dei genitori e anche alcune ricerche scientifiche avanzavano l’ipotesi che il consumo di cibi contenti alta percentuale di zuccheri e coloranti avessero un effetto negativo sul comportamento dei figli. Ora, una nuova ricerca condotta in Germania, sotto la guida del Dr Lidy M Pelsser dell’ADHD Research Centre di Eindhoven, ha dimostrato che questa ipotesi può essere fondata e che una particolare dieta restrittiva può avere l’effetto di ridurre i sintomi di iperattività almeno per il periodo in cui la si segue. Tuttavia i ricercatori hanno dato anche un’altra indicazione particolarmente importante: non sembrerebbero, almeno per questi casi, avere validità scientifica le diete basate sulla misurazione dell’IgG – o immunoblogluline G – conosciuto anche come test delle intolleranze alimentari.

Ancora una volta sotto accusa i radicali liberi. Stando ai risultati di una ricerca americana pubblicata a novembre 2010 sull’ American Journal of Pathology, sarebbe infatti la loro presenza eccessiva nella cornea a contribuire allo sviluppo e al peggioramento della Distrofia Corneale di Fuchs (FECD), una delle più diffuse cause di trapianto corneale. La malattia colpisce le cellule endoteli della cornea, che non sono capaci di rigenerarsi, e le distrugge.

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