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Ammiccare frequentemente, prima solo sotto una luce forte, poi sempre più spesso. Gli occhi non hanno problemi ma la palpebra si chiude, a volte anche per minuti ed ore: è il blefarospasmo, una forma di distonia che può, in alcuni casi, associarsi ad altre contrazioni involontarie dei muscoli facciali. Il blefarospasmo psicogeno (AB), derivante cioè da fattori di tipo psicologico, è difficile da distinguere clinicamente dal blefarospasmo benigno essenziale (BEB). E’ tuttavia dimostrato che nelle persone con una diagnosi di Beb il ciclo di recupero del riflesso, che misura l'eccitabilità degli interneuroni del tronco cerebrale, è anormale. Dei ricercatori inglesi dell’UCL di Londra, istituto di neurologia, hanno voluto studiare questo ciclo di recupero attraverso il blink reflex test, un test che misura il tempo di ammiccamento. Con questa metodologia sono stati esaminati una serie di pazienti tra cui alcuni nei quali il blefarosparmo era atipico e per i quali si poteva presupporre una causa psicogena. I risultati dello studio, guidato dal prof Kailash Bhatia, sono appena stati pubblicati su Neurology. Lo studio effettuato è di tipo prospettico e si basa sulla raccolta di alcuni dati relativi a pazienti che presentavano uno spasmo della muscolatura tonica: 10 con diagnosi di BEB, 9 con un blefarospasmo psicogeno e 9 utilizzati come controlli sani. Il confronto tra questi è stato fatto considerando l’indice di ammiccamento chiamato R2 e risultante, appunto, dal bink test.
I risultati ottenuti mostrano che l’indice R2 era anormale in 9 pazienti su 10 con BEB e in nessuno dei pazienti con AB. Da questo studio si può dunque concludere che la valutazione del ciclo di recupero R2 può fornire un utile strumento diagnostico per distinguere i pazienti con blefarospasmo psicogeno da quelli con BEB e, secondo gli autori dello studio, questa strada meriterebbe ulteriori approfondimenti.
Una delle caratteristiche di questa malattia è che i sintomi possono manifestarsi in maniera molto ridotta quando si è più ripostati, dunque dopo un buon sonno, e tendono a peggiorare con la stanchezza. Pur non essendo intaccata la capacità visiva dell’occhio la malattia, nelle forme più gravi, può comportare una cecità funzionale, dovuta cioè alla chiusura della palpebra. Attualmente per questa malattia una delle poche terapie disponibili, se pur non risolutiva, è l’iniezione della tossina botulinica che, per un periodo, riesce a ridurre gli spasmi.     

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