La mucopolisaccaridosi di tipo II (MPS II), o sindrome di Hunter, è una malattia metabolica estremamente rara causata da più di 300 mutazioni diverse a carico del gene IDS, mutazioni che comportano una carenza dell'enzima noto con il nome di iduronato-2-sulfatasi (IDS). La MPS II è una malattia ereditaria a trasmissione recessiva legata al cromosoma X: per questo motivo, ad esserne affetti sono prevalentemente individui di sesso maschile. L'incidenza della patologia, assai variabile a seconda dei Paesi, è stimata in circa un caso ogni 162mila nati maschi. In linea generale, la sindrome di Hunter è una condizione caratterizzata da ritardo mentale, deterioramento fisico e disturbi dell'umore e del comportamento.

Il codice di esenzione della sindrome di Hunter è RCG140 (afferisce al gruppo "Mucopolisaccaridosi").

La mucopolisaccaridosi di tipo II appartiene alla categoria delle malattie da accumulo lisosomiale. Il deficit dell'enzima IDS, infatti, determina un accumulo nei lisosomi (piccoli organelli cellulari) di due specifici mucopolisaccaridi (o glicosaminoglicani, GAG): il dermatan-solfato (DS) e l'eparan-solfato (HS), con conseguenti danni a cervello, vie respiratorie, cuore, fegato, milza, volto, ossa e articolazioni.

Alla nascita, i bambini con MPS II sono normali e i sintomi della patologia compaiono progressivamente, di solito a partire dai 2-4 anni d'età. Nelle varianti più severe della sindrome, che sono anche le più frequenti, i segni clinici comprendono dismorfismi facciali (lingua eccessivamente grande, bocca costantemente aperta, tratti del viso grossolani), epatosplenomegalia (crescita anomala di fegato e milza), rigidità articolare, tunnel carpale, deformazioni ossee (disostosi multipla), bassa statura, disturbi del comportamento e, soprattutto, una regressione psicomotoria che comporta ritardo mentale, sordità, problemi cardiaci, difficoltà respiratorie e segni cutanei (cute a buccia d'arancia sulle scapole e sulle cosce). I pazienti possono manifestare una grave degenerazione della retina, mentre la cornea rimane tipicamente trasparente. Le forme meno gravi della sindrome, a insorgenza tardiva, sono essenzialmente caratterizzate da intelligenza normale, dismorfismi lievi e disostosi. Sono comuni, in questi casi, i problemi uditivi, il tunnel carpale e la rigidità articolare. A seconda della gravità della patologia, l’aspettativa di vita dei pazienti può variare da 10-20 anni a circa 60.

La diagnosi di MPS II si ottiene dall’esame clinico del paziente e dal dosaggio urinario di DS e HS. La conferma diagnostica si raggiunge con la misurazione dell’attività dell’enzima IDS nel siero ematico o nei fibroblasti cutanei e con il test genetico volto ad identificare le mutazioni coinvolte. La diagnosi prenatale, eseguita analizzando l’attività dell’enzima IDS nel liquido amniotico o nei villi coriali, si effettua nel caso in cui sia nota l’esistenza di fattori ereditari.

Il trattamento di una patologia multisistemica come la sindrome di Hunter implica il ricorso a terapie di supporto volte a trattare eventuali complicanze a livello cerebrale, oculare, articolare, uditivo e, soprattutto, respiratorio e cardiaco. Nel 2007 è stata approvata in Europa la terapia enzimatica sostitutiva con infusione dell'enzima ricombinante (idursulfasi). Pur non evidenziando benefici neurologici, il trattamento ha dimostrato miglioramenti nella deambulazione e nel quadro respiratorio, epatico, splenico e cardiaco. Sul fronte della ricerca, invece, si stanno conducendo studi su nuove strategie terapeutiche, che includono l'impiego in vivo della tecnica di editing genomico.

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Per i pazienti italiani con sindrome di Hunter è attiva l'Associazione Italiana Mucopolisaccaridosi e Malattie Affini (AIMPS Onlus)

Fonti principali:
- Orphanet
- González-Gutiérrez-Solana, Luis et al. “Diagnosis and follow-up of patients with Hunter syndrome in Spain: A Delphi consensus.” Medicine vol. 97,29 (2018)

Paziente pediatrico

Il dato emerge da uno studio inglese: rilevati maggiori benefici respiratori da un avvio precoce del trattamento

Manchester (REGNO UNITO) – La terapia enzimatica sostitutiva (ERT) migliora la sopravvivenza dei bambini affetti da mucopolisaccaridosi di tipo II (MPS II), nota anche come sindrome di Hunter. Il dato emerge da uno studio retrospettivo condotto in un’ampia coorte di pazienti con MPS II a insorgenza pediatrica: a dimostrare l'impatto positivo dell'ERT in questa grave malattia metabolica è stato un team di ricercatori inglesi, in un lavoro pubblicato sulla rivista Molecular Genetics and Metabolism.

Malattie lisosomiali, torna “Raro chi Trova”

Al centro della terza edizione dell’iniziativa il format “Bravo Chi Trova”, con giochi di logica e intuito a misura di bambini e genitori

Roma – Certe malattie sono insidiose perché possono rimanere nascoste e non dare sintomi per molti anni anche se presenti sin dalla nascita. Eppure, con un po' di attenzione e allenamento è possibile trovare un indizio e mettersi sulle loro tracce. L’originale format “Bravo Chi Trova”, payoff della terza edizione di “Raro Chi Trova” 2024, fa leva proprio sulla metafora del gioco associato alle informazioni e alla consapevolezza per arrivare a cogliere ciò che è difficile da individuare. Perché anche se è raro, lo puoi trovare. Una serie di giochi con vignette e indovinelli basati sulla logica e l’intuito, ritagliati a misura di bambino, possono aiutare genitori e neogenitori a mettersi sulle tracce e a scoprire le LSD, malattie da accumulo lisosomiale di origine genetica, che si manifestano nei primi anni di vita, poco conosciute e dalla diagnosi complessa e spesso molto tardiva.

Rossella Parini

La dr.ssa Rossella Parini: “Un bambino con frequenti infezioni delle alte vie respiratorie ma con crescita normale per peso e statura dovrebbe far insospettire il medico”

Monza – Il 15 maggio, in tutto il mondo, si è celebrato l'MPS Awareness Day, la giornata dedicata alla sensibilizzazione sulle mucopolisaccaridosi (MPS), una famiglia di rare malattie metaboliche da accumulo lisosomiale. Una di queste, la MPS di tipo II, chiamata anche sindrome di Hunter, viene trasmessa con il cromosoma X e si manifesta quindi prevalentemente nei maschi. In questa malattia, la figura che può essere determinante per arrivare alla diagnosi e quindi alla terapia è il pediatra: ci spiegherà in che modo è possibile individuare questa condizione la dr.ssa Rossella Parini, consulente della Clinica Pediatrica dell’Università Milano-Bicocca presso la Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma, che ha sede al San Gerardo di Monza dove la specialista è già stata responsabile dell’Unità di Malattie Metaboliche Rare.

Paolo Becherucci

L'intervista al dr. Paolo Becherucci, presidente SICuPP, in occasione della giornata dedicata alle mucopolisaccaridosi

Milano – Ogni anno, il 15 maggio, ricorre l'MPS Awareness Day, la giornata dedicata alla sensibilizzazione verso una famiglia di rare malattie metaboliche da accumulo lisosomiale, le mucopolisaccaridosi. Si tratta di condizioni causate dal deficit di specifici enzimi: ad esempio, quello che manca nella mucopolisaccaridosi di tipo II (MPS II), chiamata anche sindrome di Hunter, è l'iduronato-2-sulfatasi (IDS). Questa patologia ereditaria a trasmissione recessiva è legata al cromosoma X: per questo motivo, ad esserne affetti sono prevalentemente individui di sesso maschile; l'incidenza, assai variabile a seconda dei Paesi, è stimata in circa un caso ogni 162mila nati maschi.

Pier Marco Bianchi

Il dr. Pier Marco Bianchi: “È essenziale chiedere ai genitori se il proprio figlio è stato operato di tonsille, adenoidi, ernie ombelicali o inguinali”

Roma – Nove bambini su dieci affetti da mucopolisaccaridosi di tipo II (MPS II) presentano dei problemi di pertinenza otorinolaringoiatrica. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Diagnostics da un team di ricercatori della Fondazione Oswaldo Cruz di Rio de Janeiro. Per il dr. Pier Marco Bianchi, responsabile del day hospital di Otorinolaringoiatria dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, è la conferma della centralità di questa branca della medicina nella diagnosi della rara malattia da accumulo lisosomiale nota anche come sindrome di Hunter.

I dati ottenuti dai primi quattro pazienti coinvolti nello studio indicano la sicurezza della terapia sperimentale, ma è ancora da chiarirne l’efficacia

Risale allo scorso novembre l’annuncio dell’avvio, negli Stati Uniti, della prima sperimentazione al mondo basata sull’intervento di editing genomico in vivo, una correzione del DNA effettuata direttamente nell’organismo (leggi la notizia su OMaR). Un studio pionieristico che ha come obiettivo quello di trattare nove pazienti affetti da sindrome di Hunter utilizzando una strategia terapeutica, sviluppata da Sangamo Therapeutics, a base di nucleasi “zinc finger” (ZFN), una metodica di editing genomico più vecchia rispetto all’ormai famosa CRISPR, ma pur sempre innovativa.

I risultati dello studio CHAMPIONS, che valuta il trattamento sperimentale SB-913, saranno presentati il 5 settembre al simposio SSIEM

Richmond (U.S.A.) – Sangamo Therapeutics ha annunciato dati preliminari sulla sicurezza e l'efficacia provenienti dallo studio CHAMPIONS, una sperimentazione clinica di Fase I/II per la valutazione della molecola SB-913 nel trattamento della mucopolisaccaridosi di tipo II (MPS II, nota anche come sindrome di Hunter). Questi risultati saranno presentati al simposio annuale della Società per lo Studio dei Difetti Congeniti del Metabolismo (SSIEM), che si terrà ad Atene (Grecia) dal 4 al 7 settembre.

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