Linfoma Cutaneo a Cellule T: news su terapie, farmaci, sperimentazioni e ricerca scientifica
Il termine linfoma cutaneo a cellule T (CTCL) definisce un gruppo di tumori rari caratterizzati da un accumulo anomalo di linfociti T maligni in corrispondenza della pelle. Il CTCL appartiene alla più ampia categoria dei linfomi non Hodgkin (NHL), tumori maligni che colpiscono i linfonodi e il sistema linfatico. I segni e i sintomi specifici del linfoma cutaneo a cellule T variano a seconda della forma e da persona a persona, ma generalmente possono includere eruzioni cutanee associate a prurito (anche grave), linfonodi ingrossati, placche epidermiche e formazioni tumorali. Nella maggior parte dei casi, il CTCL si manifesta in una delle sue forme “indolenti” (o “di basso grado”), a crescita lenta e con pochi sintomi associati. Sono più rare, invece, le forme “aggressive” della patologia, contraddistinte da linfomi "di grado medio" o "alto", che hanno un rapido sviluppo e possono comportare conseguenze potenzialmente fatali. Il CTCL colpisce più spesso gli individui di sesso maschile e di solito insorge intorno ai 50-60 anni di età.
La sezione Linfoma Cutaneo a Cellule T è realizzata grazie al contributo non condizionante di Kyowa Kirin.
Le due varianti più comuni di linfoma cutaneo a cellule T sono, rispettivamente, la micosi fungoide (una forma di CTCL indolente) e la sindrome di Sezary (una forma di CTCL aggressivo). La maggior parte dei pazienti con micosi fungoide (MF) sperimenta solo sintomi cutanei, che comprendono chiazze, placche, tumori o eritrodermia (arrossamento della pelle): le chiazze sono generalmente piatte, possibilmente scagliose e simili a un'eruzione cutanea; le placche sono lesioni più spesse, rialzate e solitamente pruriginose, spesso scambiate per eczema, psoriasi o dermatite; i tumori si presentano come protuberanze o noduli, e possono anche dar luogo a ulcere; la MF eritrodermica, infine, si manifesta con eruzioni cutanee rosse, squamose e diffuse, che possono essere molto pruriginose. Nella MF, la malattia può stabilizzarsi agli stadi iniziali o progredire a quelli successivi, diffondendosi ai linfonodi, al sangue e agli organi interni. La sindrome di Sézary (SS) è caratterizzata da eritrodermia generalizzata e presenza di un numero significativo di cellule tumorali nel sangue. A livello della cute, compaiono solitamente ampie eruzioni cutanee sottili, rosse e pruriginose, mentre in alcuni casi possono manifestarsi chiazze e tumori. Spesso, i pazienti con SS soffrono di forte prurito e di infezioni cutanee da Staphylococcus aureus. A volte, oltre ai linfonodi ingrossati, possono comparire cambiamenti d'aspetto nelle unghie, nei capelli o nelle palpebre.
Per la diagnosi di linfoma cutaneo a cellule T risultano essenziali l'esame fisico del paziente, la valutazione della sua storia medica, il controllo dei linfonodi e il ricorso alla biopsia cutanea. La MF è particolarmente difficile da diagnosticare nelle sue fasi iniziali, perché i sintomi della patologia e i risultati della biopsia cutanea possono risultare non decisivi. Sia nella MF che nella SS, l'esame ematico con citometria a flusso può servire per determinare e monitorare la gravità della malattia nel sangue, mentre i test di imaging estesi a tutto il corpo (TC, PET e MRI) possono essere necessari per determinare l'eventuale diffusione del tumore ai linfonodi o ad altri organi.
Il trattamento del linfoma cutaneo a cellule T è altamente personalizzato e frequentemente regolato in rapporto alla tolleranza e alla risposta del paziente. Sono numerosi i fattori che influenzano la scelta della terapia più idonea (la forma di CTCL, la tipologia e l'estensione delle lesioni cutanee, il coinvolgimento dei linfonodi o di altri organi, ecc.) ma il più importante di questi è sicuramente rappresentato dallo stadio clinico della malattia. In base a tali parametri, viene stabilito il ricorso a una terapia cutanea (comprendente corticosteroidi topici, retinoidi topici, imiquimod, chemioterapia topica, radioterapia e luce ultravioletta) oppure sistemica, quest'ultima basata su farmaci specifici (come bexarotene, metrotrexato, interferoni, inibitori dell'istone deacetilasi, brentuximab vedotin), su fotoferesi extracorporea (ECP) e su regimi chemioterapici ad agente singolo o a combinazione di agenti. Nei pazienti con micosi fungoide ai primi stadi, la terapia è solitamente cutanea, mentre la MF in stadio avanzato può spesso richiedere terapie sistemiche. Per i pazienti con malattia ad alto rischio, inoltre, può rendersi necessario il ricorso al trapianto allogenico di cellule staminali del sangue. In una patologia tipicamente sistemica come la sindrome di Sézary, invece, i pazienti che manifestano un coinvolgimento della pelle e del sangue non vengono praticamente mai trattati con la sola terapia cutanea. Dal 2018, per i pazienti europei affetti da CTCL è disponibile il nuovo farmaco mogamulizumab, un anticorpo monoclonale anti-CCR4 indicato per il trattamento della MF e della SS. Diverse altre molecole sono attualmente in via di sperimentazione.
Dott. Gerardo Musuraca: “Ci sono delle sperimentazioni in corso, ma questo approccio terapeutico rimane ancora lontano per i linfomi T”
Sulla celebre rivista Nature è recentemente apparso un articolo, firmato da un gruppo di ricercatori dell’Università della California e del Parker Institute for Cancer Immunotherapy di San Francisco, nel quale si riportano i risultati di un esperimento volto a creare una ‘super terapia’ a base di cellule CAR-T per la lotta ai tumori. I ricercatori dichiarano di aver trovato un metodo potenzialmente in grado di conferire resistenza alle CAR-T, vale a dire i linfociti T potenziati ad oggi usati per combattere diverse forme tumorali: nello specifico, gli scienziati statunitensi hanno dotato questi linfociti di una mutazione genetica che – può sembrare paradossale – è tipica delle cellule di un tumore raro, il linfoma cutaneo a cellule T (CTCL). Ma che tipo di patologia è il CTCL? E le CAR-T potranno rivelarsi un approccio terapeutico efficace anche per questa forma di linfoma? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato il dott. Gerardo Musuraca, direttore della struttura di Ematologia e Trapianto di Cellule Staminali Ematopoietiche dell’IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” di Meldola (FC).
L’indagine osservazionale real life mira ad analizzare l'impatto del trattamento con il farmaco nei pazienti affetti dai due sottotipi più comuni della patologia
Milano – L’azienda farmaceutica Kyowa Kirin ha presentato i primi risultati real life dello studio PROSPER al 5° Incontro Annuale del Congresso Mondiale dei Linfomi Cutanei a Pasadena, in California, da cui si evidenzia l’impatto positivo di mogamulizumab in pazienti con linfoma cutaneo a cellule T (CTCL), una forma rara, a volte grave e pericolosa per la vita, di linfoma non-Hodgkin.
Tra i fattori associati allo sviluppo di questa grave complicanza emergono anche uno stadio più avanzato del tumore e una più ampia superficie corporea coinvolta
Alcuni tipi di tumore, come il linfoma cutaneo a cellule T(CTCL), sono generalmente meno aggressivi di altri, tra cui, ad esempio, la leucemia acuta, ma vi sono elementi che gravano in maniera significativa sulla prognosi di un paziente con CTCL: su tutti le infezioni della pelle, che incrementano il rischio di sepsi e arrivano a costituire fino al 60% delle cause di decesso nelle persone affette da questa patologia. Pertanto, isolare e identificare i fattori associati al rischio di sepsi non solo aiuta a fare chiarezza su alcuni aspetti del linfoma cutaneo a cellule T ma permette anche di prevenire l’instaurarsi di situazioni patologiche potenzialmente molto gravi per i pazienti.
Prof. Marco Paulli (Pavia): “Parliamo di un tumore difficile da identificare, soprattutto se in forma indolente e in fase iniziale: occorre che gli specialisti coinvolti lavorino in sinergia”
Occhialini piccoli e rotondi, fronte alta e spaziosa e una folta barba: Rudolf Virchow è appoggiato al tavolo e annota alcune frasi sul suo taccuino. L’anno è il 1858 e il celebre patologo cellulare ha compreso il ruolo essenziale delle cellule nello sviluppo di una malattia, specialmente nella crescita e nella diffusione del tumore. Sempre presente in tutti i laboratori di anatomia-patologica, lo strumento delle sue ricerche è l’indispensabile microscopio, che ancora oggi consente di scrutare a fondo i campioni di tessuto, individuandone le peculiarità e contribuendo, così, al processo diagnostico di malattie come il linfoma cutaneo a cellule T (CTCL), un raro tumore della pelle che, nella sua forma più diffusa, la micosi fungoide, costituisce una complessa sfida per lo specialista che si trova a doverlo identificare.
Per la Giornata Mondiale contro il Cancro, Kyowa Kirin International presenta un filmato che raccoglie le testimonianze di pazienti affetti da questa forma di linfoma non Hodgkin
Milano – In occasione del World Cancer Day, Kyowa Kirin International vuole accendere i riflettori su un gruppo di tumori rari caratterizzati da un accumulo anomalo di linfociti T in corrispondenza della pelle, raccolti tutti sotto il termine di linfoma cutaneo a cellule T (CTCL). Il CTCL appartiene alla più ampia categoria dei linfomi non Hodgkin (NHL), ovvero dei tumori maligni che colpiscono i linfonodi e il sistema linfatico. La variante più comune di linfoma cutaneo a cellule T è la micosi fungoide (una forma di CTCL indolente) mentre la più rara prende il nome di sindrome di Sézary (una forma di CTCL aggressivo).
Il dato emerge da uno studio olandese che ha coinvolto pazienti con micosi fungoide, classica e follicolotropica, e con sindrome di Sézary
Il termine “linfoma” si riferisce a un tumore che coinvolge una specifica categoria di globuli bianchi, i linfociti, uno dei tanti tipi di cellule che compongono il sangue: pertanto, viene spontaneo pensare a una patologia ematologica. Alcuni linfomi, tuttavia, riguardano in maniera più specifica la pelle, dal momento che l’accumulo incontrollato di linfociti si realizza sostanzialmente a questo livello. È il caso dei linfomi cutanei a cellule T (CTCL), un esteso gruppo di disordini proliferativi comprendenti la micosi fungoide e la sindrome di Sézary. Spesso il CTCL si presenta in forma indolente e non aggressiva, ma nei casi più gravi le manifestazioni cutanee possono essere molto estese e dar luogo a intenso prurito.
Il prof. Giuseppe Argenziano: “Grazie a nuove terapie, come gli anticorpi monoclonali, migliorano le opportunità per i pazienti. Fondamentale, però, un intervento curativo precoce e un approccio multidisciplinare”
Roma – Fino a 7 anni per ottenere una diagnosi corretta e confermata. È questo il lasso di tempo che può trascorrere per individuare un linfoma cutaneo a cellule T (CTCL), una forma rara di tumore. Si manifesta con sintomi molto simili a quelle di altre malattie più comuni della pelle (come eczema e psoriasi), ma le sue conseguenze sono molto più gravi. Per questo va incentivata la ricerca e migliorata la formazione dei medici specialisti, per poter così incrementare le chances e la qualità di vita dei pazienti. L’appello arriva in occasione della Giornata della consapevolezza sul Linfoma, che si è svolta in tutto il mondo il 15 settembre.
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