L’EDF (European Disability Forum) denuncia la mancanza di un'azione concreta da parte delle istituzioni europee
“L’Unione Europea non sta rispettando gli impegni assunti con la ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD)”. È questa la denuncia forte e chiara che arriva dall'European Disability Forum (EDF) nel rapporto recentemente presentato al Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Il documento, che è stato discusso a Ginevra l'11 e il 12 marzo, evidenzia gravi ritardi e carenze da parte dell’UE nel garantire i diritti delle persone con disabilità, sollevando questioni cruciali che vanno dall’accessibilità alle politiche di inclusione lavorativa.
UN’EUROPA ANCORA LONTANA DALLA PIENA INCLUSIONE
Ricordiamo che l’Unione Europea ha ratificato la Convenzione nel 2010, impegnandosi formalmente a rispettare e promuovere i diritti delle persone con disabilità in tutti i settori di sua competenza. Tuttavia, a oltre un decennio di distanza, l’EDF mette in luce un quadro preoccupante. Le carenze evidenziate dal rapporto sono in materia di:
• armonizzazione giuridica con la CRPD: la Commissione europea non ha adottato misure per garantire l'armonizzazione giuridica con la Convenzione;
• tutela contro la discriminazione: le leggi antidiscriminazione dell'UE restano incoerenti, creando una gerarchia tra i motivi di discriminazione;
• diritti delle donne con disabilità: le politiche dell'UE in materia di genere e disabilità trascurano i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità, che sono maggiormente esposte a rischi di violenza, ostacoli all'occupazione e all'istruzione e violazioni dei diritti umani come la sterilizzazione forzata;
• accessibilità: nonostante i progressi nelle normative UE sull'accessibilità, le persone con disabilità incontrano ancora barriere nei trasporti, nell'accesso digitale, nella comunicazione e nei servizi;
• protezione civile, azioni umanitarie e azioni per il clima: le persone con disabilità continuano a essere colpite in modo sproporzionato da conflitti e disastri naturali in tutto il mondo;
• libera circolazione: le persone con disabilità non possono trasferire gli assegni di invalidità quando si spostano temporaneamente all'interno dell'UE;
• utilizzo dei fondi UE e vita indipendente: alcuni Stati membri utilizzano i fondi strutturali per sostenere l'assistenza istituzionale anziché soluzioni alternative basate sulla comunità, in linea con la Convenzione;
• partecipazione alla vita politica e pubblica: l'UE deve ancora allineare la legge elettorale del 1976 alla CRPD, lasciando 400.000 persone in 13 Stati membri senza diritto di voto alle elezioni europee;
• attuazione e monitoraggio della CRPD: l'UE non dispone di una leadership politica e di una struttura per attuare la Convenzione, e non dispone di un'unità dedicata, di punti focali o di un meccanismo di coordinamento interistituzionale.
“Le criticità evidenziate dall’EDF nel suo rapporto – commenta Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttrice di Osservatorio Malattie Rare – sono estremamente gravi e richiedono un intervento immediato. È inaccettabile che, nonostante la ratifica della Convenzione ONU, l’Unione Europea mostri ancora così tante lacune nel garantire i diritti delle persone con disabilità. La mancata applicazione di norme antidiscriminatorie, le barriere all’accessibilità e la scarsa attenzione ai diritti lavorativi sono segnali di una politica che non sta facendo abbastanza. Le istituzioni europee devono adottare misure concrete e urgenti, passando dalle dichiarazioni di intenti ai fatti, affinché l’inclusione non rimanga solo un principio astratto, ma una realtà per tutti i cittadini”.
I PROSSIMI PASSAGGI
Recepito il rapporto dell’EDF, il Comitato ONU pubblicherà le sue osservazioni conclusive ad aprile. Questo documento fornirà raccomandazioni precise su come l’Unione Europea potrà colmare le lacune individuate e garantire il pieno rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
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