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Professoressa Wills: “Dico ai miei pazienti, mangiate quello che volete”

Essere lievemente obesi, cioè con un indice di massa corporea (IMC) tra 30 e 35, potrebbe essere un vantaggio in termini di sopravvivenza per le persone affette dal SLA – Sclerosi Laterale Amiotrofica. A dirlo è uno studio retrospettivo, appena pubblicato sulla rivista Muscle & Nerve, svolto dai ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) su oltre 400 pazienti che avevano fatto richiesta – e le relative analisi – per entrare in alcuni trial clinici. "C’erano da tempo indicazioni che facevano ritenere che essere sottopeso fosse un male in termini di sopravvivenza per i malati di SLA; – spiega la professoressa Anne-Marie Wills – anche gli studi su modello animale avevano indicato come un aumento di peso fosse correlato ad una più lunga sopravvivenza".

"Così - dice ancora -  abbiamo progettato uno studio per vedere anche se i livelli di colesterolo influenzassero la sopravvivenza. Siamo stati sorpresi di trovare che l'indice di massa corporea o BMI in questi pazienti fa una grande differenza nella sopravvivenza. Un IMC tra 30 e 35, che potrebbe essere considerato dal punto di vista clinico di leggera obesità  si associava alla maggiore sopravvivenza in assoluto, secondi a loro solo in gruppo in soprappeso, con BMI di 25 a 30".    

Durante il decorso della malattia solitamente i pazienti perdono peso, un fatto che può essere attribuito alla perdita di massa muscolare causata dalla distruzione dei nervi e dall'inattività muscolare conseguente alla paralisi progressiva. Ci sono però degli studi che hanno dimostrato che i pazienti affetti da SLA bruciano comunque più calorie di quelle che ci si aspetterebbe dalla loro attività fisica limitata, il meccanismo di questo cambiamento metabolico però è attualmente sconosciuto.
Per verificare tutte queste ipotesi e il possibile ruolo del colesterolo i ricercatori sono andati dunque a studiare i risultati delle analisi del sangue dei pazienti che avevano fatto domanda di accesso ai trial confrontandole anche con la sopravvivenza libera da ventilazione meccanica. Il risultato è stato che valori più elevati di colesterolo basale erano associati ad una sopravvivenza più lunga ma che l'associazione scompare quando i risultati sono controllati secondo gruppi diversi di indice di massa corporea. Come atteso, poi, nei pazienti malnutriti o con obesità patologica è stata riscontrata  più breve sopravvivenza ma i pazienti classificabili come leggermente obesi sono stati quelli che hanno vissuto di più senza ventilazione invasiva.

"Il  dato necessita di ulteriori indagini – dice la professoressa Wills - si ipotizza che la maggiore sopravvivenza sia legata alla maggiore riserva energetica a disposizione di questi pazienti. Non sappiamo se attivamente ingrassare sarebbe utile, per ora mi limito a dire ai miei pazienti con SLA che possono mangiare tutto quello che vogliono”. Insomma, non si sa in base a questi studi se l’ingrassare potrebbe essere utile ma certo non lo è perder peso, ed è uno dei pochi casi in cui una leggera obesità può allungare la vita.

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