Intervista-video alla dr.ssa Francesca Menni, IRCCS Fondazione Cà Grande Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
A differenza di altre patologie X-linked, ossia legate al cromosoma X, nella malattia di Fabry, un elevato numero di femmine eterozigoti manifesta segni clinici che variano da quadri lievi a molto severi, sovrapponibili a quelli presenti nei maschi affetti dalla patologia. Da cosa dipende l’eterogeneità clinica della malattia di Fabry nelle pazienti di sesso femminile? L’argomento è stato approfondito il 22 e 23 novembre scorsi a Milano, durante l’evento “Time to Fabry”.
La malattia di Fabry è una patologia genetica dovuta a mutazione del gene GLA, con conseguente carenza dell’enzima alfa galattosidasi A. Nelle donne, l’estrema variabilità della condizione dipende dal diverso grado di inattivazione del cromosoma X, inattivazione che è tessuto-specifica, per cui il danno d’organo, nelle femmine con Fabry, dipende dal grado di mosaicismo tra cellule sane e malate. Per questo motivo, l’attività residua dell’enzima alfa galattosidasi A può essere assai diversa da una paziente all’altra.
Come ha precisato la dr.ssa Francesca Menni, UOSD Pediatria ad Alta Intensità di Cura, IRCCS Fondazione Cà Grande Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, “l’eterogeneità fenotipica della malattia di Fabry nella donna è assolutamente superiore a quella che viene riscontrata nel maschio. Questa è dovuta ad una serie di fattori che sono legati al tipo di mutazione, all’inattivazione del cromosoma X, alla presenza di fattori epigenetici, alla presenza di mutazioni intra-geniche e alla presenza di numerosi altri fattori che sono attualmente in fase di studio”.
Nell’uomo, l’eterogeneità della malattia di Fabry è stata ampiamente descritta, mentre nella donna, ad oggi, se ne è parlato meno, pur essendo un aspetto di primaria importanza. “La sintomatologia presentata dalle donne è estremamente diversa da quella presentata dal maschio”, ha aggiunto la dr.ssa Menni. “È importantissimo, quindi, nell’ambito di una ricostruzione di una storia familiare, di un albero genealogico, prendere in considerazione tutti i soggetti della famiglia e anche sintomatologie molto diverse tra di loro, che vanno dal coinvolgimento cardiaco a quello renale e neurologico”.
Generalmente, in età pediatrica, le bambine con Fabry presentano soprattutto sintomi neurologici, a carico del sistema nervoso centrale e periferico, come dolori neuropatici, acroparestesie (formicolio e intorpidimento) alle mani e ai piedi e, in casi estremi, anche episodi di attacco ischemico transitorio (TIA) e ictus. In questi casi, il trattamento andrebbe iniziato fin da bambini, anche se l’approccio terapeutico per la malattia di Fabry in età pediatrica è poco discusso. La paziente, in ogni caso, va puntualmente seguita con un attento follow-up multidisciplinare, che coinvolga un cardiologo, un nefrologo e un neurologo.
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