Commissione europea: l'appello delle associazioni per translarna, terapia duchenne

L’appello, sottoscritto congiuntamente da Parent Project Onlus, UILDM Odv e Uniamo – FIMR Aps Ets, è corredato dalla lettera firmata da 28 clinici italiani

Dopo il parere negativo espresso dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) in merito al rinnovo dell’approvazione condizionata del farmaco ataluren (nome commerciale Translarna) per il trattamento dei pazienti con distrofia muscolare di Duchenne correlata a mutazioni nonsenso del gene DMD (nmDMD) l’intera comunità scientifica e la comunità di pazienti italiane si sono mobilitate. Insieme, chiedono alla Commissione Europea e all'EMA di riconsiderare la propria decisione, chiedendo eventualmente all'azienda produttrice di continuare a somministrare il farmaco a tutti pazienti attualmente in trattamento, se necessario a proprie spese, e di produrre altri dati che possano ulteriormente chiarire i dubbi, in un tempo predeterminato dalla stessa Commissione.

L'associazione Parent Project Aps, che rappresenta le famiglie italiane con distrofia di Duchenne, unitamente all’associazione UILDM Odv (Unione Italiana Lotta alle Distrofie Muscolari) e alla Federazione Italiana Malattie Rare Uniamo FIMR Aps ETS, hanno infatti inviato una missiva indirizzata alla Commissione Europea e all’EMA, che riassumiamo di seguito.

“La notizia ha gettato nello sconforto centinaia di pazienti e famiglie in tutta Europa – si legge nella lettera -  che non possono più beneficiare di un farmaco che per anni è stato l'unica opzione di trattamento per i pazienti Duchenne con mutazione nonsense (nmDMD). Pur consapevoli che gli endpoint primari non sono stati raggiunti dal punto di vista statistico, tutti i risultati mostrano una differenza tra i bambini trattati e quelli non trattati in maniera consistente in tutti gli studi effettuati. Questo risultato, che appare modesto nella durata breve degli studi clinici, emerge in maniera più evidente nei dati a lungo termine raccolti dal registro STRIDE mostrando un più chiaro miglioramento di qualità di vita attraverso un rallentamento degli effetti più nefasti della patologia.”

“Il registro STRIDE - spiega la missiva - include dati raccolti negli ultimi 5 anni, offrendo un'opportunità unica di osservare direttamente i benefici a lungo termine di Translarna nel ritardare la perdita della capacità di camminare. I dati mostrano un ritardo di 3,5 anni nella perdita della deambulazione rispetto alla popolazione inclusa nel registro di storia naturale del CINRG (Cooperative International Neuromuscular Research Group). Questi dati sono stati considerati con cautela dal CHMP in quanto il registro globale non forniva dettagli della rappresentatività del campione analizzato o di come i dati fossero stati raccolti”.

“In Italia i dati inseriti nel registro corrispondono alla quasi totalità dei pazienti trattati (96 su 98) e i dati sono stati raccolti da clinici impegnati in un network che prevede training annuali degli esaminatori e controllo dell’accuratezza dei dati. I dati dei pazienti italiani mostrano lo stesso trend osservato nel registro internazionale. Simili risultati sono anche stati osservati nel registro UK in cui tutti pazienti trattati sono stati inseriti e il livello di training degli esaminatori è simile a quello italiano vista la collaborazione decennale dei due network”.

“L’età media di perdita della deambulazione nei dati UK ed italiani è di 16.7 anni ed è diversa non solo dallo studio CINRG usato come controllo esterno (13.5 anni) ma anche da qualsiasi studio di storia naturale pubblicato in letteratura in cui l’età media della perdita di deambulazione non supera mai i 14 anni, anche quando i dati sono raccolti nei centri con una più attenta aderenza agli standard di cura”.

“Sulla base dell’esperienza a lungo termine, la comunità scientifica italiana ha una chiara posizione a supporto di Translarna visto anche l’elevato profilo di sicurezza, la facilità d’uso e la chiara evidenza di un rallentamento della progressione della patologia come documentato nel registro STRIDE. Secondo i clinici, e come confermato anche dalla nostra esperienza di genitori, famiglie e care-giver, il ritardo nella perdita della deambulazione porta anche al ritardo nella perdita di tutte le altre funzionalità fondamentali per la qualità della vita di questi pazienti.”

LA LETTERA DELLA COMUNITÀ SCIENTIFICA ITALIANA

Unitamente alla lettera firmata dalle associazioni c’è infatti anche una missiva firmata da 28 esperti italiani, tra cui il Prof. Eugenio Mercuri, che confermano chiaramente che per il 95% dei pazienti trattati con ataluren sono state effettuate le corrette valutazioni cliniche longitudinali e tutti i dati sono stati inseriti nel registro STRIDE. La qualità di questi dati risponde al livello di uno studio clinico perché tutti i centri che hanno erogato questo trattamento sono parte del network nazionale che ha raccolto dati longitudinali prospettici come parte di uno studio clinico sulla storia naturale della patologia (registro Cooperative International Neuromuscular Research Group - CINRG), utilizzando un’unica piattaforma e un’analoga metodologia. I dati ottenuti dai centri italiani sono estremamente omogenei tra loro, e significativamente diversi dai dati ottenuti in centri che non hanno partecipato alla redazione del registro CINRG. Così come sono omogenei i dati dei centri inglesi, anch’essi inclusi nel registro CINRG.

L’analisi cumulativa dei dati italiani e inglesi contro i dati della coorte di pazienti che non hanno ricevuto nessun trattamento del registro CINRG (che possono quindi essere considerati un gruppo di controllo, sebbene esistano dei bias da prendere in considerazione) confermano una differenza statisticamente significativa in favore di ataluren.

“Un’improvvisa interruzione dell’accessibilità a questo farmaco - spiegano i clinici nella lettera - mentre altre potenziali vie terapeutiche sono ancora in fase di studio clinico, potrebbe influenzare la loro qualità di vita, così come quella dei loro genitori, parenti e operatori sanitari. Posticipare in modo coerente la fase critica della perdita della deambulazione è infatti un risultato importante che si riflette in una migliore qualità della vita e in risultati sociali ed educativi più elevati, anche se saranno necessari anche altri approcci terapeutici in modo coordinato per curare questo disturbo. Per questi motivi desideriamo esprimere il nostro sostegno al mantenimento di Translarna (ataluren) come opzione medica nell'Unione europea e chiediamo rispettosamente di concedere un parere positivo sul riesame del rinnovo dell'autorizzazione condizionata.”

La lettera è stata firmata da: Daniele Velardo, Stefani Corti, Claudio Bruno, Noemi Brolotti, Enrico Bertini, Angela L. Berardinelli, Luca Bello, Emilio Albamonte, Antonio Trabacca, Valeria Sansone, Lucia Ruggiero, Federica Silvia Ricci, Stefano C. Previtali, Luisa Politano, Antonella Pini, Elena Pegoraro, Marina Pedemonte, Chiara Panicucci, Marika Pane, Vincenzo Nigro, Olimpia Musumeci, Tiziana E. Mongini, Carlo Minetti, Eugenio Mercuri, Riccardo Masson, Francesca Magri, Maria Grazia D’Angelo.

LE CONCLUSIONI CONDIVISE

Tutti i trattamenti attualmente utilizzati per contrastare la progressione della distrofia di Duchenne hanno un unico obiettivo: allungare la durata della vita dei pazienti e migliorarne la qualità. Ogni mezzo che consente di rallentare questo declino non può e non deve essere sottovalutato.

“Guadagnare tempo per i nostri ragazzi - prosegue la lettera - è l’unica arma disponibile al momento. Inoltre vogliamo sottolineare che la Duchenne a causa dei diversi genotipi è caratterizzata da un decorso clinico variabile e difficile da prevedere e questo aspetto rischia di nascondere gli effetti benefici di una terapia in trial disegnati con le regole attuali, stabilite per l’approvazione di farmaci convenzionali.

I clinici, le famiglie e gli assistenti dei ragazzi trattati con Translarna hanno:

  1. notato un rallentamento del declino funzionale,
  2. riscontrato che gli effetti positivi sono visibili in tutto lo spettro dei pazienti,
  3. riscontrato che gli effetti positivi sono visibili anche nei pazienti più gravemente colpiti.

Ciò che clinici e famiglie riferiscono su Translarna è coerente con i dati pubblicati dal registro STRIDE e questo, grazie al profilo di sicurezza ottimo, porta a considerare il farmaco come utile per rallentare il decorso della patologia. […]”

“Mantenere la capacità di camminare non è l’unico obiettivo”, conclude la lettera. “I nostri ragazzi vogliono mantenere la libertà di svolgere le funzioni quotidiane, come usare un computer portatile, guidare una sedia a rotelle, nutrirsi da soli o andare in bagno. Abbiamo sempre riconosciuto la complessità del lavoro del CHMP e la necessità di prendere decisioni basate su dati scientifici rigorosi. Le decisioni del comitato tuttavia dovrebbero tenere conto, per patologie come la Duchenne, di tutti i possibili benefici che i trattamenti inducono anche se non relativi a standard predefiniti. Riteniamo che nell'esaminare le evidenze scientifiche di questo farmaco per la nmDMD sia necessario adottare una prospettiva più ampia, volta a valutare tutte le prove disponibili e debbano essere prese in considerazione le importanti fonti di evidenza dal mondo reale (RWE) sistematizzate nel registro STRIDE.
Ciò che chiediamo, e che le nostre famiglie e i nostri bambini attendono con ansia, è che la commissione riconsideri la sua decisione alla luce delle evidenze di Stride, chiedendo eventualmente alla company di continuare a somministrare il farmaco a tutti pazienti attualmente in trattamento, se necessario a proprie spese, e di produrre altri dati che possano ulteriormente chiarire i dubbi, in un tempo predeterminato dalla stessa Commissione.

LE DICHIARAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI

“Noi famiglie di Parent Project siamo addolorate per il rischio che stiamo correndo di perdere ancora una volta una opportunità terapeutica che ha contribuito da quasi 10 anni a contrastare i danni provocati ai nostri figli dalla distrofia muscolare di Duchenne”, ha dichiarato Ezio Magnano, Presidente di Parent Project Aps. “Ataluren non è la cura, ma è una parte importante di una terapia combinata che ha contribuito a dare più vita e più qualità di vita ai nostri figli. Faremo il possibile perché il nostro messaggio venga ascoltato dalla Commissione Europea”.

“Vogliamo far sentire la nostra voce di associazioni che ogni giorno fanno esperienza di ciò che vuol dire convivere con la distrofia di Duchenne e con altre malattie neuromuscolari”, ha aggiunto Marco Rasconi, Presidente nazionale UILDM. “Da anni lavoriamo sulla qualità della vita delle persone, sia da un punto di vista medico-sanitario e che a livello di inclusione sociale. Sono due facce della stessa medaglia, che permettono di dare speranza alle nostre famiglie. Siamo consapevoli che ataluren non è la soluzione definitiva, ma in questi anni ha offerto molte opportunità in più – di fare, di progettare il futuro – a chi vive con la distrofia di Duchenne”.

“Ataluren ha dimostrato di essere un farmaco ad alto profilo di sicurezza, di facile somministrazione e, dai dati Stride, ci sono rallentamenti nella progressione della patologia”, ha aggiunto Annalisa Scopinaro, Presidente di UNIAMO. “Per persone che non hanno alternative terapeutiche, questi sono motivi più che sufficienti per la sua immissione in commercio. Auspichiamo, in generale, una maggior partecipazione dei rappresentanti dei pazienti alla costruzione dei disegni di ricerca e a tutto il percorso di sperimentazione successivo, in modo da individuare i corretti endopoint e valutare attraverso PROMs e PREMs non solo i risvolti clinici ma anche il miglioramento di qualità di vita”.

 

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