Pino

Il film racconta la storia di Pino, un bambino che guarda il mondo da una finestra perché non può uscire di casa per colpa della sua patologia

“In mezzo a una grande distesa di colline c’era un grande lago che nei giorni di nebbia sembrava non finire mai e nascosto tra le rocce c’era un paese dal nome di fiaba: Astralaguna. Nella grande piazza di Astralaguna c’era un edificio nobiliare dove viveva un bambino che non usciva mai di casa. La colpa era di una strana malattia, che aveva da quando era nato. Da fuori sembrava come gli altri, ma bastava un nulla e poteva rompersi in mille pezzi. Quel bambino passava tutti i suoi giorni a osservare i ragazzi del paese”. Sono affidate alle tavole di un fumetto le prime scene di “Glassboy”, film per ragazzi del regista Samuele Rossi che, con leggerezza e un tocco di magia, affronta un tema difficile come quelle delle malattie rare in età pediatrica. Pino, il protagonista, ha 11 anni e non esce quasi mai di casa a causa di una malattia ereditaria che ne mette a rischio la vita. Non frequenta la scuola e studia con un precettore, ma ama osservare i suoi coetanei dalla finestra della sua stanza, mosso dal desiderio di poter fare anche lui una vita come gli altri.

Della misteriosa malattia di Pino poco si dice nel film, e anzi non viene mai nominata, ma il rischio costante di incorrere in un’emorragia rimanda chiaramente all’emofilia, patologia rara di origine genetica legata alla coagulazione del sangue, che condiziona pesantemente la vita di chi ne è affetto. Il film, però, non intende sensibilizzare gli spettatori sugli effetti di una particolare malattia, né di fare luce su uno specifico caso clinico. Lo scopo è piuttosto quello di raccontare una condizione di fragilità universale vista attraverso gli occhi di un bambino malato che non si arrende all’idea di non poter vivere appieno la sua vita, e che combatte, con forza ed estrema determinazione, contro i pregiudizi legati alla sua situazione, soprattutto contro i timori dei suoi cari che vorrebbero confinarlo sotto una campana di vetro.

Premiato come come Miglior film europeo per ragazzi al Tallinn Black Nights Film Festival, e dopo la recente partecipazione alla winter edition del cinquantesimo Festival di Giffoni, dove è stato presentato in anteprima nazionale come unica opera italiana in concorso, “Glassboy” sarà disponibile sulle principali piattaforme online a partire da oggi, 1° febbraio. Il film è tratto dal romanzo “Il bambino di vetro” di Fabrizio Silei (Einaudi Ragazzi), vincitore nel 2012 del Premio Andersen, il più prestigioso riconoscimento italiano attribuito ai migliori libri per ragazzi. “Tutto è cominciato quando, fra le mie ricerche, mi sono imbattuto nel libro di Fabrizio Silei, ‘Il bambino di vetro’, a fine 2014”, ha detto il regista Samuele Rossi, che ha lavorato al film per sei anni, collaborando anche alla stesura della sceneggiatura. “L’innamoramento è stato immediato. Da quel momento, è iniziato un lavoro di approfondimento, scrittura e adattamento con l’obiettivo di calare la dimensione narrativa dell’opera ai giorni d’oggi, modificandone ampiamente personaggi e drammaturgia ma senza volerne tradire i presupposti principali. Ecco perché la storia di Pino mi è rimasta sulla pelle: l’avventura di un bambino di 11 anni con una malattia limitante che cerca disperatamente il proprio posto nel mondo. La sua voglia di vivere è così intensa che nemmeno la minaccia della morte può trattenerlo dallo spingersi oltre i propri limiti”. Del cast del film fa parte anche un’inedita Loretta Goggi nei panni della nonna Helena, una donna nobile e ricca che, accecata dall’amore, proverà più di ogni altro a ostacolare il nipote nella sua battaglia per vivere la propria vita, come un bambino ‘normale’.

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