Si occuperà di neurologiche rare e neuroimmuni
E’ nata una nuova fondazione che si occuperà principalmente di malattia neurologiche rare e neuroimmuni. Si chiama ‘Il Bene’ , cercherà di aiutare le persone affette da malattie, ed ha sede all’Ospedale Bellaria di Bologna. L’obiettivo è quello di diventare un punto di riferimento nazionale per la ricerca, l'assistenza e la cura su queste patologie. La Fondazione ufficializzata in questi giorni è la naturale prosecuzione del lavoro svolto da Fabrizio Salvi e dal suo team, responsabile del Centro il Bene presso l'ospedale Bellaria.
“I tagli alla ricerca - ha detto Salvi venerdì nel corso della presentazione - si scaricano sempre sulle malattie rare e in particolare neuroimmuni. Con questa fondazione formeremo un cenacolo di ricercatori che appartengono a varie discipline che lavoreranno insieme. Ogni associazione dei malati si relazionerà alla Fondazione attraverso un responsabile scientifico”.
A garantire la trasparenza nella gestione dei fondi, ci penserà il magistrato Francesco Rosetti, scelto come presidente. Mentre una maggiore visibilità è affidata alla giornalista Ilaria D'Amico che ha invitato a non cedere “all'idea del privato, non possibile a tutti”. Il sostegno economico invece (si parte con duecentomila euro, ma l'obiettivo è quello di raccogliere fondi per un milione) sarà garantito dall'impegno di importanti imprenditori e aziende come Guidalberto Guidi (Ducati energia), Gvs, Marchesini group, Fava e Geox.
“Abbiamo l'obbligo di partecipare a queste iniziative. - ha spiegato Guidi - Mettere a disposizione della società le ricchezze che creiamo è un dovere per un imprenditore”. E pensare che, anni fa, il Bellaria stava per abbandonare il campo delle malattie rare, “poi - ha ricordato Salvi, che tra l’altro è un sostenitore della tesi di Zamboni sulla Ccsvi nella sclerosi multipla - non solo non ci hanno chiuso. Ma ci hanno dato la possibilità di fare il centro. Ora la Fondazione sarà una struttura che accoglierà tutti quei malati che si muovono con enormi cartelle cliniche, spesso senza una diagnosi”.
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