Malattie del cuore - Intervista al prof. Condorelli

Intervista al Prof. Gianluigi Condorelli, Direttore Dipartimento Cardiovascolare Humanitas (Milano)

Le malattie cardiache sono tra le principali cause di morte nel mondo occidentale. E in oltre il 50% dei casi potrebbero essere evitabili. Sono considerate patologie complesse e multifattoriali, sono il risultato di un'interazione intricata tra il nostro patrimonio genetico e l'ambiente in cui viviamo. Fattori come l'alimentazione, il fumo, la qualità del sonno e l'ambiente circostante giocano un ruolo cruciale nel loro sviluppo. Anche se una persona può avere una predisposizione genetica a queste malattie, uno stile di vita sano può significativamente ridurre il rischio di svilupparle. Ne abbiamo parlato con il Professor Gianluigi Condorelli, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’ospedale Humanitas di Rozzano (Mi).

LE PRINCIPALI PATOLOGIE DEL CUORE

Tra le patologie cardiache più diffuse, la malattia coronarica si posiziona al primo posto. Causata dall'aterosclerosi delle arterie coronarie, è la principale causa di morte nel mondo occidentale. I fattori di rischio includono lo stile di vita (dieta, mancanza di esercizio fisico, fumo), condizioni mediche come diabete e ipertensione, e fattori non modificabili come l'età, il sesso (gli uomini sono più a rischio) e la predisposizione genetica. Se la malattia coronarica rimane la più comune, contribuendo al 90% dei casi, con l'invecchiamento della popolazione, sono emerse nuove patologie cardiache legate all'età, come la stenosi della valvola aortica, che colpisce circa il 2% della popolazione anziana.

“È importante distinguere tra le malattie cardiache monogeniche, dove la mutazione di un singolo gene è sufficiente a causare la patologia, e la malattia coronarica, che ha una base genetica più complessa. In quest'ultima, molti geni possono contribuire al rischio, ma in modo più modesto, e l'interazione con fattori ambientali gioca un ruolo cruciale nello sviluppo della malattia”, ha specificato l’esperto.

I FATTORI DI RISCHIO

Negli ultimi decenni, la comprensione dei fattori di rischio cardiovascolari ha portato a un notevole miglioramento nella prevenzione e nel trattamento di queste patologie. Questo progresso si è tradotto in un aumento dell'aspettativa di vita di circa 7 anni, di cui quasi 5 sono direttamente attribuibili ai miglioramenti nella comprensione e nella cura delle malattie cardiovascolari.

“Un cambiamento significativo è stato osservato nell'età media dei pazienti cardiopatici – ha affermato Condorelli – mentre 30-40 anni fa l'età media dei pazienti in cardiologia era di 50-60 anni, oggi si è spostata verso i 70-75 anni. Questo spostamento ha portato all'emergere di nuove patologie legate all'invecchiamento, come la stenosi aortica, che si manifesta tipicamente dopo i 75 anni”. In sintesi, mentre le malattie cardiache rare richiedono spesso un approccio specializzato e talvolta genetico, le patologie più comuni come la malattia coronarica sono fortemente influenzate dallo stile di vita e richiedono un approccio preventivo basato sulla gestione dei fattori di rischio modificabili.

LE MALATTIE CARDIACHE NEI GIOVANI

Le malattie cardiache, pur colpendo principalmente la popolazione anziana, possono interessare anche i giovani. Un esempio tragico sono gli atleti che muoiono improvvisamente sul campo. “Quando si verificano eventi cardiaci improvvisi nei giovani atleti – ha sottolineato Condorelli – spesso si tratta di cardiomiopatie con una forte componente genetica. Un'altra causa comune è l'origine anomala delle arterie coronarie, che può portare a infarti durante l'attività fisica intensa. Queste condizioni, sebbene rare, rappresentano la principale causa di morte improvvisa nei giovani atleti, soprattutto negli Stati Uniti”. In Italia, la legislazione riguardante lo sport agonistico è particolarmente severa, con controlli più rigorosi rispetto ad altri paesi europei, risultando in un minor numero di morti improvvise tra gli atleti.

Gli infarti giovanili, che colpiscono persone sotto i 45 anni, possono essere causati da fattori diversi. In alcuni casi, l'uso di sostanze come la cocaina può scatenare un infarto in giovane età. In altri casi, anche in assenza di fattori di rischio evidenti, la componente genetica gioca un ruolo cruciale.

“Recentemente, è stata sviluppata una tecnica chiamata Polygenic Risk Score – prosegue Condorelli – che analizza l'intero genoma per valutare il rischio di sviluppare un infarto precoce. Questo approccio potrebbe diventare sempre più importante in futuro per identificare le persone a maggior rischio di malattie cardiache, indipendentemente dai tradizionali fattori di rischio come i livelli di colesterolo”.

L’EVOLUZIONE DEI TRATTAMENTI E DELLA CARDIOLOGIA INTERVENTISTICA

Un altro aspetto positivo nel trattamento delle patologie cardiache è l'evoluzione delle tecniche chirurgiche: la cardiochirurgia si sta orientando verso tecniche sempre meno invasive. Per esempio, mentre in passato il bypass era considerato lo standard di trattamento per molte patologie coronariche, oggi si tende a preferire l'uso di stent coronarici, una procedura meno invasiva.

Anche la chirurgia vascolare ha visto l'introduzione di endoprotesi che riducono la necessità di interventi a cielo aperto.

L'impatto di queste innovazioni sulla speranza di vita è stato notevole – ha affermato Condorelli – si stima che negli ultimi 30 anni, su un aumento complessivo della speranza di vita di 7 anni dovuto a progressi medici, circa 4,5 anni siano attribuibili ai miglioramenti nelle terapie cardiovascolari. Questo rappresenta circa il 60-65% dell'incremento totale dell'aspettativa di vita nei paesi occidentali”.

Tra le procedure innovative, si evidenziano quelle per il trattamento delle valvole cardiache. “Le tecniche transcatetere, che permettono di impiantare o riparare valvole cardiache attraverso un accesso femorale senza aprire il torace, stanno diventando sempre più sicure ed efficaci, anche per pazienti più giovani. Tuttavia, il costo elevato di queste tecnologie avanzate pone sfide al sistema sanitario, che deve bilanciare l'offerta delle migliori cure possibili con la sostenibilità economica. Questo porta a dover fare scelte su quali pazienti possano beneficiare di certe procedure costose”.

Per quanto riguarda i dispositivi cardiaci, è fondamentale distinguere tra pacemaker e defibrillatori. I pacemaker vengono impiantati per correggere difetti nel ritmo cardiaco o problemi di sincronizzazione tra le camere del cuore. I defibrillatori, invece, sono dispositivi salvavita progettati per rilevare e interrompere aritmie ventricolari pericolose per la vita, come la fibrillazione ventricolare.

Anche nel campo farmacologico ci sono stati progressi significativi. Nuovi farmaci per lo scompenso cardiaco e per il controllo del colesterolo hanno migliorato ulteriormente la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. I target terapeutici, come i livelli di colesterolo considerati accettabili, si sono progressivamente abbassati grazie all'efficacia di questi nuovi trattamenti.

Nonostante questi progressi, Condorelli sottolinea l'importanza fondamentale della prevenzione: “Il 50% delle patologie cardiovascolari potrebbero essere evitate con uno stile di vita adeguato. Questo include una dieta equilibrata, attività fisica regolare, controllo del peso, monitoraggio della pressione e del colesterolo, e astensione dal fumo. L'educazione alla prevenzione dovrebbe iniziare già a scuola, soprattutto considerando l'aumento dell'obesità infantile in alcune aree”.

In questo senso, alcuni nuovi farmaci, come gli agonisti del recettore GLP-1, (i più noti sono semaglutide e tirzepatide, nati come anti-diabetici ma poi usati con successo anche per curare l’obesità) possono aiutare nella gestione del peso agendo a livello del sistema nervoso centrale per ridurre la fame. Questo approccio farmacologico può supportare i cambiamenti dello stile di vita, che rimangono comunque fondamentali, ma spesso difficili da attuare per molti pazienti.

Per approfondimenti leggi anche:

- Malattie cardiache rare: progressi nella diagnosi genetica e nel trattamento

- I pacemaker senza fili: una rivoluzione tecnologica in cardiologia

- Malattie cardiache: arriva il primo pacemaker bicamerale senza fili al mondo

 

 

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