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La proposta Palagiano approvata in commessione affari sociali.
Forti le perplessità: la legge 123/05 garantisce già assenza di glutine secondo la farmacopea europea
Intanto l'Aigo lancia nuovo studio sulla malattia


ROMA - La commissione Affari sociali di Montecitorio ha approvato all'unanimità una proposta di legge sull'obbligo di etichettatura dei farmaci contenenti gliadina, proteina contenuta nel glutine. L'atto, licenziato in sede referente, era stato depositato lo scorso gennaio da Antonio Palagiano, medico iscritto al gruppo dell'Italia dei valori. L'articolato mutua quanto avviene nella distribuzione di prodotti alimentari. Le case farmaceutiche saranno tenute ad apporre sulla confezione “un simbolo convenzionale raffigurante una spiga di grano sulle confezioni dei farmaci contenenti gliadina”.

Il proponente ha spiegato come in Italia sia del tutto discrezionale indicare sul foglio informativo del medicinale la presenza di glutine. Un grave rischio per i seicentomila cittadini affetti da celiachia.
“Questa patologia – ha spiegato il deputato –  può avere conseguenze gravissime, come tumori, sterilità e aborti ricorrenti, determina una degenerazione della mucosa intestinale, anche introducendo minime tracce di glutine, quali si possono trovare, ad esempio, in alcuni medicinali, nei loro eccipienti, nella composizione degli involucri delle capsule, negli sciroppi e nei fermenti lattici”.
“Secondo la Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia per il 2010 – continua  Palagiano – nel nostro Paese l'incidenza della malattia è stimata intorno all'uno per cento. I numeri sono in continua crescita: ogni anno ci sono 5.000 nuove diagnosi e nascono 2.800 nuovi soggetti celiaci, con un incremento di circa il 9 per cento annuo”.

Secondo i piani della Commissione, il testo potrebbe essere licenziato in sede legislativa in una delle prossime convocazioni. Procedura per cui sarà necessario incassare il consenso dell'Aula.
Margherita Miotto, deputata veneta del Pd, non ha nascosto qualche perplessità. L'esponente del centrosinistra avrebbe preferito un maggiore confronto con gli organismi di categoria delle aziende farmaceutiche e con l'Agenzia italiana del farmaco. Non si esclude che un passaggio in sede legislativa possa essere preceduto da una rapida serie di audizioni.
Dialogo in cui potrebbe emergere la ridondanza dell'articolato presentato dall'Idv. La legge n.123 del 4 luglio 2005 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 7 luglio 2005, n. 156 “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia” prevede che tutti i prodotti farmaceutici debbano garantire il rispetto della Farmacopea europea, che prevede un limite inferiore allo 0.3 per cento per il glutine (Eur. monograph n.0356). Dall’entrata in vigore di tale legge dunque tutti i prodotti farmaceutici (brand e generici) devono rispettare tale limite, garantendo l’assenza di glutine nel prodotto.
Intanto, l'Associazione italiana dei gastroenterologi (AIGO) ha deciso di lanciare un nuovo studio per verificare la reale diffusione della celiachia sul territorio nazionale. Secondo alcune recenti rilevazioni la sensibilità al glutine arriverebbe a sfiorare il dieci per cento degli italiani. Disturbo spesso non assimilato ad una celiachia conclamata. Gli specialisti hanno spiegato che molto spesso la diagnosi viene fatta per esclusione. Molti soggetti non risultano né celiaci né affetti da allergie e vengono classificati come “sensibili al glutine”.
Il campione su cui si svolgerà lo studio sarà formato da mille pazienti. I medici partecipanti somministreranno sia glutine sia un placebo e valuteranno la comparsa di sintomi. I risultati saranno propedeutici allo sviluppo di terapie più efficaci.

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