Focus sull’accesso alle nuove terapie e sul valore
Roma – Il Congresso della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera (SIFO) è ai nastri di partenza. I farmacisti ospedalieri italiani si sono dati appuntamento a Napoli per fare il punto sulla politica farmaceutica, favorire e tutelare l’accesso alle molecole innovative, sviluppare nuove competenze e promuovere il confronto tra professionisti, regolatori e aziende attive nel comparto farmaceutico dei dispositivi medici e delle tecnologie. La sessione inaugurale, prevista per le ore 16:00 di oggi, vedrà Ugo Trama, presidente del Congresso e dirigente del Servizio farmaceutico di Regione Campania, illustrare lo spirito che animerà i lavori: un cammino teso a creare valore per il Servizio Sanitario Nazionale. Previsti gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni – dal ministro della Salute Orazio Schillaci al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi – e le conclusioni di Arturo Cavaliere, presidente della SIFO.
Nella quattro giorni che si aprirà oggi nel capoluogo campano sono previsti, nel pomeriggio di domani, focus puntuali anche sui farmaci orfani e sui progetti che hanno consentito di mettere al centro diritti e aspettative dei malati rari e dei loro caregiver (qui è possibile consultare il programma completo dell’evento).
Nei lavori previsti per oggi ci sarà spazio anche per un laboratorio sulla comunicazione: si chiama “Medical Humanities: strumenti per le competenze comunicative e relazionali” ed è incentrato sulla medicina narrativa. Un argomento di impatto e di interesse anche per le persone affette da malattie rare, spesso costrette a navigare tra le maglie i nodi della burocrazia sanitaria.
“Ormai è noto come le parole possono contribuire all’efficacia delle cure”, spiega Daniela Scala, Coordinatrice dell'area Informazione Scientifica, Counseling e Farmacia Narrativa SIFO e dirigente farmacista dell'AORN Cardarelli di Napoli. “Se utilizzate e interpretate nel modo corretto, infatti, possono aiutare a rafforzare la relazione tra medico e paziente e soprattutto a determinare le strategie di cura migliori e a formulare una diagnosi più precisa. È attraverso la raccolta della narrazione orale (o scritta) del paziente che si costruisce il percorso di cura: la storia del paziente (il mondo della vita) va accolta e integrata con la narrazione ‘di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura’ (il mondo della medicina). Il compito del professionista della salute, infatti, è di co-costruire una narrazione nuova, in cui le competenze scientifiche si intreccino e soprattutto si adattino all’esistenza della persona malata e dei suoi familiari”.
Nella storia che il professionista della salute narra al paziente, quest’ultimo può vedere riconosciute “le sue esigenze, i suoi pensieri, le sue paure, le sue speranze, oppure può non trovare niente che lo riguardi - spiega la dottoressa Scala - può essere messo di fronte ad una narrazione, magari correttissima dal punto di vista scientifico, precisa nei minimi dettagli diagnostici e terapeutici, ma in cui il mondo della sua vita non c’è. L’impossibilità di riconoscersi nella storia che altri narrano di noi è dolorosa e può causare reazioni di rabbia, frustrazione, apatia, distacco. Inoltre, poiché la principale finalità di questa storia co-costruita è arrivare a proporre attività terapeutiche che siano sufficientemente significative per stimolare una cooperazione attiva da parte del paziente, è necessario comprendere insieme al paziente come tali attività possano entrare nel suo futuro attraverso la prefigurazione di una nuova storia di sé. Una competenza comunicativa e relazionale si rende in generale sempre più necessaria in ogni ambito, non solo quello della salute”.
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