Epidermolisi bollosa, la ricerca punta sulle terapie avanzate

Una terapia genica già approvata negli Stati Uniti, diverse sperimentazioni cliniche in corso e CRISPR all’orizzonte: la ricerca sulla patologia procede su più fronti

Terapie avanzate e malattie rare sono da sempre andate avanti a braccetto: perfetti ‘banchi di prova’ per la sperimentazione di trattamenti innovativi, le malattie rare rappresentano infatti il principale oggetto delle attenzioni della ricerca in questo settore. Tra tali patologie c’è anche l’epidermolisi bollosa: oltre alla recente autorizzazione della prima terapia genica negli Stati Uniti, vari studi clinici procedono e la ricerca preclinica valuta approcci all’avanguardia.

L’epidermolisi bollosa (EB), conosciuta anche come malattia dei bambini farfalla, è una condizione genetica rara che causa lesioni bollose sugli epiteli del corpo (tra cui pelle, mucose interne e cornea), lesioni che si manifestano in seguito al più banale sfregamento o che possono insorgere anche spontaneamente. Le aree di tessuto coinvolte possono essere più o meno estese e le ferite anche molto gravi e di difficile gestione, proprio perché non riescono a guarire bene e si formano di continuo. La EB è classificata in quattro varianti (simplex, distrofica, giunzionale e di Kindler), i geni coinvolti sono diversi e la patologia può dipendere da un’ereditarietà sia dominante che recessiva: tutti fattori che complicano la ricerca di una terapia genica in grado di trattare le diverse forme.

Ad oggi in Europa, e di conseguenza in Italia, non ci sono terapie avanzate approvate per l’epidermolisi bollosa e il percorso clinico prevede un approccio multidisciplinare per la gestione delle manifestazioni della patologia e il supporto ai pazienti e ai caregiver. Negli Stati Uniti, invece, la Food and Drug Administration ha recentemente autorizzato l’impiego di beremagene geperpavec (b-vec, nome commerciale Vyjuvek), terapia genica in vivo sotto forma di gel topico per il trattamento delle ferite in pazienti affetti da epidermolisi bollosa distrofica: il farmaco è indicato per pazienti con mutazioni nel gene COL7A1 di età pari o superiore ai sei mesi. B-vec è attualmente in fase di valutazione da parte del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), che dovrebbe esprimere il proprio parere nella seconda metà del 2024.

Una sperimentazione clinica di fase avanzata è quella che vede come protagonista EB-101, (prademagene zamikeracel, pz-cel), terapia genica ex vivo che prevede il trasferimento di una copia funzionale del gene COL7A1 nei cheratinociti prelevati dal paziente, i quali vengono poi trapiantati nel paziente sotto forma di ‘fogli’ di cellule geneticamente corrette. In questo caso l’azione non è topica, ma prevede la sostituzione della pelle lesionata. La FDA ha accettato la domanda di revisione accelerata di pz-cel presentata dall’azienda Abeona e il responso dell’Agenzia statunitense dovrebbe giungere entro il mese di maggio del prossimo anno.

In Italia lo sviluppo di una terapia genica per l’epidermolisi bollosa è iniziato molti anni fa al Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” di Modena e presso lo spin-off universitario Holostem Terapie Avanzate, i cui ricercatori sono specializzati nello studio delle possibili applicazioni terapeutiche delle cellule staminali epiteliali. Anche in questo caso si tratta di una terapia genica ex vivo che prevede il trapianto di lembi di pelle geneticamente corretta in laboratorio, ma è destinata ai pazienti con epidermolisi bollosa giunzionale e con mutazioni nel gene LAMB3. Un trial clinico di Fase II/III sul trattamento era pronto a partire alla fine del 2022 ma le cose hanno subito rallentamenti a causa della notizia della messa in liquidazione di Holostem Terapie Avanzate: visti i recenti sviluppi positivi in merito alla situazione dell’azienda, si spera che la sperimentazione possa ripartire al più presto.

Per l’epidermolisi bollosa l’approccio di terapia genica è indubbiamente quello in fase più avanzata di sperimentazione, con un’approvazione già ottenuta Oltreoceano, ma le strategie di terapia avanzata attualmente in studio per la patologia non si limitano a questo: l’editing genomico basato sulla tecnica CRISPR si sta facendo strada in molti campi di ricerca e l’epidermolisi bollosa è uno degli obiettivi. Inoltre si stanno valutando approcci di terapia cellulare, anche se per condizioni genetiche come la EB è molto più probabile trovare una soluzione efficace andando ad agire direttamente sul gene difettoso che causa la malattia. In ogni caso, una metodologia terapeutica non esclude l’altra e, anche se la strada da fare è ancora lunga e impegnativa, i presupposti per lo sviluppo di trattamenti efficaci per l’epidermolisi bollosa ci sono tutti.

Per approfondire l’argomento leggi l’articolo pubblicato su Osservatorio Terapie Avanzate.

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