MENU
terapia genica, ora disponibile il farmaco per il deficit di AADC

Per il piccolo Simone è stato necessario l’intervento del Governo, ora finalmente la terapia è in commercio, per tutti i bimbi che ne avranno bisogno

Una nuova e importante possibilità terapeutica è diventata una realtà concreta in Italia: la terapia genica per il deficit  di decarbossilasi degli L-aminoacidi aromatici  (AADC), una rarissima malattia neurometabolica ereditaria che causa una disabilità molto grave. Si tratta del farmaco eladocagene exuparvovec (nome commerciale Upstaza), di PTC Therapeutics, indicato per il trattamento di pazienti di età pari o superiore a diciotto mesi con una diagnosi di deficit di decarbossilasi degli L-aminoacidi aromatici (deficit di AADC) confermata dal punto di vista clinico, molecolare e genetico e con fenotipo severo. La determina in Gazzetta Ufficiale è del 20 novembre, che significa che ora il farmaco è effettivamente disponibile per la pratica clinica.

Il primo bambino ad essere trattato con questa terapia genica in Italia è stato Simone, che oggi ha 3 anni e mezzo e ha fatto grandi progressi. Per lui è stato necessario l’intervento del Presidente del Consiglio e del Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, che dopo un appello della famiglia si sono mossi per trovare, insieme all’Agenzia Italiana del Farmaco e al Policlinico Umberto I una soluzione veloce per lui, poiché a giugno, quando il bimbo ha ricevuto l’infusione della terapia - un’infusione da praticare direttamente nel cervello – il farmaco non aveva ancora completato il suo iter approvativo in Italia. La terapia, che però si era già dimostrata sicura ed efficace, avendo superato il vaglio di EMA e ottenuto l’approvazione della Commissione Europea, era già stata usata con successo su altri bambini, e la situazione di Simone non consentiva di attendere i tempi necessaria al completamento della procedura.

LA MALATTIA: IL DEFICIT DI AADC

Il deficit di decarbossilasi degli L-aminoacidi aromatici è una patologia estremamente complessa, causata da mutazioni a danno del gene DDC, il quale codifica per l’enzima AADC. Senza questo enzima il corpo umano non è in grado di sintetizzare i neurotrasmettitori dopamina e serotonina, a partire dai rispettivi precursori. Il che comporta un’importante alterazione della connettività cerebrale che determina l’insorgenza di una serie di sintomi neurologici e non, come disturbi del movimento (distonia, ipocinesia, ipotonia o atassia), disabilità intellettiva, crisi oculogire, disturbi del respiro, congestione nasale, reflusso gastroesofageo, ipoglicemia, irritabilità e pianto frequenti. Fino ad ora non esisteva una terapia per questa patologia, pur essendo disponibili dei farmaci sintomatici la presa in carico si basava prevalentemente sulle sedute di fisioterapia e psicomotricità e sulla prevenzione delle complicanze ortopediche e cardiache.

Il deficit di AADC è una malattia di cui si contano circa 200 casi in tutto il mondo, ma si stima che sia fortemente sottodiagnosticata.

LA STORIA DI SIMONE

Simone ha ottenuto la diagnosi di deficit di AADC a circa un anno di vita: non camminava e non era in grado di mantenere la testa in posizione eretta per tempi prolungati. Inoltre, con il passare dei mesi, i sintomi più gravi tipici della malattia, come le deviazioni degli occhi (crisi oculogire) e i momenti di incantamento e ridotta attenzione, si erano fatti via via più frequenti e intensi e si sono aggiunti alla già presente ipotonia.

Venuti a conoscenza della possibilità di una terapia genica (allora appena approvata dall’EMA) i  genitori di Simone, Sebastiano e Sabrina, nell’agosto del 2022 avevano raccontato la loro storia su Osservatorio Malattie Rare. Poi nel marzo 2023, dopo 7 mesi di attesa e a due anni dalla diagnosi, in seguito all'ennesimo ricovero del figlio hanno capito che non c'era più tempo da perdere e hanno deciso di scrivere alle istituzioni. Un appello che poteva cadere nel vuoto o risolversi in dichiarazioni generiche, ma questa volta è andata diversamente: il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il sottosegretario alla Salute con delega per le Malattie Rare Marcello Gemmato, insieme all'AIFA, si sono subito attivati per trovare una soluzione. A maggio 2023 Simone ha ricevuto la terapia genica presso il Policlinico Umberto I di Roma. A darne l’annuncio era stata la stessa Premier Giorgia Meloni.

LA TERAPIA GENICA

Eladocagene exuparvovec è una terapia genica il deficit di AADC. Si tratta di un farmaco a base di un virus adeno-associato ricombinante sierotipo 2 (AAV2) modificato per trasportare una versione funzionante del gene DDC umano, che contiene le istruzioni per la produzione dell’enzima AADC. “Si tratta di una terapia genica in vivo che viene somministrata in un’unica infusione (one shot) direttamente nel cervello, attraverso un intervento stereotassico in narcosi effettuato da neurochirurghi con esperienza in tale tecnica, già utilizzata per altri disturbi neurologici sia in pediatria che in età adulta. Questa iniezione intracerebrale, effettuata nel putamen, consente alle cellule di quest’area del cervello di acquisire la capacità di sintetizzare la dopamina, la quale si sostituisce a quella normalmente fornita dai neuroni dopaminergici del sistema nigrostriatale.

Da uno studio condotto dai ricercatori della National University di Taiwan, l’esito del trattamento si è rivelato molto positivo, con benefici che sembrano riguardare non solo la funzione motoria ma anche quella cognitiva, generando un complessivo miglioramento clinico. Da questo studio, inoltre, è emerso che la terapia genica è in grado di mantenere i suoi effetti nel tempo e i benefici continuano a essere osservati anche a più di cinque anni di distanza dall'infusione.

L’IMPORTANZA DELLO SCREENING NEONATALE

Vista l’efficacia dimostrata dalla terapia genica eladocagene exuparvovec, soprattutto nei pazienti più piccoli, appare evidente l’importanza di una diagnosi di malattia che sia quanto più possibile precoce. Grazie a un biomarcatore periferico che risulta incrementato nel deficit di AADC, la 3-O-metildopa (3-OMD), è oggi possibile individuare agevolmente questa patologia. Si tratta di un test a basso costo effettuato su carta bibula, speciale carta assorbente che viene già normalmente utilizzata per gli screening neonatali. Basterebbe inserire questo test nel panel dello screening neonatale in Italia per identificare, immediatamente dopo la nascita, i bambini affetti da deficit di AADC. Il test, unito alla prospettiva della terapia genica, donerebbe a questi piccoli pazienti, pur nella loro rarità, cure precoci che potrebbero garantire loro uno sviluppo più vicino possibile a quello tipico, il tutto con una singola iniezione di farmaco, evitando i danni al sistema nervoso centrale e periferico derivanti dalla patologia.

 

Articoli correlati

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni