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BELOB, uno studio randomizzato di fase II presentato di recente al congresso della Society for Neuro-Oncology (SNO), mostra che la combinazione di bevacizumab e lomustina ha un’efficacia superiore rispetto a ciascuno dei due agenti singoli su pazienti con glioblastoma ricorrente.

Bevacizumab al momento è ampiamente usato nei pazienti con glioblastoma recidivante, sia in combinazione con altri agenti sia in monoterapia, ma gli autori dello studio sostengono che in combinazione con lomustina potrebbe avere ottimi risultati e che ci debbano essere ulteriori studi in merito.

Tra gli accessori che hanno cambiato il nostro stile di vita, i cellulari – ed ora gli smartphone – si collocano indubitabilmente ai primi posti ma il dubbio che da più di quindici anni continua a riproporsi è se essi abbiano apportato solo benefici in termini di qualità di vita o se non costituiscano anche un rischio per la nostra salute.
Alla domanda se i cellulari facciano o meno male ha provato a rispondere qualche anno fa l’Agenzia Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), riunendo a Lione un gruppo di scienziati ed esperti di radiazioni elettromagnetiche provenienti da 14 paesi.

Il farmaco ABT-414, in fase di sviluppo, ha ottenuto lo status di farmaco orfano in Europa e negli Stati Uniti per il trattamento del glioblastoma multiforme. Ad annunciarlo è stata AbbVie, che sta sviluppando il farmaco insieme a Life Science Pharmaceuticals Inc. e Seattle Genetics.

Il Glioblastoma Multiforme è la tipologia più comune e aggressiva di tumore cerebrale primario maligno. Secondo il comunicato stampa diffuso da AbbVie, sono affette da questa forma tumorale circa 2-3 persone ogni 100.000, con un tasso di sopravvivenza a 5 anni pari al 4%.

E' stata effettuata una valutazione di ABT-414 per determinare se si tratta di un trattamento efficace e sicuro per le persone che soffrono di glioblastoma multiforme, una forma maligna e comune di tumore al cervello.

Il trattamento con HSPPC-96, vaccino antitumorale autologo sviluppato dalla biotech Agenus, ha prolungato in modo significativo la sopravvivenza globale (OS) dei 46 pazienti con glioblastoma multiforme di nuova diagnosi. Che hanno partecipato ad un trial multicentrico statunitense.

I partecipanti sono stati sottoposti a resezione chirurgica, radioterapia e terapia con temozolomide ed in seguito sono stati trattati con il vaccino sperimentale.

Negata l'approvazione da parte degli esperti del Chmp dell'Agenzia europea per i medicinali  dell’impiego di bevacizumab per il glioblastoma. Il farmaco è già stato approvato negli Stati Uniti e in Giappone per questa  malattia. Roche, produttrice del farmaco, aveva presentato i dati da uno studio condotto su 920 pazienti ma il Chmp ha osservato che "anche se c'è stato un miglioramento nella sopravvivenza libera da progressione, non poteva essere considerato clinicamente rilevante a causa delle limitazioni dei metodi disponibili per misurare la dimensione dei tumori cerebrali ". In aggiunta, il Chmp ha osservato che non vi era alcun miglioramento nella sopravvivenza globale e ha deciso che i benefici di bevacizumab per il glioblastoma non superano il rischio connesso all'uso del farmaco.

L'azienda farmaceutica Roche ha reso noto che gli esperti del Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) non hanno approvato l’impiego di bevacizumab per il trattamento del glioblastoma. I membri del CHMP ritengono che i risultati ottenuti da bevacizumab in uno studio clinico di Fase III, denominato AVAglio, non dimostrino con certezza che il farmaco sia in grado di determinare un miglioramento nella sopravvivenza libera da progressione e nella sopravvivenza globale dei pazienti affetti da glioblastoma. Bevacizumab è già stato approvato negli Stati Uniti e in Giappone per il trattamento di questa patologia.

Secondo lo studio di fase III RTOG 082, pubblicato su “New England Journal of Medicine”, l’impiego di bevacizumab nella terapia di prima linea standard è sostanzialmente inefficace nei pazienti affetti da glioblastoma di nuova diagnosi.
Sembrerebbe infatti che l'aggiunta del farmaco alla terapia standard non abbia prolungato la sopravvivenza globale dei pazienti(OS) e abbia mostrato, invece, solo lievi miglioramenti della sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto al placebo.

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