È della Cina il primato mondiale per la prima applicazione sperimentale sull’uomo della tecnologia di editing genetico Crispr-Cas9

Una notizia preannunciata (leggi l’articolo su OMaR) che non coglie di sorpresa né la comunità scientifica né chi segue le vicende dell’editing genetico, ma che lascerà il segno nella storia delle biotecnologie in ambito biomedico. La vera sorpresa non è l’utilizzo di Crispr sull’uomo ma la velocità con la quale ci si è arrivati. In soli quattro anni si è passati da una scoperta fatta in laboratorio, a un dibattito internazionale e pubblico sulle importanti e controverse potenzialità di questa nuova tecnica di ingegneria genetica nel campo delle malattie e dell’agricoltura, fino alla sua prima applicazione sull’uomo.

L’annuncio è stato diffuso dalla prestigiosa rivista scientifica Nature lo scorso 15 novembre: il 28 ottobre un paziente affetto da una forma aggressiva di tumore ai polmoni ha ricevuto una somministrazione di cellule geneticamente modificate con Crispr-Cas9. Si tratta del primo paziente al mondo a ricevere un trattamento basato sulla nuova tecnologia di editing genetico e fa parte di uno studio clinico che abbina Crispr alla strategia di immunoterapia per combattere i tumori. Il trial, guidato dall’oncologo Lu You del West China Hospital dell'Università del Sichuan a Chengdu, è stato autorizzato a luglio ed è stato appena avviato.

Le cellule cancerogene, cellule mutate geneticamente che hanno una proliferazione incontrollata, vengono solitamente riconosciute come estranee e dannose dal sistema immunitario, e quindi attaccate dai linfociti T. Questa difesa dell’organismo può però essere ovviata da strategie di fuga delle cellule tumorali. L’obiettivo dell’immunoterapia è di modulare il funzionamento del sistema immunitario in maniera tale da renderlo il più possibile efficace e mirato. Uno dei target dell’immunoterapia è PD-1, un recettore dei linfociti T, definito anche come tallone d’Achille del sistema immunitario poiché è proprio mediante questa proteina che le cellule tumorali riescono a inattivare le difese dell’organismo.

La sperimentazione cinese si basa sulla somministrazione, a pazienti con tumori dei polmoni in fase metastatica, di linfociti T che sono stati resi abili all’attacco delle cellule cancerogene grazie all’eliminazione del gene PD-1 mediante la tecnologia Crispr-Cas9. Nello specifico: i linfociti T sono prelevati dal sangue del paziente, modificati geneticamente, fatti moltiplicare in laboratorio e, successivamente, reinfusi nella circolazione sanguigna del paziente stesso. Una volta reimmesse in circolo, le cellule immunitarie modificate dovrebbero migrare verso il tumore e combatterlo.

L’inizio del trial era atteso per agosto ma sono stati proprio una serie di ritardi tecnici collegati alla crescita in laboratorio dei linfociti T, più lenta del previsto, a posticipare l’avvio a ottobre. “Il trattamento è andato tecnicamente bene – ha dichiarato Lu You – e il paziente riceverà una seconda somministrazione”. L’oncologo non ha però fornito nessun ulteriore dettaglio sulla sperimentazione in corso, i dati rimangono al momento assolutamente riservati. Quello che si sa è che al West China Hospital saranno trattati un totale di 10 pazienti, i quali riceveranno dalle due alle quattro somministrazioni di cellule geneticamente modificate e saranno successivamente monitorati per sei mesi per rilevare eventuali eventi avversi.

Si tratta, infatti, di uno studio preliminare il cui scopo primario è di valutare la sicurezza e la tollerabilità della terapia sperimentale. L’analisi dei dati per stabilire se il trattamento si traduce in qualche beneficio clinico per i pazienti verrà fatta in un secondo momento.

La sfida “Crispr per l’uomo” è quindi iniziata ma la Cina non è sola, è infatti tallonata dagli Stati Uniti che già a giugno avevano annunciato di essere pronti per l’avvio di uno studio clinico con Crispr-cas9 (leggi l’articolo su OMaR). Lo sfidante americano è Carl June, un ricercatore dell’Università della Pennsylvania, noto per essere un pioniere nel campo dell’immunoterapia e possessore di diversi brevetti nel settore delle tecnologie applicate alle cellule immunitarie.

June non è nuovo nel settore dell’editing genomico, già nel 2014 si è cimentato in un trial clinico in cui era stata utilizzata una versione più vecchia di editing genomico (le nucleasi di tipo zinc-finger) per modificare i linfociti T e renderli meno attaccabili dal virus del Hiv. “Precedenti studi clinici basati su una diversa tecnica di editing genetico per modificare le cellule hanno già entusiasmato i clinici”, ha dichiarato a Nature June. “L'introduzione di Crispr, che è una tecnica più semplice e più efficiente, accelererà la gara a livello mondiale per approdare all’utilizzo clinico di cellule geneticamente modificate.”

Anche lo studio statunitense è basato sulla strategia combinata di Crispr e immunoterapia per combattere il cancro, ma è una variante un po’ più complessa di quello cinese. Il trial, che dovrebbe partire nel 2017, prevede infatti ben tre diverse correzioni del genoma dei linfociti T ed è progettato per essere condotto su pazienti con 3 tipi diversi di tumore: melanoma, sarcoma e mieloma.

"Si è scatenato uno Sputnik 2.0", ha commentato June. "Un duello biomedico tra Cina e Stati Uniti, un fatto importante visto che la competizione di solito migliora il risultato finale". Ed è proprio con questo spirito che la Cina si sta preparando al rilancio con nuovi studi sperimentali sull’uomo. Un gruppo di ricerca, dell'università di Pechino a Beijing, sta progettando tre diversi trial clinici in cui Crispr sarà utilizzato per trattare tumori della vescica, della prostata e dei reni. Studi programmati per essere avviati a marzo 2017, ma per i quali non è ancora arrivata nessuna approvazioni da parte delle agenzie regolatorie competenti.

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