Il morbo di Alzheimer non è contagioso, ma sembra esistere la possibilità che possa diffondersi a causa di interventi chirurgici

Negli ultimi mesi sono stati pubblicati due diversi studi che riportano i risultati emersi da una serie di autopsie condotte su individui deceduti a causa di una rara patologia del sistema nervoso centrale, la cosiddetta malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD). Queste persone erano affette da CJD iatrogena (iCJD), ossia avevano contratto il grave disturbo in seguito ad alcuni trattamenti medici. Le indagini autoptiche hanno rivelato che una parte dei soggetti esaminati presentava anche specifici marcatori cerebrali del morbo di Alzheimer (AD).

Il primo dei due studi in questione, pubblicato nel mese di settembre dello scorso anno su Nature, è stato condotto dai ricercatori dello University College di Londra (Regno Unito) su un gruppo di pazienti morti a causa della malattia di Creutzfeldt-Jakob, una condizione fatale causata dai cosiddetti prioni, agenti infettivi costituiti da forme alterate della proteina prionica (PrP). I soggetti erano stati colpiti da iCJD dopo aver ricevuto una partita di ormone della crescita (GH) ricavato da cadaveri e contaminato da prioni.

A gennaio di quest'anno, la rivista Swiss Medical Weekly ha riportato i risultati di una seconda serie di autopsie svolte da un team di specialisti dello University Hospital di Zurigo (Svizzera) e della Medical University di Vienna (Austria). In questo caso, i pazienti esaminati avevano contratto la CJD dopo essere stati sottoposti a innesti di dura madre, la membrana che ricopre il cervello e il midollo spinale. Anche in questa circostanza, il tessuto infetto era stato ricavato da cadaveri umani contaminati.

Oltre ai tipici danni causati dai prioni, entrambe le indagini hanno permesso di rilevare la presenza di placche amiloidi in corrispondenza del tessuto e dei vasi sanguigni cerebrali di una parte dei soggetti analizzati. La formazione di questo tipo di placche, derivanti dall'accumulo della proteina beta-amiloide, rappresenta uno dei principali meccanismi neurodegenerativi associati al morbo di Alzheimer (AD). Dato che nessuno dei pazienti aveva manifestato, prima della morte, evidenti sintomi della malattia, i ricercatori hanno avanzato l'ipotesi di una trasmissibilità iatrogena delle 'patologie amiloidi' come l'Alzheimer.

Gli scienziati sottolineano come gli esiti di questi due studi non implichino affatto che l'AD sia una malattia contagiosa. Inoltre, nell'attuale pratica clinica non vengono più utilizzati preparati organici ricavati da cadaveri. Tuttavia, se l'ipotesi della trasmissibilità delle 'patologie amiloidi' risultasse vera, potrebbe avere importanti ripercussioni in ambito medico. Ad esempio, le odierne procedure di sterilizzazione non sono in grado di rimuovere eventuali residui di proteina beta-amiloide dagli strumenti chirurgici, un problema che potrebbe portare ad un'involontaria diffusione della malattia di Alzheimer in ambito ospedaliero.

Gli autori degli articoli sono convinti che i risultati ottenuti, pur essendo tutt'altro che conclusivi, sembrano evidenziare la necessità di ulteriori indagini sistematiche, che siano in grado di dimostrare o confutare la possibilità che l'Alzheimer rappresenti una malattia potenzialmente trasmissibile.

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