E’ approvato solo per il trattamento di patologie oncologiche. Si raccomanda grande attenzione all’uso ‘off-label’
USA - Risultati deludenti per il farmaco bexarotene, sperimentato sul modello murino della malattia di Alzheimer. A sostenerlo sono un gruppo di ricercatori statunitensi, che hanno pubblicato su Science i propri commenti tecnici a circa un anno di distanza dai risultati delle prime sperimentazioni.
Secondo il rapporto del 2012 il farmaco sembrava in grado di invertire l’accumulo di placche beta amiloidi, una delle caratteristiche principali della malattia, nel cervello dei topi affetti dal male. Sembrava che il farmaco potesse comportare anche una rapida inversione dei deficit cognitivi, ma i nuovi studi non lo confermano.
Secondo il Dott. Sangram Sisodia dell’Università di Chicago non è stato possibile replicare i risultati raggiunti in precedenza. Il team di Chicago ha infatti tentato di replicare gli esperimenti iniziali, senza ottenere i risultati sperati su nessuna delle tre tipologie di topi da laboratorio utilizzate per la sperimentazione.
Grande la delusione della comunità scientifica, che ha immediatamente allertato la FDA. Il farmaco bexarotene è, infatti, approvato dalla FDA (e anche dall’EMA) per il trattamento delle manifestazioni cutanee nei pazienti con linfoma cutaneo a cellule T di grado avanzato. Una volta approvato il farmaco è diventato giuridicamente disponibile alla prescrizione ‘off-label’ e pare che – almeno negli States – qualche medico abbia iniziato a somministrarlo ai pazienti affetti da Alzheimer.
Il farmaco però non è mai stato testato come trattamento per la malattia di Alzheimer negli esseri umani, nemmeno per stabilire la dose ottimale e la durata del trattamento. Si tratta di un farmaco che può comportare effetti collaterali gravi, come anomalie lipidiche nel sangue, pancreatite, alterazione della funzionalità epatica, leucopenia, e depressione e pertanto è necessario utilizzarlo con la massima cautela.
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