Del Piano Nazionale sul Diabete, patologia che colpisce sempre più italiani, si parla già da un po’ ma le azioni concretamente attuate sono ancora troppo poche. Arriva però dall’Umbria una proposta di legge che punta tutto sulla prevenzione.
Pare che in Umbria siano almeno 40 mila le persone affette da diabete, con un aumento dei giovanissimi. Per questo la proposta avanzata dalla Commissione Sanità e Servizi sociali  del Consiglio regionale, presieduta da Massimo Buconi, propone un piano pratico per combattere la patologia, collaborando strettamente con il mondo dell’associazionismo e del volontariato, soprattutto per formare una cultura  popolare tra i cittadini di tutte le età e categorie sociali.


L'atto ribadisce che la Regione ha la  gestione integrata del paziente diabetico, vale a dire assistenza a totale  carico del Servizio sanitario e in modo coordinato tra specialisti, medici di  base e pediatri, e norma le azioni da mettere in campo sul territorio:  prevenzione, diagnosi precoce delle alterazioni del metabolismo, piano di  cura, gestione della terapia farmacologica, tutte coordinate da una Rete  integrata dei professionisti che devono operare in un'ottica di forte  collaborazione fra loro e con le associazioni per progetti di educazione e prevenzione. Prevede anche un team diabetologico in ogni struttura che  comprenda medico e infermiere specializzati sulla malattia, dietista e  podologo esperto in piede diabetico, nonché assistenza specialistica per  minori diabetici. La proposta di legge prevede anche una Commissione  regionale per la diabetologia composta da medici specializzati,  rappresentanti di Università e associazioni dei diabetici ed un dirigente  della Regione competente in materia. Previsto anche un Centro regionale di  educazione terapeutica e formazione per il diabete, con rappresentanti di  Regione, Università, Associazioni dei pazienti, Ufficio scolastico  regionale.

La proposta di legge, presentata da tempo, deve ora confrontarsi con quanto  intervenuto a livello nazionale per il contrasto alla malattia. Duca ha  infatti spiegato che la Commissione Salute statale ha nel frattempo emesso un  documento “estremamente analitico”, il Piano nazionale sul diabete, che  prevede per le Regioni adempimenti ed aggiornamenti alle normative  preesistenti. Da qui la difficoltà di recepire la proposta dei consiglieri  “sganciata” dal Piano sanitario: “la Giunta – ha ricordato Duca –  ha recepito con la delibera del 19 giugno scorso quanto emerso dall'accordo Stato-Regioni sul Piano nazionale per il diabete. Sono stati approntati tre  gruppi di lavoro sotto la guida della Direzione Salute della Regione Umbria,  che puntano su tre aree tematiche: l'appropriatezza delle prestazioni,  poiché il diabete è interamente a carico del Servizio sanitario regionale,  la razionalizzazione dell'offerta e la medicina di iniziativa, che punta su  salute e prevenzione. Tali gruppi di lavoro, la cui azione sarà coordinata  con le associazioni dei malati, ha focalizzato l'attenzione su 5 temi: fare  un censimento dell'offerta specialistica, omogeneizzazione dei servizi  (uguali dappertutto), la possibilità di costituire una rete regionale per la  malattia diabetica, il ruolo dei medici generalisti (pediatri e di medicina  generale), la formazione di operatori, medici e pediatri attraverso giornate  formative”.

“La problematica più evidente – ha spiegato Duca – è legata ai costi:  costano 12 milioni di euro l'anno solo aghi, lancette pungidito e striscette  per il monitoraggio della malattia (in Umbria il consumo di questi materiali  si aggira sui 17 milioni di pezzi), quindi è fondamentale l'appropriatezza  delle cure. Abbiamo dato disposizioni per il contenimento sui pazienti che,  in assoluta sicurezza, possono controllarsi meno frequentemente. Allo studio
una gara centralizzata per contenere i costi dei materiali, lasciando inalterata l'assistenza”.

Il fatto che vi sia una nuova normativa nazionale sul diabete non rende  immediatamente ricevibile la proposta di legge sullo stesso argomento  presentata dai consiglieri regionali, ferma restando la validità dei  contenuti e l'urgenza della loro applicazione per dare una risposta alle  molte persone alle prese con la malattia. Per superare tale difficoltà, il  presidente della Commissione Massimo Buconi ha proposto di tramutare la  proposta di legge in una mozione che tenga conto anche dei percorsi indicati  dalla Direzione salute regionale.

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