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Paolo Di Modica, blogger con la SLA, ha scelto: “no a nutrizione e respirazione artificiale quando la vita sarà un macigno”

Il suo blog si chiama ‘Il Musico Impertinente” ed è ospitato su MicroMega.net. Lui è Paolo Di Modica, musicista, affetto oggi dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) una malattia neurodegenerativa che attualmente non conosce una cura né un modo per bloccarne del tutto la progressione. Era un po’ che Di Modica non scriveva più sul suo blog, a causa, dice, di “un periodo molto problematico” ma ieri non ha proprio potuto farne a meno e ha deciso di pubblicare on line il suo testamento biologico. Insomma, le disposizione per la fine della propria vita, depositate il 9 marzo scorso presso la Chiesa Valdese. Sulla tematica del fine vita la Chiesa Valdese ha, infatti, un atteggiamento molto distante da quello della Chiesa Cattolica e a Roma, come in molte altre città, ha aperto degli sportelli per raccogliere le dichiarazioni sul ‘fine vita’.  È, dice, la sua ribellione al ‘sondino di stato’ e, più concretamente, al disegno di legge sul vita che in questi giorni è tornato in discussione in Parlamento e che Di Modica giudica inaccettabile.
“Mi sento obbligato ad intervenire a causa della vergognosa legge sul fine vita che è prepotentemente tornata in discussione alla camera – dice Di Modica accompagnando con questa spiegazione la pubblicazione integrale del suo biotestamento - e che a breve potrà diventare legge dello Stato italiano”.
“Ho scelto come miei fiduciari due persone a me molto vicine e che so che faranno di tutto per fare rispettare le mie direttive anticipate - spiega ancora nel blog (clicca qui per la lettera integrale) - Ringrazio la rivistaper aver dato voce a quello che è l’ultimo  grido di libertà di una persona che a causa della malattia di libertà ne ha ben poche. Immobile in corpo ormai inerme ho la precisa volontà di voler rinunciare a proseguire una vita attaccato alle macchine e quando arriverà il momento ho deciso di rifiutare sia l’alimentazione artificiale che il respiratore. Non perché non ami abbastanza la vita o le persone che mi sono state accanto e mi hanno amato soprattutto nel difficile percorso della malattia ma perché è per me inaccettabile subire questa non vita, da edonista non trovo musicalità nella sofferenza. Oggi nella mia immobile passività ancora cerco non soltanto una semplice normalità ma anche di alimentare il mio spirito, e questo avviene attraverso la persona amata, ma fino a quanto potrà durare, fino a quando riuscirò a sostenere tutto ciò? Sono consapevole che questa sofferenza è inarrestabile e quello che oggi è  ancora un piacere potrà essere ben presto un macigno: la vita."

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