Gli esperti dell’Italian Renaissance Team contro COVID: “Importante monitorare le mutazioni del virus SARS-CoV-2 per contenere la pandemia”
L’universo delle malattie ereditarie rare e quello della virologia presentano alcuni punti in comune, ma quello sicuramente più evidente è legato alla variabilità. Certe patologie, come ad esempio la fibrosi cistica o la talassemia, sono caratterizzate da una pletora di mutazioni a danno di un gene, mentre altre, come alcune forme tumorali, presentano uno schema di insorgenza multifattoriale. In entrambi i casi si producono situazioni eterogenee, proprio come accade ad un virus che muta. La variabilità è un aspetto essenziale dell’evoluzione, ma quando si creano varianti di un virus come il SARS-CoV-2 il livello di preoccupazione cresce considerevolmente.
Ciò che principalmente si teme è che le nuove varianti del virus - su tutte quella inglese, quella sud-africana e quella brasiliana - possano inibire l’efficacia dei vaccini, azzerando il duro lavoro svolto dai ricercatori nell'ultimo anno. Per tale ragione, l’Italian Renaissance Team contro COVID, un gruppo di oltre mille esperti provenienti dal mondo accademico, istituzionale e dell’industria, spontaneamente costituitosi per dare supporto ai decisori politici, ha lanciato un appello per concentrare le forze affinché la circolazione delle varianti del Coronavirus nel nostro Paese possa essere stroncata da subito. “La situazione in Europa e soprattutto in Italia è, a tendere, estremamente preoccupante. Le misure alternate ‘apri e chiudi’ intraprese negli ultimi mesi non hanno contribuito a riportare la situazione sotto controllo e si fa un’estrema fatica nel tenere stabile il numero delle nuove infezioni giornaliere”, afferma il fondatore del gruppo, il farmacologo Carlo Centemeri, dell’Università Statale di Milano. “Le varianti hanno una trasmissibilità superiore anche al 70%, rispetto al Coronavirus di marzo, e quindi è in atto una corsa contro il tempo per cercare di proteggere la popolazione sia dai virus che circolano sia dall’accumulo di mutazioni che possono ridurre l’efficacia del vaccino”.
La prima variante di SARS-CoV-2 in ordine di tempo è stata quella inglese, a cui ha fatto seguito quella sud-africana e, più di recente, quella brasiliana, nota con la sigla E484K. In alcune parti del mondo, queste varianti hanno iniziato a circolare in maniera decisa, sfuggendo alle difese del sistema immunitario: per questo è fondamentale continuare a mantenere alta la guardia, specie ora che il numero di nuovi casi positivi in Italia sembra abbassarsi (a lunedì 8 febbraio, i nuovi casi positivi erano sotto i 10mila). Gli esperti sono concordi sul fatto che in questo frangente sia necessario potenziare ulteriormente le difese nello sforzo di evitare l’impatto con queste nuove varianti, che devono comunque essere oggetto di intenso studio all’interno di laboratori specializzati.
Tutto ciò mentre si lavora per accelerare la produzione di nuovi lotti dei vaccini sino ad ora approvati e si valutano nuove formulazioni. “Da EMA stiamo attentamente monitorando le varianti di SARS-CoV-2 per capirne l’impatto sull’efficacia degli anticorpi monoclonali e sui vaccini”, fa sapere Marco Cavaleri, presidente della task force Vaccini dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). Infatti, la preoccupazione del mondo scientifico di fronte alla proliferazione di queste nuovi varianti del virus SARS-CoV-2 è che una - o più di una - non solo rendano inefficaci i vaccini, ma resistano anche alle terapie attualmente in uso. Da qui proviene la sostenuta raccomandazione di mantenere le distanze, igienizzare sempre le mani e continuare ad indossare le mascherine, cosicché la circolazione del virus possa essere sempre più ridotta.
Al contempo, si fa quanto mai urgente stabilire un protocollo di diagnosi che comprenda anche nuovi test - come i tamponi antigenici di terza generazione - chiaro e condiviso tra tutte le Regioni, riducendo le differenze e creando percorsi univoci, che non generino confusione ma che diano alla popolazione informazioni chiare e comprensibili. È altrettanto “fondamentale un network per controllare le varianti di SARS-CoV-2 e intervenire con più velocità per spegnere subito i focolai, ma anche per verificare l’impatto che queste possono avere sulle diverse piattaforme diagnostiche di laboratorio e sui test rapidi di screening della popolazione”, chiarisce il virologo Francesco Broccolo, dell’Università Milano Bicocca. Bisogna muoversi senza perdere tempo e, soprattutto, senza pensare che l’emergenza sia finita o stia per finire, compiendo i giusti passi per favorire il buon proseguimento della campagna vaccinale. Per questo, avere “un’ampia disponibilità di dosi e un’equa distribuzione dei vaccini è cruciale nella lotta contro le varianti”, aggiunge Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. Allo stato attuale delle cose, dare per scontato - o peggio sconfitto - questo virus sarebbe un grosso errore.
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