Alcune Regioni hanno autorizzato l’esecuzione degli esami anche nei laboratori privati, altre non si sono sbilanciate. Nel frattempo, cresce la confusione tra i cittadini
All’inizio, in merito all’infezione da SARS-CoV-2, è stato necessario capire quali fossero i metodi idonei per la diagnosi. Tra questi, la discussione sull’affidabilità dei test sierologici ne ha fatto emergere con chiarezza la diversa indicazione d’uso rispetto al tampone per l’analisi molecolare. Ora, per rispondere alla domanda che tutti si stanno facendo, ovvero dove sia possibile eseguire l’esame sierologico, serve mettere in ordine i tasselli del ‘puzzle’ Italia.
“Se un libero cittadino o un’azienda per i suoi dipendenti vogliono eseguire il test sierologico per la ricerca degli anticorpi per il Coronavirus, in molte, anche se non in tutte le Regioni, è possibile farlo”. Così si esprimeva qualche giorno fa, ai microfoni di Adnkronos Salute, Gennaro Lamberti, presidente di Federlab, una fra le associazioni di laboratori analisi privati più rappresentativa in Italia. Nelle ultime settimane, il dibattito sull’utilità dei test sierologici è sempre stato molto acceso, tanto che il prof. Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, aveva affermato con chiarezza che “il test sierologico non fornisce una patente d’immunità” e che “sono tanti gli studi ancora da realizzare per definire la risposta immunitaria” a questo virus. E allora, perché sottoporsi a questo tipo di test? Il dosaggio degli anticorpi IgG è in grado di dire se una persona è venuta in contatto con il virus SARS-CoV-2 e se il suo sistema immunitario ha, o meno, sviluppato gli anticorpi. Così, mentre gli scienziati continuano a indagare se tali anticorpi siano neutralizzanti, sapere se una persona sia stata già infettata potrebbe rivelarsi un’utile informazione, anche alla luce dell’imminente riapertura delle attività produttive.
Come fa notare Lamberti, all’interno delle aziende “il medico del lavoro ha necessità di essere supportato da una serie di test per poter decidere come e quando riammettere un dipendente al lavoro”. In questo senso, mancano ancora protocolli sanitari chiari e tocca ai singoli imprenditori, o addirittura ai cittadini stessi, darsi da fare per cercare conferme e sicurezze che consentano di rispondere al meglio alle necessità delle prossime settimane, in cui parte della popolazione tornerà a prendere un autobus o a svolgere le proprie mansioni.
I test sierologici possono essere erogati con facilità anche dai laboratori privati e da quelli accreditati, e questo ha creato non poche richieste di attivazione, dal momento che alcune Regioni hanno lasciato massima libertà di esecuzione e altre hanno adottato misure restrittive quasi draconiane. Il fatto che si sia creata una spaccatura tra il valore clinico di test qualitativi (o test rapidi) e quantitativi (come quello di Abott, ditta vincitrice della gara governativa che entro fine maggio distribuirà 4 milioni di test per il dosaggio degli anticorpi IgG SARS-Cov-2) ha contribuito a sollevare un polverone anche maggiore in un quadro già di per sé eterogeneo come quello delineatosi in Italia, con Regioni aperte all’impiego dei test come Veneto, Liguria e Toscana, e altre che, invece, sono più titubanti, come Lombardia e Campania.
In aggiunta a ciò, a fronte di una legittima necessità di disporre di strumenti d’indagine per la valutazione della diffusione dell’infezione viraler, sono emerse situazioni poco trasparenti, come si evince dalla denuncia del Codacons sui test diagnostici venduti in certi laboratori privati a prezzi fin troppo elevati (anche fino a 600 euro). Questo permette di inquadrare due grossi problemi: da un lato l’arrivo sul mercato di un elevato numero di kit diagnostici - la maggior parte dei quali provenienti dalla Cina - non sempre rispondenti ai criteri di qualità necessari; dall’altro, il fatto che l’acquisizione dei dati epidemiologici rimane, in questa fase calda, a carico delle Regioni.
Cerchiamo di fare qualche esempio: il Veneto è una delle Regioni che maggiormente cerca di sottoporre a controllo la popolazione, come dimostrano la possibilità di far eseguire i test sierologici anche nei laboratori privati, l’alto numero di tamponi eseguiti dal sistema pubblico e l’adozione di un test sierologico quantitativo, validato nei laboratori delle Università di Padova e Verona, la cui esecuzione è già stata prevista per i dipendenti della Sanità e delle case di riposo, all’interno di uno specifico progetto scientifico. I test sierologici di tipo quantitativo sono quelli di cui parla lo stesso Lamberti quando afferma che “la Regione Lazio ha liberalizzato i test individuando anche un possibile range di prezzi, che si aggira attorno ai 45-50 euro: è stato fatto un accordo per calmierare i costi ed evitare speculazioni. Lo stesso hanno fatto Toscana, Liguria, Sicilia, Basilicata, il Veneto che lo consente da tempo, mentre la Puglia sta liberalizzando ora.”
Anche l’Emilia Romagna ha avviato una campagna di screening di massa attraverso test sierologici per tutto il personale della Sanità pubblica e privata convenzionata e per quello dei servizi socio-assistenziali dell’intero territorio regionale: a sottolineare questa filosofia concorrono anche aziende private, come la Ferrari, che ha affidato a un laboratorio privato la ricerca di anticorpi anti-SARS-CoV-2 in tutti i suoi dipendenti e, su base volontaria, anche sui loro familiari. In altre Regioni, il quadro è meno chiaro: la Lombardia appare ancora dubbiosa sulla possibilità di far eseguire i test nei laboratori privati, come dimostra l’esperienza del gruppo Synlab, già pronto a eseguire gli esami (sia quelli qualitativi, a un prezzo più basso, che quelli quantitativi) e in attesa del via libera della Regione. Nel frattempo, lo stesso gruppo esegue regolarmente i test in Liguria, Lazio e Toscana. Infine, anche la Campania e il Friuli Venezia-Giulia non hanno ancora autorizzato l’esecuzione di questi esami nelle strutture private.
Come si può notare, la situazione In Italia è molto variegata, con forti attese riversate sullo studio epidemiologico promosso dal Ministero della Salute, sia nell’interesse di fornire indicazioni sulla validità dei test sierologici, sia in quello, ancora più importante, di valutare la diffusione del virus. Nei prossimi mesi - se non addirittura nelle prossime settimane - sarà infatti fondamentale poter contare su strumenti che forniscano un’idea di quante persone possono aver contratto la malattia (anche in forma asintomatica) tra la popolazione. Ma ancor più necessaria è l’adozione di una linea di condotta comune a tutte le Regioni, che metta i cittadini nelle condizioni di usufruire dei medesimi servizi, a prezzi onesti e con un’affidabilità indiscutibile.
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