Torna l’appuntamento con l’Annuario statistico italiano dell’ISTAT, che dal 1878 offre ai lettori uno strumento autorevole per documentare lo stato e le trasformazioni del nostro Paese, e dunque per conoscerlo meglio. Il volume è organizzato in 24 capitoli, di cui uno dedicato alla situazione della salute degli italiani.
Dal quadro stilato dall’ISTAT emerge che uomini e donne non avvertono lo stesso stato di salute: alla domanda “come va in generale la sua salute?”, il 73,9% degli uomini risponde bene o molto bene e solo il 66,4% delle donne risponde allo stesso modo (media uomini e donne 70,1%). Una differenza di percezione del proprio stato di salute che emerge a parità di età, già a partire dai 45 anni: nella fascia di età 45-54 anni, il 73,7% degli uomini si considera in buona salute contro il 69,1 per cento delle coetanee; le differenze maggiori si hanno tra i 60-64 anni (58,3% contro il 49,7%) e i 75 anni e oltre (28,7% contro il 20,9%).
A livello territoriale, la quota di persone che si dichiara in buona salute è più elevata nel Nord-est (72,2%), inferiore al Centro e nelle Isole (68,7%) e ancor più bassa al Sud (69,1%). Tra le regioni italiane, le situazioni migliori rispetto alla media nazionale si rilevano soprattutto a Bolzano (84,5%), a Trento (78,5%) e in Emilia-Romagna (73,5%), mentre quella peggiore si ha in Calabria (62,1%) e in Sardegna (63,0%).
Le malattie croniche sono in crescita: il 39,1% dei residenti in Italia ha dichiarato poi di essere affetto da almeno una di quelle rilevate (scelte tra una lista di 15 malattie o condizioni croniche), un dato in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali). Le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età più adulte: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 53,0%, e tra le persone ultra settantacinquenni la quota raggiunge l’85,3%.
Come per le condizioni generali di salute, lo svantaggio del sesso femminile emerge anche dall’analisi dei dati relativi alla quota di popolazione che soffre di almeno una malattia cronica. Infatti, sono le donne ad esserne più frequentemente colpite, in particolare dopo i 55 anni.
Il 20,7% della popolazione ha dichiarato di essere affetto da due o più patologie croniche, con differenze di genere molto marcate a partire dai 55 anni. Tra gli ultra settantacinquenni la comorbilità si attesta al 66,7% (58,4% tra gli uomini e 72,1% tra le donne). Rispetto al 2015 aumenta la quota di chi dichiara due o più patologie croniche, soprattutto nella fasce di età 45-54 anni (+2,6 punti percentuali).
Nel 2016, le persone che, pur dichiarando di essere affette da almeno una patologia cronica, si percepiscono in buona salute sono pari al 42,3%.
Queste le malattie o condizioni croniche più diffuse: l’ipertensione (17,4%), l’artrosi/artrite (15,9%), le malattie allergiche (10,7%), l’osteoporosi (7,6%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8%), il diabete (5,3%). Ad eccezione delle malattie allergiche, tutte le altre malattie croniche riferite aumentano con l’età e con nette differenze di genere, in linea di massima a svantaggio delle donne. Per la bronchite cronica e le malattie del cuore si rovescia lo svantaggio femminile nelle età più anziane. In particolare, gli uomini di 75 anni e più sono più colpiti da malattie del cuore (21,0%) rispetto alle loro coetanee (13,7%) e da bronchite cronica (19,6% contro 15,1%).
Per quanto riguarda l'aspetto assistenziale, si assiste a un potenziamento del numero di posti letto nelle strutture residenziali (4,4% in più dal 2013 al 2015), mentre sono in calo i posti letto ospedalieri, soprattutto quelli in regime per acuti. Permangono le differenze della rete d’offerta ospedaliera tra le regioni: i posti letto ordinari per mille abitanti restano superiori al Nord rispetto al Mezzogiorno.
Negli ultimi cinque anni, le dimissioni ospedaliere per acuti sono continuate a diminuire, nonostante l’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, la riduzione dei ricoveri procede a ritmi decrescenti (-4,3% tra 2012 e 2013 e circa -3% negli anni successivi), ad indicare una progressiva stabilizzazione del fenomeno. Nel periodo 2013-2015, il numero di medici di base è leggermente in calo (-1,2%) e pressoché stabile il numero di pediatri (-0,5%).
Il fenomeno dell’abortività volontaria continua a diminuire: il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2015 si mantiene tra i più bassi d’Europa e pari a 6,4 casi ogni mille donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni.
Nel 2014, in Italia sono morte 598.670 persone, il 66,0% per malattie del sistema circolatorio e per tumori. Tra 15 e 29 anni, avviene per cause di natura violenta il 58% dei decessi maschili contro il 37% di quelli femminili. La mortalità infantile è in ulteriore calo e pari a 3,1 per mille nati vivi, con i livelli più elevati in Calabria, Sicilia, Lazio e Puglia. Nel 2014 si sono suicidate 4.147 persone, uomini in più di tre casi su quattro. Negli ultimi due anni la tendenza è ancora in calo e il valore dei tassi è tornato ai livelli del 2009-2010.
Per quanto riguarda le abitudini alimentari, gli italiani si mantengono legati al modello tradizionale: il pranzo costituisce, nella gran parte dei casi, il pasto principale (due terzi della popolazione di 3 anni e più) e l’81,7% della popolazione di 3 anni e più fa una colazione che può essere definita adeguata.
Stabile, rispetto al 2015, la quota di popolazione di 14 anni e più che dichiara di fumare (19,8%).
Leggi qui il rapporto completo.
Seguici sui Social