Uno studio canadese ha preso in esame le attuali evidenze sull’impiego del farmaco in pazienti adulti con risposta inadeguata a precedenti trattamenti
Il farmaco fostamatinib offre un profilo di efficacia e sicurezza che lo rende un'opzione terapeutica praticabile per i pazienti adulti affetti da trombocitopenia immune refrattaria a precedenti trattamenti. Lo ha dimostrato uno studio recentemente condotto da un team di ricercatori canadesi, pubblicato sulla rivista eJHaem.
La trombocitopenia immune (ITP), precedentemente chiamata porpora trombocitopenica immune o piastrinopenia immune, è una malattia caratterizzata da una diminuzione della conta piastrinica e da un aumentato rischio di sanguinamento che colpisce oltre 200.000 persone in tutto il mondo. La terapia per questa patologia mira ad aumentare e mantenere la conta piastrinica per fermare o prevenire il sanguinamento.
I trattamenti di prima linea includono corticosteroidi, immunoglobuline per via endovenosa e immunoglobuline anti-D: questi interventi forniscono rapidi benefici che spesso, però, sono transitori. I trattamenti di seconda linea, invece, comprendono la splenectomia (asportazione della milza) e l’uso di agonisti del recettore della trombopoietina (TPO-RA) e del farmaco rituximab. La splenectomia è nota per il suo potenziale di indurre una remissione a lungo termine e ha un alto tasso di risposta iniziale; l’operazione, tuttavia, comporta rischi di complicazioni chirurgiche e infezioni e richiede cure post-intervento per tutta la vita. I farmaci TPO-RA possono migliorare la produzione di piastrine nel midollo osseo e il rituximab prende di mira i linfociti B per ridurre la produzione di autoanticorpi associata alla malattia; entrambi questi medicinali sono ampiamente utilizzati, ma sono costosi e raramente inducono miglioramenti a lungo termine, fuori terapia, nella conta piastrinica.
Fostamatinib, appartenente alla categoria degli antiemorragici, è un inibitore della tirosin-chinasi della milza somministrabile per via orale: il farmaco ha ricevuto l'approvazione della Food and Drug Administration (FDA) statunitense nel 2018 e dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) nel 2020 per il trattamento di pazienti adulti con ITP refrattaria alle terapie. In Italia il farmaco è disponibile dal 2021. Il bersaglio di fostamatinib, la tirosin-chinasi della milza, è una proteina essenziale coinvolta nella fagocitosi delle piastrine. Negli studi clinici, il farmaco si è dimostrato efficace nel trattamento di pazienti con ITP refrattaria senza aumentare i rischi di sanguinamento.
Gli studiosi canadesi hanno condotto una revisione sistematica della letteratura con l'intento di sintetizzare le evidenze in merito all’efficacia e sicurezza di fostamatinib come trattamento di seconda o successiva linea per l'ITP. La ricerca ha identificato 2.118 articoli, di cui 91 sono stati selezionati per la revisione del testo completo e 11 sono stati inclusi per l'analisi, in rappresentanza di un totale di 722 pazienti. L'outcome primario di efficacia considerato era rappresentato dalla proporzione di pazienti che avevano raggiunto una risposta piastrinica complessiva (≥30 × 10 alla nona cellule/L), parziale (≥50 × 10 alla nona cellule/L) o completa (come definita negli studi originali) in seguito alla terapia con fostamatinib; gli outcome di sicurezza includevano l'uso di terapie di salvataggio, l’insorgenza di episodi di sanguinamento e la comparsa di vari eventi avversi.
Le proporzioni medie ponderate dei pazienti che hanno raggiunto risposte complessive, parziali o complete in seguito a trattamento con fostamatinib erano, rispettivamente, di 0,70, 0,48 e 0,28, e il farmaco si è dimostrato superiore al placebo nell’indurre risposte parziali e complete. Dal punto di vista della sicurezza, i pazienti trattati con fostamatinib hanno richiesto meno terapie di salvataggio ma si sono mostrati più inclini a sviluppare ipertensione.
I risultati ottenuti hanno quindi portato gli autori dello studio a ritenere praticabile l'utilizzo di questo antiemorragico nei pazienti che hanno avuto una risposta insufficiente a un precedente trattamento. Considerati però i dati eterogenei e il gran numero di piccoli studi presi in esame, i ricercatori invitano a interpretare con cautela questi risultati. Saranno infatti necessari ulteriori studi prospettici, che confrontino il fostamatinib con altri trattamenti di seconda e terza linea, per chiarire come il farmaco possa essere utilizzato per ottimizzare la gestione dell'ITP in pazienti con malattia refrattaria alle terapie.
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