Il farmaco, da poco disponibile in Italia, è stato al centro di un incontro organizzato da OMaR in collaborazione con AIGlico: esigenze mediche e bisogni assistenziali tra i temi del dibattito
Roma – Per la malattia di Pompe, una rara patologia neuromuscolare, cronica e progressiva la cui incidenza generale è di una persona su 40.000, è disponibile in Italia un nuovo approccio terapeutico. L'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha infatti recentemente autorizzato la rimborsabilità in Classe H di cipaglucosidasi alfa + miglustat per il trattamento dei pazienti adulti – dai 18 anni in poi – che presentano la forma a esordio tardivo della malattia. Per spiegare il funzionamento e gli effetti di questa nuova terapia a due componenti – l’Italia ha partecipato alla sperimentazione clinica del farmaco – ma anche per comprendere le esigenze delle persone affette da malattia di Pompe, dei loro caregiver e le istanze della comunità scientifica, OMaR – Osservatorio Malattie Rare, in collaborazione con AIGlico – Associazione Italiana Glicogenosi e con il contributo non condizionante di Amicus Therapeutics, ha organizzato una conferenza stampa digital poche settimane dopo la Giornata Mondiale delle Malattie Rare 2025.
“La glicogenosi di Tipo 2, nota anche come malattia di Pompe, è una malattia genetica rara caratterizzata da un accumulo anomalo di glicogeno nelle cellule”, afferma Massimiliano Filosto, Professore Associato di Neurologia presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università degli Studi di Brescia e Direttore Clinico del Centro Clinico NeMO-Brescia per le Malattie Neuromuscolari. “È causata da mutazioni nel gene GAA che comportano la carenza dell’enzima alfa-glucosidasi acida, fondamentale per degradare il glicogeno nei lisosomi, organelli cellulari responsabili della digestione di macromolecole. Quando questo enzima manca o è non funzionale, il glicogeno si accumula principalmente nei tessuti, in particolare nei muscoli cardiaco e scheletrico. I sintomi variano in base all'età di insorgenza e alla severità della malattia. In generale, si distinguono due forme. La più severa è la forma a esordio infantile, chiamata Infantile-Onset Pompe Disease (IOPD), caratterizzata da grave debolezza e ipotonia muscolare, e interessamento cardiaco, con importante cardiomiopatia, elemento dominante e aspetto tra i più critici della malattia. Nella forma a esordio più tardivo, che può manifestarsi in età infantile, giovanile o adulta, definita Late-Onset Pompe Disease (LOPD), invece, il coinvolgimento cardiaco è meno rilevante e gli aspetti clinici principali sono la debolezza muscolare che colpisce sia i muscoli degli arti sia la muscolatura assiale, e il coinvolgimento della muscolatura respiratoria che, nel tempo, esita in una severa insufficienza respiratoria. Si tratta di una patologia ereditaria a trasmissione autosomica recessiva che si trasmette dai genitori ai figli i quali, qualora ereditino una copia difettosa del gene GAA da ciascun genitore, hanno una possibilità del 25% di sviluppare la malattia. La patologia si riscontra in uomini e donne nella stessa misura”.
Si stima che la prevalenza a livello mondiale di questa malattia sia tra le 5.000 e le 10.000 persone affette.
“Da oggi abbiamo a disposizione una nuova opzione terapeutica per la malattia di Pompe a esordio tardivo, ossia una terapia a due componenti: la cipaglucosidasi alfa, che è un enzima GAA umano ricombinante (rhGAA) arricchito con bis-M6P (bis-mannosio-6-fosfato), per un maggiore assorbimento nelle cellule muscolari; miglustat, uno stabilizzatore enzimatico che favorisce una maggiore quantità di enzima a disposizione per la degradazione del glicogeno intralisosomiale”, spiega Tiziana Mongini, Professore Associato di Neurologia e Responsabile della Struttura Semplice Malattie Neuromuscolari presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino e l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. “Cipaglucosidasi alfa va somministrata mediante infusione endovenosa ogni due settimane, sotto adeguato monitoraggio; miglustat, usato esclusivamente in associazione all'infusione di cipaglucosidasi alfa, si assume per via orale, sotto forma di capsula rigida. La terapia viene prescritta da un Centro esperto ed è molto importante sottoporre i pazienti ad adeguati controlli multidisciplinari nel tempo, soprattutto sotto l'aspetto motorio e respiratorio”.
Per la malattia di Pompe, in generale, oltre alle terapie farmacologiche c’è a supporto la fisioterapia motoria e respiratoria; è fondamentale anche un attento monitoraggio degli aggravamenti ortopedici. “Le malattie rare neuromuscolari sono patologie che interessano il sistema nervoso e i muscoli e sono per lo più di origine genetica. L’esordio è variabile, dalla fascia infantile a quella adulta, e la presentazione clinica è complessa ed eterogenea, come nel caso della malattia di Pompe”, dichiara Giacomo Pietro Comi, Direttore SC Neurologia dell’Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano, Past-Presidente AIM – Associazione Italiana di Miologia. “È necessario, allora, che venga attivata un’equipe multidisciplinare per gestire le esigenze mediche e i bisogni assistenziali dei pazienti. Ecco perché è fondamentale indirizzare queste persone verso i centri specializzati per la malattia di Pompe o i centri esperti di patologie neuromuscolari o genetiche rare, che possono essere di supporto a partire dalla diagnosi fino ai follow-up”.
L’impatto della malattia di Pompe sulla qualità di vita dei pazienti, e delle loro famiglie, è significativo. A confermarlo i risultati di uno studio realizzato da Amicus Therapeutics che ha coinvolto anche le associazioni di pazienti, tra cui AIGlico, pubblicato di recente sulla rivista peer review Journal of Health Economics and Outcomes Research. “Si tratta di un lavoro che esplora la qualità di vita degli adulti affetti da malattia di Pompe a esordio tardivo attraverso un’analisi combinata quantitativa e qualitativa delle percezioni dei pazienti provenienti da Australia, Francia, Italia e Paesi Bassi. La survey ha registrato diverse condizioni tra i partecipanti e ha evidenziato temi-chiave come le difficoltà e i limiti nel compiere le attività quotidiane”, racconta Elisabetta Conti, Presidente AIGlico – Associazione Italiana Glicogenosi. “Il progredire della malattia porta a un’evoluzione della sintomatologia, che comporta una diminuzione della qualità di vita dei pazienti, alla necessità di ausili sanitari e quindi alla ridefinizione delle prospettive future. Un approccio olistico nella valutazione della persona con malattia di Pompe, dunque, potrebbe aiutare a garantire che tutti gli aspetti vengano presi in considerazione, offrendo così un'adeguata assistenza sia per i pazienti che per i caregiver”.
“Amicus Therapeutics è una azienda biotecnologica globale dedicata ai pazienti e focalizzata nello sviluppo e la commercializzazione di farmaci per le malattie rare. Ma è anche un’azienda che ha letteralmente nel suo DNA la malattia di Pompe e che nasce 20 anni fa da una ‘esperienza di vita rara’: quella di John F. Crowley”, sottolinea Marco Totis, General Manager Amicus Therapeutics Italia. “Infatti, dopo che la malattia di Pompe ha colpito due dei suoi figli, Crowley ha intrapreso una battaglia per mettere in contatto i ricercatori americani e quelli europei. Nonostante le numerose difficoltà, la volontà di andare avanti è rimasta costante e questa determinazione ha condotto Amicus Therapeutics a ottenere negli anni notevoli risultati. Come azienda continueremo a impegnarci per i pazienti, accanto alla comunità scientifica, perché sappiamo quanto sia urgente sviluppare nuovi trattamenti per controllare e rallentare la progressione delle patologie rare, inclusa la malattia di Pompe. La combinazione cipaglucosidasi alfa + miglustat, rispettivamente terapia enzimatica sostitutiva a lungo termine e stabilizzatore enzimatico di cipaglucosidasi alfa, è un passo in avanti in tal senso”.
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