Con l’ossigeno sulle spalle, da due settimane percorre la zona di Cervia per un Piano Nazionale Vaccini uniforme in tutte le regioni
Achille Abbondanza ha 48 anni, è affetto da fibrosi polmonare idiopatica (IPF) ed è il Vice Presidente della Federazione Italia IPF e Malattie Rare Polmonari. Da due settimane sta pedalando nella zona di Cervia (Ravenna) per chiedere che venga rispettato il piano vaccinale nazionale in tutte le regioni in maniera uniforme e affinché i pazienti con IPF vengano vaccinati al più presto. La sua iniziativa, che ha chiamato #iomivaccinerei, l’ha spiegata in una lettera che pubblichiamo qui di seguito.
“Quando mi venne diagnosticato un problema all’interstizio polmonare, pensai che fossi fortunato, perché non era un tumore, non sapevo che per certi versi era anche peggio, perché se da molti tumori al giorno d’oggi si guarisce, al momento per l’IPF non esiste una cura. Dopo un inziale e importante smarrimento, 43 anni, una moglie e due figli, aspettativa di vita media dalla diagnosi 2-5 anni, ho cercato di trovare qualcosa che potesse aiutarmi ad affrontare questa montagna insormontabile”. […]
“Il cambiamento più importante che ho messo in atto è stato l’iniziare a pedalare con regolarità. Avevo l’esempio di mio babbo che quasi 25 anni prima aveva fatto altrettanto, pedalando contro il suo tumore e la chemioterapia. Sì perché dovevo cambiare qualcosa della mia vita, volevo iniziare una nuova strada, un nuovo stile di vita. La bicicletta metafora di vita, la bicicletta come voglia di cambiamento. Così, anche se all’inizio qualche medico mi aveva sconsigliato qualsiasi tipo di attività fisica sportiva, io con pazienza e calma ho iniziato e ho fatto diventare la bicicletta la mia terapia aggiuntiva, la terapia che preferisco. Ho iniziato a fare attività fisica regolarmente, seguito da una équipe di medici sportivi dell’Università di Ferrara e ho cercato altri malati rari con cui confrontarmi e condividere la malattia”.
“Sono entrato nell’associazione che aiutava il Centro di pneumologia di Forlì guidato da Venerino Poletti, l’Associazione Morgagni Malattie Polmonari. Nel 2017 ho messo insieme queste due cose, condividere la mia esperienza con altri malati e il ciclismo ed ho proposto il progetto “Pedalando l’Italia Senza Perdere un Respiro”, un progetto che parla di respiro di speranza e di vicinanza agli altri pazienti attraverso le piccole associazioni di malati. In questo mio racconto infatti ad un certo punto sento parlare di una federazione di associazioni che si occupano di tali malattie polmonari rare e mi viene l’idea di provare a toccarne il maggiore numero possibile durante una settimana di eventi dedicati alla fibrosi polmonare idiopatica (la IPF World Week). Allora ci scrivo un progetto e la cosa piace alla Federazione Italiana IPF e Malattie Rare Polmonari. A settembre 2017 si parte da Padova e si arriva a Roma pedalando assieme a mio babbo (1934) con due biciclette a pedalata assistita, una bombola di ossigeno sulla schiena e un camper di appoggio guidato da mio suocero, pronto a recuperarci nel caso di cattivo tempo ed imprevisti tecnici. Bellissima esperienza, tanti amici hanno pedalato con me, campioni del ciclismo e amici cicloturisti mi hanno guidato e tirato nelle tappe in cui dovevo arrivare dalle associazioni”.
“Ormai la mia malattia era diventata pubblica e da lì è stata una escalation di eventi di tipo ciclistico. Mi hanno fatto partecipare a delle Gran fondo come “special guest” assieme al mio babbo e poi nel 2018 la seconda edizione di Pedalando l’Italia senza Perdere un respiro da Roma a Forlì, passando dalle associazioni di Perugia e Ancona. Ancora 500 km di respiri emozioni e tanto affetto dagli amici malati che quando ti vedono arrivare con l’ossigeno sulla schiena si emozionano e l’empatia diventa travolgente. Nel 2019 la terza edizione parte a novembre ed è minimale ma assieme a me questa volta vi è un altro amico, Walter Pramotton, anche lui malato di IPF, mi permette di toccare ancora una associazione a Bologna e raggiungere Firenze dove si teneva il Congresso nazionale di pneumologia e dove facciamo una bellissima pedalata assieme ad altre 25 associazioni, dal titolo Pedaliamo a Pieni Polmoni. Poi nel 2020, tutto in bilico fino all’ultimo ma la voglia di arrivare dall’associazione del mio amico Tindaro Gianno mi ha fatto organizzare una versione light della IV edizione, senza supporto ma con il porta pacchi pieno, l’ossigeno in spalla, il saturimetro, il telefono sempre pronto per fare partire una diretta Facebook, qualche amico ad aspettarmi o ad accompagnarmi mi ha fatto partire da Cervia per arrivare a Dorgali (NU)”.
“Il 12 marzo ho iniziato a pedalare nella zona di Cervia, dove abito, con la mia bicicletta a pedalata assistita, che ho iniziato a considerare come la mia carrozzina, il mio ossigeno e una bandiera sulla quale ho scritto “Vaccino subito ai più fragili”. L’obiettivo è quello di ‘accendere una luce sui ritardi e le disparità nelle vaccinazioni dei più fragili’”. […]
“Ho deciso di fare questa protesta per tutti gli amici malati fragili dimenticati e che nonostante la loro vulnerabilità, non sono stati ancora chiamati o addirittura nemmeno programmati per la vaccinazione. Ricordiamoci che da dati ministeriali le complicanze da COVID-19 che portano al decesso sono principalmente l’insufficienza respiratoria (94,0%). Le regioni stanno gestendo le vaccinazioni delle persone fragili in maniera molto diversa. Ci sono regioni che hanno iniziato a chiamare per vaccinare, mentre altre regioni in cui ancora non si sa niente. Regioni in cui ti devi prenotare e regioni in cui la compilazione delle liste è stata delegata ai medici di base. Questa emergenza ci ha reso ancora più diseguali, fortunati o sfortunati a seconda della regione o delle province in cui si risiede si perché a volte ci sono differenze a seconda dell’azienda sanitaria locale a cui si appartiene”.
“Nei mesi scorsi la battaglia delle associazioni era stata quella di vedere arrivare la lista delle fragilità, quando abbiamo visto che le malattie polmonari erano state inserite per prime è sembrato fosse stato raggiunto un ottimo risultato. In questi mesi ho perso alcuni amici poco più vecchi di me e l’ultimo messaggio di un amico ricoverato mi ha fatto scattare il desiderio di agire. Sono sicuro che il mio amico ce la farà ma non vorrei che altre persone rischiassero la vita. Parliamo della vita delle persone. Adesso che la variante Inglese è diventata dominante bisogna veramente che si acceleri con le vaccinazioni dei più fragili in tutta Italia! Con la Federazione abbiamo scritto tanto in questi mesi alle varie istituzioni, tante volte senza risposte. Le mie pedalate spero possano aiutare ad avere risposte concrete”.
“Ho ricevuto la prima dose di vaccino mercoledì 24 marzo ma non ho smesso di pedalare perché ancora tanti malati non hanno idea di quando potranno vaccinarsi. Ad oggi ho percorso circa 450km cercando di disegnare con il mio GPS un polmone. Un polmone rappresenta la nostra malattia. La cosa bella è stata quella di veder arrivare foto di percorsi a forma di polmoni tracciati da altri amici che hanno voluto così sostenere a distanza la campagna che ho voluto chiamare #iomivaccinerei.”
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