Boheringer Ingelheim, l'azienda produttrice, ribadisce il proprio impegno nei confronti dei pazienti
Da venerdì 22 aprile il farmaco nintedanib è disponibile per i pazienti italiani affetti da fibrosi polmonare idiopatica.
‘Per la malattia – spiega il Prof. Pesci – fino a pochi anni fa non esisteva alcun trattamento. A partire dagli anni 2000 sono stati condotti diversi studi randomizzati, controllati e in doppio cieco, che hanno permesso di analizzare più di 5000 pazienti affetti da IPF e individuare molecole efficaci per il suo trattamento che, sebbene non siano in grado di curare la patologia, possono rallentarne significativamente la progressione. Questo consente ai pazienti di avere un’aspettativa di vita più lunga e qualitativamente migliore. Il primo farmaco efficace ad entrare sul mercato tre anni fa è stato il pirfenidone, ora l’arsenale terapeutico a disposizione dei clinici si è arricchito con nintedanib.
Aifa ha riconosciuto la possibilità di utilizzare il farmaco anche nei pazienti gravi (con una capacità di diffusione polmonare ridotta fino al 30%) e nei pazienti con età superiore agli 80 anni. Nintedanib è un inibitore delle tirosin chinasi, che ha come bersagli tre recettori dei fattori di crescita che hanno dimostrato di essere potenzialmente coinvolti nella patogenesi della malattia. L’efficacia del farmaco è stata dimostrata da due studi registrativi (INPULSIS 1e 2) che hanno coinvolto più di 1000 pazienti. Gli studi hanno dimostrato l’efficacia del farmaco nel rallentare l’evoluzione della malattia, riducendo del 50% il declino della funzionalità polmonare. Inoltre hanno dimostrato la capacità del farmaco di ridurre del 47% il rischio di esacerbazioni acute della malattia.
Il farmaco ha dimostrato di essere efficace anche nei pazienti che alla diagnosi si presentavano con concomitanza di Fibrosi Polmonare Idiopatica ed enfisema, associazione tutt’altro che rara.
“Nintedanib è stato reso disponibile in Italia già a fine 2014 – spiega Anna Maria Perrini, Presidente di Boheringer Ingelheim Italia – attraverso il programma di uso compassionevole rivolto ai pazienti per i quali non esisteva alcuna alternativa terapeutica. Per legge infatti, quando un paziente non ha alternative terapeutiche e una molecola con documentate prove di efficacia non è ancora disponibile sul territorio italiano, l’azienda può decidere di attivare un programma di uso compassionevole (NPP), sostenendo interamente i costi dell’iniziativa.”
“Ad oggi sono stati 515 i pazienti italiani per i quali i clinici specialisti hanno richiesto la fornitura di nintedanib. In seguito alla definizione dei criteri di rimborsabilità adottati da AIFA, solo una parte dei pazienti accederà all’uso del farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Come azienda ci sembrava però doveroso continuare a fornire gratuitamente il farmaco ai pazienti che non rientrano nei criteri di rimborsabilità previsti da aifa ma che hanno già iniziato ad assumere il farmaco grazie al programma di uso compassionevole. Per questo continueremo a garantire la fornitura del farmaco, fino a che lo specialista riterrà opportuno prescrivere la terapia al paziente.”
“Per noi è fondamentale che i pazienti possano continuare a beneficiare del farmaco – prosegue Perrini – per questo garantiamo tutto il nostro impegno, anche a livello organizzativo. Per far sì che il farmaco sia sempre disponibile abbiamo una persona dedicata alla fornitura di questo farmaco, che opera in stretta sinergia con i centri prescrittori del farmaco. Siamo inoltre impegnati a promuovere la conoscenza della malattia e una diagnosi sempre più precoce.”
“Ciò che è fondamentale – conclude Perrini - è che ora i pazienti abbiano a disposizione delle possibilità terapeutiche. Ci sono due farmaci efficaci, dai meccanismi d’azione diversi: è interesse della comunità scientifica ottenere informazioni anche sul possibile trattamento congiunto. Noi ci stiamo impegnando al massimo affinché tutte le informazioni utili siano rese disponibili. Il gioco di squadra può dare grandi risultati, prima di tutto nell’interesse dei pazienti.”
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