screening fibrosi cistica

I risultati di uno studio americano pubblicato sull’International Journal of Neonatal Screening

Oggi, per indagare la presenza della fibrosi cistica (FC) fin dalla nascita si utilizza un test basato sul dosaggio del tripsinogeno immunoreattivo (IRT), un particolare enzima pancreatico. Il dosaggio di tale enzima viene effettuato sulla goccia di sangue prelevata dal tallone del neonato entro le prime 72 ore di vita. Si tratta della stessa goccia di sangue che si usa anche per indagare le altre patologie ricercate nello screening metabolico allargato. Se lo screening è negativo le famiglie non ricevono alcuna comunicazione in merito. Nel caso in cui il test individui livelli elevati di tripsina, la famiglia viene richiamata per effettuare un secondo dosaggio enzimatico, generalmente entro il ventesimo giorno di vita del piccolo. Se anche questo secondo test conferma il rischio si procede con esami più precisi, come il test del sudore o le analisi genetiche che ricercano le più frequenti mutazioni che causano la malattia.

Recentemente, però, un case-report (articolo scientifico che descrive un caso clinico) ha posto all’attenzione della comunità scientifica la possibilità che i neonati con fibrosi cistica nati da madri in terapia con la combinazione farmacologica elexacaftor–tezacaftor–ivacaftor (ETI, terapia nota con il nome commerciale di Kaftrio), possano presentare dei valori del sangue in grado di ‘falsare’ il test di screening neonatale. In seguito, nello stato dell’Indiana (USA) è stato condotto uno studio che dimostra che effettivamente l’esposizione al farmaco è in grado di modificare i livelli ematici dell’enzima ricercato dal test di screening, ponendo il test stesso a rischio. Sarà dunque fondamentale porre un’attenzione aggiuntiva allo screening dei nati da pazienti con fibrosi cistica in trattamento farmacologico con questo farmaco modulatore della proteina CFTR.

LO SUDIO DELL’INDIANA UNIVERSITY SCHOOL OF MEDICINE

Lo studio in questione, pubblicato sull’International Journal of Neonatal Screening, è dunque partito dall’ipotesi che i neonati esposti al farmaco durante la gravidanza possano presentare alla nascita valori di IRT inferiori rispetto ai neonati con fibrosi cistica non esposti al farmaco, pur essendo affetti dalla patologia.

Il team di ricerca dall’Indiana University School of Medicine ha dunque raccolto, per quasi due anni (dal 1° gennaio 2020 al 2 giugno 2022), i valori del dosaggio enzimatico dello screening neonatale per la FC su tutti i nati nello Stato dell’Indiana, ossi 190.493 bambini, di cui 636 che hanno presentato IRT elevato e almeno una mutazione nel gene CFTR identificata. Di questi, 51 hanno ottenuto una diagnosi di FC, 21 hanno ricevuto una diagnosi inconclusiva di sindrome metabolica correlata a CFTR (CRMS/CFSPID) e 489 sono stati identificati come portatori sani di FC. L’incidenza della fibrosi cistica è risultata essere di un caso ogni 3735 nati vivi.

I valori sono stati confrontati con quelli dei bambini nati da madri con FC che assumevano il farmaco ETI seguiti presso l'istituto Indiana University CF Care Center nello stesso periodo (19 bambini nati da madri che hanno assunto il farmaco durante tutta la gravidanza, sotto stretta sorveglianza del centro, nessuno dei quali affetto da FC). L’analisi ha dimostrato che i valori di IRT risultati dal test di screening neonatale dei neonati esposti al farmaco erano inferiori a quelli dei neonati non esposti al farmaco.

Lo studio raccomanda dunque che i programmi di screening neonatale prendano in considerazione l’esecuzione di indagini alternative su tutti i neonati esposti al modulatore di CFTR elexacaftor–tezacaftor–ivacaftor.

I NUOVI FARMACI MODULATORI DI CFTR E LA GRAVIDANZA CON FIBROSI CISTICA

L’uso dei nuovi farmaci modulatori della proteina CFTR sta modificando significativamente le prospettive dei pazienti con fibrosi cistica e, verosimilmente, potrebbe influire significativamente sulle scelte riproduttive delle donne affette da fibrosi cistica.

Attualmente non sono disponibili dati di letteratura scientifica che analizzino le conseguenze dell’uso della combinazione elexacaftor-tezacaftor-ivacaftor nelle donne in gravidanza e nei neonati. Esistono dei dati apparentemente rassicuranti  (qui la sintesi) che sembrerebbero suggerire la sicurezza del farmaco in gravidanza, tuttavia lo studio prospettico, multicentrico, osservazionale MAYFLOWERS (acronimo per The Maternal and Fetal Outcomes in the Era of Modulators), progettato proprio per conoscere gli effetti dei farmaci modulatori di CFTR nelle donne in gravidanza e a due anni dal parto, è tutt’ora in corso. Probabilmente sarà necessario attendere diversi anni prima di disporre di dati adeguati.

Si ricorda che l’assunzione dei modulatori di CFTR per la fibrosi cistica prevede uno stretto monitoraggio medico e, in qualsiasi caso, l’assunzione di farmaci in gravidanza deve essere strettamente monitorata.

LE RACCOMANDAZIONI DELLA SOCIETÀ ITALIANA FIBROSI CISTICA SULLA GRAVIDANZA

Riportiamo di seguito, integralmente, le raccomandazioni sintetiche riportate sul sito della Società Italiana Fibrosi Cistica.

In attesa di dati definitivi dai Registri della CF Foundation (CFF) e della Società Europea Fibrosi Cistica (ECFS), ma anche delle informazioni da parte del Registro Italiano Fibrosi Cistica (RIFC) relativi all’aumento delle gravidanze corrispondente alla disponibilità della ETI, risultano utili alcune considerazioni, suggerite dalla Cystic Fibrosis Foundation (CFF) e dalla European Cystic Fibrosis Society (ECFS).

Gravidanza e rischio che il feto/neonato sia affetto da fibrosi cistica

  • Indirizzare ad una consulenza genetica in cui si propone al padre l’analisi genetica CFTR (1° e 2° livello);
  • Se il padre è un portatore considerare il test genetico prenatale (villocentesi, amniocentesi) e neonatale (comunque per conferma anche se la coppia avesse già chiesto prelievo dei villi coriali/amniocentesi) dato il rischio di uno screening neonatale (NBS) falso negativo (IRT con valori nel range di normalità) in presenza di terapia con ETI da parte della madre;
  • Segnalare alla nascita il trattamento con ETI durante la gravidanza, che costituisce una possibile causa di falsa negatività allo screening neonatale;
  • Incoraggiare un attento follow-up del neonato da parte di un pediatra esperto di FC;
  • Nel caso di padre portatore o non sottoposto a test genetico CFTR prendere in considerazione l’esecuzione del test genetico per il neonato, anche se è stato eseguito in gravidanza il prelievo dei villi coriali/amniocentesi;
  • Nel caso di risultato normale o “borderline” considerare la ripetizione del test del sudore dopo che l’allattamento al seno è stato completato poiché le manifestazioni della malattia possono essere ritardate a causa della continua esposizione a ETI attraverso il latte materno.

 

A disposizione dei pazienti, oltre ai centri di riferimento FC, è sempre presente la LIFC, Lega Italiana Fibrosi Cistica, che mette a disposizione anche un servizio di consulto medico gratuito.

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