La dr.ssa Sara Pusceddu illustra l'attività dell'Istituto Tumori di Milano, centro di riferimento nazionale da oltre 40 anni
MILANO – I tumori neuroendocrini sono delle neoplasie rare, la cui incidenza nella popolazione generale è in progressivo incremento. Ciò è dovuto essenzialmente al miglioramento delle tecniche diagnostiche, della medicina nucleare, della radiologia, e in generale a una maggiore conoscenza della malattia dal punto di vista anatomopatologico. Lo conferma la dr.ssa Sara Pusceddu, della Struttura Complessa Oncologia Medica 1 dell'Istituto Tumori di Milano.
“Questi tumori si dividono in due gruppi: quelli indolenti, con caratteristiche biologiche peculiari, bassa crescita e divisione mitotica. Rispondono bene agli analoghi della somatostatina e ai farmaci biologici, e consentono una sopravvivenza superiore ai 5 anni, come nel caso del tumore dell'ileo o del pancreas”, spiega il medico. “Il secondo gruppo è formato invece da tumori molto aggressivi, a prognosi infausta, con sopravvivenza inferiore all'anno, come i microcitomi polmonari. Hanno un andamento biologico differente e devono essere trattati con la chemioterapia”.
Un'altra distinzione è fra i tumori funzionanti, ovvero quelli che secernono degli ormoni e causano le sindromi correlate, con sintomi diversi come flushing cutaneo e diarrea e i non funzionanti, più aggressivi, che vengono scoperti tardi e casualmente, spesso quando sono ormai metastatici e di grosse dimensioni.
“Gli analoghi della somatostatina, il lanreotide e l'octreotide, sono il cardine del trattamento”, continua la dr.ssa Pusceddu. “Sono farmaci simili per affinità recettoriale ma differenti per farmacocinetica: il lanreotide ha un'attività pressoché immediata (24 ore), mentre l'octreotide raggiunge il picco massimo dopo 7 giorni.”
Il lanreotide, lo scorso 5 aprile, è stato approvato con una nuova indicazione per il trattamento dei tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici (GEP_NETs) di grado 1 e di un sottogruppo di grado 2. “Questa nuova indicazione segna un passo avanti nelle prospettive di cura per i tumori non funzionanti. I dati provenienti dallo studio di fase III CLARINET evidenziano che il lanreotide migliora la sopravvivenza libera da progressione e riduce in modo statisticamente significativo il rischio di progressione. È il primo dato in assoluto che ha dimostrato con un alto livello di evidenza l'efficacia del farmaco in senso antiproliferativo per i tumori neuroendocrini del pancreas non funzionanti. Un'efficacia della quale avevamo avuto la percezione nell'esperienza clinica, e che ora verrà traslata nella modifica dell'indicazione del farmaco”, prosegue la dottoressa.
L'Istituto Tumori di Milano ha una grande esperienza per questa tipologia di neoplasie: centro di riferimento nazionale da oltre 40 anni per la cura e la ricerca, dal 2010 ha ricevuto il certificato di eccellenza da parte dell'ENETS (European Neuroendocrine Tumor Society).
“I nostri specialisti lavorano in un ambito multidisciplinare: prendiamo in carico 5 nuovi pazienti alla settimana con tumori neuroendocrini, e ogni decisione rispetto alla terapia viene discussa nel corso della cosiddetta Tumor Board”, sottolinea la dr.ssa Pusceddu. “Inoltre, abbiamo un database con 1.900 pazienti, portiamo avanti diversi progetti di ricerca ideati in Istituto, sia retrospettivi che prospettici, e aderiamo a molti programmi multinazionali”.
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