Secondo uno studio recentemente pubblicato su Blood alcuni pazienti affetti da leucemia mieloide cronica possono avere una risposta migliore rispetto ad altri all’inibitore delle tirosin chinasi (TKI) di terza generazione ponatinib a seconda del numero e del tipo di mutazioni di BCR-ABL 1 presenti.

Per i pazienti con leucemia mieloide cronica trattati con TKI di prima generazione, come imatinib, o di seconda generazione, come nilotinib o dasatinib, la causa più comune di fallimento del trattamento è l'acquisizione di mutazioni nel gene BCR-ABL1, in particolare la mutazione T315I, la più comune, che interferisce con il legame del farmaco e finisce per portare allo sviluppo di resistenza ai TKI.
Storicamente, i pazienti portatori di questa mutazione hanno mostrato una prognosi molto sfavorevole.
Alcuni dei tumori portatori di queste mutazioni si sono dimostrati sensibili a ponatinib e i profili di sensibilità dimostrati in vitro si sono tradotti in successi terapeutici nei pazienti.
 
Tuttavia, spiegano gli autori nell’introduzione, le risposte al trattamento sono variabili nei diversi soggetti e i fattori di base che potrebbero portare a tali differenze di risposta non sono stati ben studiati.

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