Il farmaco offre una nuova opzione in monoterapia per le donne con mutazione BRCA1/2 o con BRCA wild-type
L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato in questi giorni il rimborso del farmaco rucaparib, che sarà presto disponibile in Italia come opzione in monoterapia per il trattamento di mantenimento di donne adulte con recidiva platino sensibile di carcinoma ovarico epiteliale ad alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario, in risposta dopo chemioterapia a base di platino. Rucaparib è indicato per pazienti idonee indipendentemente dallo status di BRCA, ciò significa che può essere prescritto per donne con mutazione BRCA o con BRCA wild-type.
“Accogliamo con estremo favore l’arrivo del parp-inibitore rucaparib, che offre una nuova possibilità di cura, dopo la chirurgia e due linee di chemioterapia, a tutte le donne colpite da tumore ovarico che presentano i requisiti necessari”; ha dichiarato Nicoletta Cerana, presidente nazionale di ACTO Onlus, la prima rete italiana di associazioni pazienti impegnata nella lotta contro il tumore ovarico e i tumori ginecologici. “Il tumore ovarico è una neoplasia altamente mortale che oggi attraverso i parp inibitori è finalmente possibile cronicizzare. Le pazienti lo sanno e sono pronte ad affrontare il difficile cammino della cronicizzazione. Come associazione ci auguriamo quindi che rucaparib possa essere prescritto nel più breve tempo possibile in tutte le Regioni italiane".
Approssimativamente 5.000 donne all'anno ricevono una diagnosi di carcinoma ovarico in Italia (all'incirca a 14 nuove diagnosi al giorno) e rappresenta circa il 30% di tutti i tumori maligni del sistema riproduttivo femminile. Inoltre, all'incirca il 25 per cento delle pazienti presenta una mutazione BRCA1/2 correlata alla risposta alla terapia, mentre la maggioranza delle donne con diagnosi di BRCA wild-type avrà una prognosi peggiore e opzioni terapeutiche limitate. Nonostante gli avanzamenti nel trattamento e nella cura, più di 3.000 donne continuano a morire ogni anno. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni per carcinoma ovarico in Italia è pari solamente al 39%, diminuendo al 31% dopo 10 anni. Tra coloro che sono state trattate con chirurgia e chemioterapia di prima linea, circa il 70% avrà una recidiva nei primi tre anni.
“Sono personalmente molto felice di poter offrire anche alle pazienti italiane rucaparib, che rappresenta una novità importante”, ha dichiarato Nicoletta Colombo, Direttore del Programma di ginecologia oncologica dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Professore Associato Università Milano-Bicocca. “Nello studio ARIEL3, infatti, rucaparib ha raddoppiato il tempo libero da malattia dopo una seconda linea di chemioterapia rispetto al placebo e con un profilo di tollerabilità maneggevole nonostante una popolazione in studio molto simile alla pratica clinica, indipendentemente dalla mutazione di BRCA”.
L'autorizzazione nell'Unione Europea (UE) si basa sui dati dello studio clinico di Fase III ARIEL3, che ha dimostrato che rucaparib ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da progressione (PFS) in tutte le popolazioni di pazienti con carcinoma ovarico studiate. ARIEL3 ha raggiunto con successo il suo endpoint primario di estensione della PFS valutata dallo sperimentatore rispetto al placebo in tutte le pazienti trattate (intention-to-treat o ITT), indipendentemente dallo status di BRCA (mediana in mesi 10,8 vs 5,4). Inoltre ha raggiunto con successo il principale endpoint secondario di estensione della PFS valutata tramite revisione radiologica indipendente rispetto al placebo in tutte le pazienti trattate (ITT) indipendentemente dallo status di BRCA (mediana in mesi 13,7 vs 5,4). Il profilo generale di sicurezza di rucaparib si basa su dati ricavati in studi clinici da 937 pazienti con carcinoma ovarico trattate in monoterapia con rucaparib.
“Nel carcinoma ovarico le donne prive di mutazione BRCA sono circa l’80% dei casi e sono caratterizzate da una prognosi particolarmente sfavorevole”, dichiara il Prof. Sandro Pignata, Direttore dell’oncologia medica del Dipartimento Uro-ginecologico dell’Istituto Nazionale Tumore Fondazione Pascale di Napoli, Coordinatore Scientifico della Rete Oncologica Regione Campania e Presidente del Gruppo di Ricerca MITO. “La rimborsabilità di rucaparib rappresenta oggi una nuova importante opzione terapeutica anche per queste pazienti che ancora troppo spesso non ricevono un trattamento di mantenimento sicuro ed efficace”.
"Il rimborso di rucaparib in Italia è un importante passo in avanti nel percorso del trattamento del carcinoma ovarico poiché ha dimostrato di essere efficace in un'ampia popolazione di donne con carcinoma ovarico recidivante", ha affermato Patrick J. Mahaffy, Presidente e Amministratore Delegato di Clovis Oncology. "Stiamo lavorando per fare in modo che rucaparib sia disponibile per più pazienti possibili in tutta Europa, e non vediamo l'ora che venga lanciato in altri Paesi nei prossimi mesi".
Per maggiori informazioni su rucaparib è possibile consultare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto, in lingua italiana, sul sito dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA).
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