Da uno studio retrospettivo de La Sapienza, durato 10 anni, benefici osservati nel 60 per cento dei pazienti

Ci sono i vaccini, in fase di sperimentazione ma con i quali ancora non si intravvedono prospettive certe, e ci sono strategie come le terapie genetiche e lo sviluppo di biomarker per predire e tenere sotto controllo le infezioni. Ma per l’HIV la ricerca è fondamentalmente legata a pochi farmaci e al miglioramento delle strategie dei trattamenti attualmente disponibili. Sforzi convogliati in un’unica parola: anti-retrovirali. “Nel corso degli anni ci sono state modificazioni dei principi attivi adottati, per cui oggi abbiamo a disposizione molecole meno tossiche e certamente più sicure per il paziente. Di certo sappiamo che la terapia con anti-retrovirali è l’unica strada al momento percorribile la cui efficacia è dimostrata”, spiega Ivano Mezzaroma, ricercatore del Dipartimento di Medicina Clinica de La Sapienza di Roma che ha partecipato a uno studio retrospettivo per valutare i benefici provenienti da questo approccio terapeutico.

Gli anti-retrovirali, seppure siano l’unica via per tenere a bada la malattia, non sono da considerarsi un ripiego in mancanza di qualcosa di meglio: dalla ricerca italiana condotta l’assunzione giornaliera e prolungata di questi farmaci ha dimostrato una buona efficacia terapeutica nel 60 per cento dei pazienti, valutata in base alla soppressione della replicazione virale e alla diminuzione del numero delle cellule T CD4+ sotto i 200, indicatrici dell’infezione diffusa da parte del virus, entro il primo anno di trattamento.
“L'elemento chiave emerso da questo studio è che il trattamento in uso è efficace nel controllo dell’infezione da HIV ed è anche molto semplice, basta assumere le compresse per via orale. Più si prosegue la terapia nel tempo, maggiori sono i benefici”, prosegue il ricercatore. Attualmente i farmaci più in uso sono gli inibitori non nucleosidici della transcrittasi inversa e gli inibitori della proteasi, che bloccano il ciclo di replicazione del virus nella fase iniziale e finale rispettivamente. Il futuro prossimo della ricerca prevede l’adozione di co-formulazioni, cioè compresse contenenti più principi attivi al fine di migliorare l’efficacia del trattamento con anti-retrovirali. Lo studio condotto a La Sapienza non ha beneficiato di finanziamenti esterni, una situazione comune a molte malattie che, come l’Hiv, sono oggi considerate sotto controllo nella loro diffusione e trattamento.
“Grazie anche agli anti-retrovirali oggi l’infezione da Hiv può essere tenuta sotto controllo. Nonostante la strada percorsa abbia dato dei buoni risultati, i finanziamenti pubblici sono pressoché spariti e quelli nazionali non vengono più emessi. Forse le nuove strategie terapeutiche hanno tolto un po’ quell’alone di incurabilità che c’era attorno alla malattia e non si investe più, un grosso ostacolo per la ricerca universitaria che non è legata alle case farmaceutiche”.

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