Fibromialgia: l'approccio terapeutico non farmacologico

Quando i farmaci non bastano serve una presa in carico multidisciplinare che consideri anche strategie di rilassamento e un concreto supporto di tipo psicologico

Se avete provato almeno una volta nella vita l’effetto di una forte emicrania avrete una vaga idea di ciò che sperimentano tutti i giorni coloro che sono affetti da fibromialgia, una condizione cronica, altamente invalidante e caratterizzata da marcati riflessi su vari aspetti della vita quotidiana, dall’ambito lavorativo a quello familiare fino a quello più intimo. Infatti, i pazienti colpiti da sindrome fibromialgica sono costretti a numerose assenze dal lavoro, vivendo in uno stato di disabilità perenne a causa del dolore muscolo-scheletrico che li affligge senza sosta. Tentare di fornire una spiegazione su cosa consista la malattia è molto più semplice che non ottenere una diagnosi - il ritardo diagnostico è infatti una delle criticità associate con più frequenza alla fibromialgia - e ancora più complicato risulta essere il trattamento. Secondo il PDTA elaborato dal dal Comitato Scientifico dell’European Network of Fibromyalgia Associations (ENFA) il miglior approccio alla malattia prevede, laddove necessario, la somministrazione di una terapia farmacologica - pur non esistendo farmaci specifici si interviene in maniera sintomatica - e, in ogni caso, l’adesione a un percorso di trattamento non farmacologico che comincia con l’educazione del paziente.

APPROCCIO EDUCAZIONALE E SOSTEGNO PSICOLOGICO

Il riconoscimento della patologia a livello individuale è il punto di partenza per affrontare un cammino lungo (la fibromialgia è una malattia cronica) e non sempre lineare. Questo punto è importante almeno quanto quello del riconoscimento della patologia da parte delle Istituzioni sanitarie per il quale si stanno battendo le Associazioni dei pazienti sostenute dai tanti specialisti della malattia. La sindrome fibromialgica si caratterizza non soltanto per la presenza di un dolore cronico e persistente ma anche per l’insorgenza di disturbi di tipo psichiatrico che rendono necessario il coinvolgimento di un esperto psichiatra il quale potrà stabilire un percorso idoneo in relazione alle caratteristiche cognitive e ai deficit, nonché alle risorse psicologiche e ambientali del paziente. Fondamentale è anche il ruolo dello psicologo che accompagna il paziente nel suo percorso di comprensione e accettazione della natura della malattia, prerequisito necessario per far fronte a stati d’animo fra cui ansia e stress potenzialmente in grado di accentuarne i sintomi.

TECNICHE DI RILASSAMENTO

Limitare lo stress diventa un’opzione valida anche per raggiungere una miglior qualità del sonno, aspetto di cui il 90% dei pazienti con fibromialgia tende a lamentarsi. Perciò oltre a un regolare esercizio fisico di tipo aerobico alternato a momenti di stretching muscolare, è utile l’adozione di tecniche di “mediazione in movimento”: fra queste il tai-chi, ispirato alle arti marziali cinesi a cui combina pratiche di meditazione, e il qigong, anch’esso di origine cinese che prevede l’apprendimento di una serie di movimenti prefissati, di pari passi con protocolli di respirazione e meditazione. Sempre valida come tecnica di rilassamento risulta essere lo Yoga, una disciplina in cui l’esercizio fisico e la meditazione si integrano per promuovere il benessere del corpo e della mente.

Tra le tecniche più utili per il rilassamento dei pazienti affetti da fibromialgia si evidenzia la mindfulness, una variante della meditazione nata alla fine degli anni Ottanta che si colloca più nella sfera delle terapie cognitivo-comportamentali ed è di particolare aiuto per migliorare la concentrazione e aumentare la consapevolezza di sé stessi e, nel caso specifico, della patologia fibromialgica. In aggiunta a queste tecniche è stato rilevato il valore dell’agopuntura quale terapia di supporto per il rilassamento dei pazienti.

TENS

Infine, sempre sul fronte dei trattamenti non farmacologici, è interessante segnalare lo studio FM-TIPS di Fase III avviato a gennaio di quest’anno e che coinvolgerà 600 pazienti di sesso maschile e femminile affetti da fibromialgia. Si tratta di un trial randomizzato atto a valutare se l’aggiunta alla fisioterapia di routine della terapia di stimolazione elettrica nervosa transcutanea (il cosiddetto TENS, TransCutaneous Electrical Nerve Stimulation) sia in grado di ridurre il dolore associato ai movimenti. La conclusione dello studio - prevista per il 2024 - potrebbe fornire utili osservazioni sull’impiego di questa forma di trattamento negli individui affetti da dolore cronico associato a fibromialgia.

 

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