Dalle due interrogazioni alla Camera ai quattro disegni di legge in Senato, fino alle norme approvate in Sardegna, Puglia ed Emilia Romagna: tutte chiedono il riconoscimento della malattia come cronica e invalidante

Roma – Si moltiplicano le iniziative parlamentari che puntano al riconoscimento della fibromialgia, una sindrome che causa un aumento della tensione muscolare ed è caratterizzata da dolore ai muscoli e ai tessuti fibrosi (tendini e legamenti) di tipo cronico e diffuso. Si tratta di una malattia poco conosciuta, che causa ai malati sofferenze e dolori continui e costanti. Pochi giorni fa, alla Camera, anche la deputata Michela Rostan (LeU) ha presentato un'interrogazione nella quale si chiede al Ministro della Salute Giulia Grillo il riconoscimento della fibromialgia come malattia cronica e invalidante, un atto che consentirebbe a chi ne è affetto i relativi diritti e tutele.

La diagnosi e le caratteristiche cliniche della fibromialgia sono controverse: è stata collegata all'attività lavorativa svolta dal soggetto o a familiarità genetica; in qualche caso si è parlato anche di reazioni allergiche e problemi al sistema immunitario. Insorge prevalentemente nelle persone di sesso femminile in età adulta: è associata ad astenia, problemi cognitivi, disturbi del sonno, ansia e depressione, e viene indicata da recenti statistiche al secondo o terzo posto tra le malattie reumatiche più diffuse. Le terapie attualmente disponibili sono solo sintomatiche o di supporto, e anche se sono in corso delle sperimentazioni cliniche su alcuni farmaci con potenziali indicazioni specifiche, non vi sono ad oggi possibilità conosciute di guarigione. In presenza di crisi di dolore acuto, risulta particolarmente invalidante: chi ne è affetto resta bloccato a casa per giorni, e la patologia impedisce di studiare, lavorare e adempiere alle necessità della propria vita.

“Nel novembre 2017 è stato approvato all'unanimità dai membri della Commissione Affari Sociali della Camera il testo unificato di una risoluzione che impegnava il Governo, tra le altre cose, a includere la fibromialgia nell'elenco delle malattie croniche di rilevante impatto sociale e sanitario che devono rientrare nei livelli essenziali di assistenza (LEA)”, si legge nel testo presentato dall'On. Rostan. “Ciò nonostante, la fibromialgia non è ancora riconosciuta dallo Stato come malattia cronica ed invalidante: il paziente, quindi, appare privo di tutele. Il mancato riconoscimento impedisce a chi ne è affetto l'accesso agevole a strumenti di diagnosi e cura e a mezzi di tutela sui luoghi di lavoro e di studio: il malato non può giustificare le assenze, incontra ostacoli e incomprensioni”.

Non si tratta della prima interrogazione presentata a Montecitorio su questo tema: nel novembre scorso, a scrivere al ministro Giulia Grillo era stato il deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami. A Palazzo Madama, i disegni di legge presentati sono addirittura quattro, e nel dicembre scorso, come abbiamo raccontato in questo articolo, la Commissione Sanità del Senato ha iniziato a prenderli in esame. I DDL sono quelli presentati dai senatori Manuel Vescovi (Lega Nord), Paola Boldrini (Partito Democratico), Isabella Rauti (Fratelli d’Italia) e Felicia Gaudiano (Movimento 5 Stelle).

Inoltre, in assenza di una normativa a livello nazionale, alcune Regioni hanno scelto di garantire ugualmente ai loro pazienti la diagnosi e le cure, con diverse iniziative fra cui la costituzione di un gruppo tecnico di lavoro o la creazione di un registro sulla fibromialgia: è quanto accaduto, ad esempio, in Emilia-Romagna, in Puglia e proprio pochi giorni fa in Sardegna.

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