I fattori di trascrizione, gli oncosoppressori e gli oncogeni protagonisti del processo di cancerogenesi possono essere paragonati ai giocatori di squadra di calcio: alcuni assomigliano agli attaccanti che finalizzano le azioni e cercano il risultato ed altri, pur non essendo altrettanto conosciuti dei primi, sono specializzati nel dialogare con tutti i giocatori della squadra per favorire l’esecuzione dei passaggi che portano a capitalizzare il successo.
Nel caso della formazione del tumore, gli appartenenti a questa seconda categoria hanno da tempo attratto l’attenzione del pubblico di ricercatori impegnati ogni girono nella partita contro il cancro. Il coattivatore trascrizionale TAZ (Transcriptional coActivator with PDZ binding motif) è uno di questi e le sue interazioni con fattori di trascrizione come TBX5, TEADs, Runx2 e PPARgamma, collegati a geni coinvolti in processi di proliferazione cellulare e crescita dei tessuti, hanno fatto pensare che il suo ruolo potesse essere più importante di quanto previsto nella genesi dei tumori del cavo orale, della mammella, del colon, del fegato. Inoltre, la sovraespressione di TAZ sembra favorire la crescita e la migrazione cellulare anche nei neuroblastomi. Con questi presupposti, un gruppo di ricercatori cinesi ha deciso di esplorare la relazione tra l’espressione di TAZ e le caratteristiche clinco-patologiche di una coorte di pazienti affetti da retinoblastoma.
Il retinoblastoma è un tumore maligno della retina che colpisce specialmente i bambini al di sotto dei 6 anni ed è una delle principali cause di cecità giovanile. Si tratta di un tumore raro che ha un’incidenza variabile tra 1:15000 e 1:20000 nati vivi e che si presenta con sintomi specifici, quali la pupilla bianca (leucoria) o il riflesso pupillare bianco nelle foto con flash (anziché rosso, come avviene normalmente). Altri segni indicativi sono le macchie bianche nella pupilla o un rossore accompagnato da dolore agli occhi e ifema (raccolta di sangue nella camera anteriore dell’occhio), pur non essendo in corso un’infiammazione. Infine, anche l’abbassamento della vista, lo strabismo o il cambiamento di colore dell’iride, per quanto meno specifici, possono essere associati al retinoblastoma. Nella maggior parte dei casi il tumore colpisce solo un occhio (unilaterale) ma nel 40% dei casi può interessare entrambi gli occhi (bilaterale): le forme unilaterali sono spesso di tipo sporadico e non sono necessariamente ereditarie mentre quelle bilaterali sono sempre di tipo ereditario e dipendono dalla mutazione a livello del gene RB1. In tal caso è necessario sia controllare gli eventuali fratelli e sorelle del paziente che mantenere il bambino stesso sotto stretta sorveglianza perché non è da escludere l’eventuale manifestazione di altre patologie tumorali collegate alla mutazione di RB1. L’importanza di una diagnosi precoce e tempestiva è duplice: in primo luogo perché, nonostante l’ottima prognosi (in Inghilterra oltre il 98% dei bambini colpiti sopravvive), il tumore può metastatizzare al cervello o ad altre parti del corpo e, in secondo luogo, perché la terapia da adottare dipende dalla stadiazione e può limitarsi alla combinazione di radioterapia, chemioterapia o crioterapia ma, in casi più gravi o nelle forme avanzate, può richiedere l’enucleazione di uno o entrambi i globi oculari.
Nel lavoro pubblicato su Diagnostic Pathology, il gruppo di ricerca guidato dal prof. Yiting Zhang ha raccolto campioni di retine di 43 giovani pazienti (l’età era compresa tra 0 e 7 anni) e ha effettuato una serie di analisi di immunoistochimica grazie a cui è stato possibile osservare che in 28 su 43 campioni (65.1%) TAZ era altamente espresso. In aggiunta a ciò, i ricercatori hanno evidenziato che la sua espressione è correlata ad un aumento della proliferazione cellulare, confermando che gli alti livelli di TAZ sono decisivi per la progressione del tumore. L’inattivazione di TAZ, infatti, determina un abbassamento dell’espressione della Ciclina E e della CDK2, coinvolte nella regolazione del ciclo cellulare. La maggior espressione di TAZ ha rivelato significative correlazioni anche con la classificazione dei linfonodi regionali, con l’estensione della base tumorale e con la differenziazione del tumore. Infine, nei pazienti in cui TAZ era espresso ad alti livelli è stato possibile registrare una limitata sopravvivenza generale e anche una minore sopravvivenza libera da malattia.
TAZ si configura quindi come un potenziale biomarcatore prognostico per il retinoblastoma, identificando i pazienti a maggior rischio e fornendo un valido contributo nella scelta del percorso terapeutico.
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