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Secondo recenti scoperte pubblicate sulla rivista European Journal of Clinical Investigation le terapie ipocolesterolemizzanti, cioè quelle terapie che mirano ad abbassare il livello ematico di colesterolo LDL (conosciuto come 'cattivo') nel sangue, devono fare i conti con le caratteristiche metaboliche individuali del paziente. Le terapie più diffuse vanno comunque ad agire sulle funzioni delle HDL (colesterolo 'buono') potenziandone l'attività. Le attuali linee guida raccomandano un trattamento ipolipemizzante nella prevenzione primaria di malattie cardiovascolari nei pazienti affetti da diabete di tipo 2 (T2DM).

Ora il team di ricercatori guidato da Michela Triolo del Centro Medico Universitario di Groningen (Olanda) avrebbe dimostrato che l'uso di simvastatina e bezafibrato (in monoterapia o in combinazione) in questi pazienti è in grado di aumentare l'efflusso di colesterolo cellulare, una delle attività fondamentali delle lipoproteine ad alta densità (HDL), fronteggiando così la condizione di ipercolesterolemia.

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