Il caso rappresenta un esempio delle potenzialità della medicina di precisione
Sulla rivista Cold Spring Harbor Molecular Case Studies è stato recentemente pubblicato il caso di una bambina americana a cui è stata riscontrata, mediante un esame di sequenziamento dell'esoma, una rara malattia neurodegenerativa nota col nome di sindrome di Brown-Vialetto-Van Laere 2 (BVVLS2). Grazie alla tempestiva diagnosi, gli scienziati della Duke University e del Columbia University Medical Center (CUMC) hanno potuto mettere in atto un'adeguata strategia terapeutica, riuscendo a trattare con successo la piccola paziente.
La sindrome di Brown-Vialetto-Van Laere 2 (BVVLS2) rappresenta una delle due tipologie di deficit del trasportatore di riboflavina (RTD) ed è una malattia progressiva dei motoneuroni, di solito fatale, causata da una mutazione omozigote o eterozigote del gene SLC52A2. La BVVLS2 è caratterizzata dall'insorgenza in età precoce di sintomi quali sordità neurosensoriale, disfunzione bulbare, grave e debolezza muscolare e atrofia degli arti superiori, inferiori e dei muscoli assiali, con conseguente insufficienza respiratoria. Alcuni pazienti possono incorrere nella perdita della deambulazione autonoma. La prevalenza stimata della malattia è inferiore a 1/1.000.000 e, finora, ne sono stati descritti circa 90 casi.
La vicenda della piccola paziente americana ha avuto inizio quando la bambina è stata visitata, all'età di 15 mesi, dai medici del Duke University Hospital a causa dell'improvvisa comparsa di nistagmo, ossia di movimenti oscillatori, ritmici e involontari dei globi oculari. Quando, dopo circa un mese, ai problemi di visione si sono aggiunti segni di andatura instabile e tremore alle mani, gli specialisti hanno iniziato a ipotizzare che i disturbi fossero dovuti ad una malattia autoimmune e hanno deciso di sottoporre la paziente ad una terapia a base di somministrazioni bisettimanali di corticosteroidi e immunoglobuline per via endovenosa.
Dopo due mesi, i sintomi della bambina, che non mostrava una risposta sostenuta al trattamento steroideo, erano in continuo peggioramento, con la comparsa di debolezza presso gli arti superiori, aumento di instabilità dell'andatura, perdita di saliva dalla bocca e tendenza ad inclinare la testa sul lato destro. I medici, ancora propensi a ritenere che la rapida progressione neurodegenerativa avesse un'origine autoimmune, hanno iniziato a prendere in considerazione l'eventualità di un ulteriore trattamento con ciclofosfamide, un agente chemioterapico immunosoppressore.
Contemporaneamente, il caso è stato presentato al dottor Goldstein, principale autore dell'articolo e allora Direttore del Duke's Center for Human Genome Variation. A questo punto, presso le strutture della Duke University e del CUMC, la bambina è stata sottoposta ad una serie di test genetici, compreso un esame di sequenziamento dell'esoma (ossia la parte di DNA che codifica per le proteine). Le analisi hanno rivelato mutazioni in entrambe le copie del gene SLC52A2, mutazioni che, causando una grave carenza di riboflavina (vitamina B2), determinano l'insorgenza della sindrome di Brown-Vialetto-Van Laere 2.
La diagnosi genetica è stata confermata dopo appena un mese, e la bambina è stata subito trattata con supplementi orali di riboflavina. In poche settimane, i sintomi hanno cominciato a migliorare e i risultati riscontrati dopo 8 mesi di follow-up clinico suggeriscono un continuo e duraturo progresso delle condizioni di salute della piccola paziente.
“La BVVLS2 è una malattia molto difficile da diagnosticare”, ha spiegato il dottor Goldstein. “I sintomi sono simili a quelli di altre condizioni, e i semplici esami del sangue non mostrano il deficit di riboflavina perché la carenza della vitamina si verifica all'interno dei globuli rossi piuttosto che nella circolazione sanguigna”.
“Non c'è dubbio che ogni bambino con una presunta malattia genetica dovrebbe essere sottoposto a sequenziamento dell'esoma”, ha aggiunto il dottor Goldstein. “Solo questo tipo di analisi consente di sapere esattamente quello che un paziente ha e cosa fare per poter tentare di curarlo”.
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