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Famiglia

Sono numerosi i casi di bambini con mutazioni genetiche ritenute uniche in Italia: grazie a OMaR, invece, molti genitori hanno scoperto di non essere soli

Roma – Nell'ambito delle malattie rare, che colpiscono meno di una persona su 2.000, alcune sono chiamate ultra-rare perché hanno una frequenza inferiore a un caso su un milione: spesso non hanno neppure una denominazione, e vengono identificate col nome del gene mutato che provoca la malattia. È facile intuire il senso di solitudine dei genitori i cui bambini ricevono una diagnosi di questo tipo. Spesso la letteratura scientifica su queste patologie è scarsa, se non inesistente, e fra le poche informazioni che i medici sono in grado di dare c'è appunto quella sull'incidenza a livello mondiale, ipotizzata sulla base dei casi noti. Quasi sempre si parla di poche decine di pazienti, e i genitori abbandonano presto l'idea di poter trovare altre famiglie con le quali condividere informazioni e trovare conforto.

Nel corso degli anni abbiamo raccontato molte storie di bambini definiti dai genitori “gli unici in Italia ad avere questa malattia”. Col tempo abbiamo capito che era così solo perché il papà e la mamma continuavano a cercare il nome del gene mutato sui motori di ricerca, senza trovare alcuna informazione. Se invece si parla di queste malattie, altri casi vengono allo scoperto: quelli che secondo la statistica dovrebbero esserci, eppure non si trovano.

RARISSIMI, MA NON UNICI

I genitori di Nora pensavano che la loro bambina fosse l'unica in Italia ad avere una mutazione del gene GABRB2. Invece, grazie al nostro appello, pochi giorni dopo hanno scoperto di non essere soli: anche Francesco ha la stessa patologia, e anche i suoi genitori erano convinti che fosse l'unico caso nel nostro Paese.

Un'altra mutazione rarissima è quella del gene HUWE1: cinquanta casi a livello globale, e uno solo in Italia: Riccardo, del quale abbiamo raccontato la vicenda all'inizio del 2020. O almeno, così si credeva fino ad oggi, perché nel giro di pochi giorni abbiamo ricevuto due email: quella dei genitori di Gabriele, che diventa così il secondo paziente italiano noto per avere una mutazione del gene HUWE1, e quella dei genitori di Giorgia, che è la terza con mutazione del gene GABRB2.

MUTAZIONE DEL GENE HUWE1: LA STORIA DI GABRIELE

Il nome della malattia di Gabriele, 15 mesi e un fratello maggiore di 6 anni, è stato scoperto dai genitori solo poche settimane fa. La mamma, a breve, si sottoporrà al sequenziamento dell'esoma per scoprire se si tratta di una mutazione ereditaria o de novo (che non è presente nel corredo genetico dei suoi genitori e quindi non è stata ereditata da loro, ma si è verificata per la prima volta nel bambino come un evento “nuovo”). Il primo a nutrire dei sospetti fu il pediatra, perché il bambino, a 3 mesi, non raggiungeva le normali tappe di crescita, soprattutto quelle relative alla motricità: era ipotonico e non riusciva a tenere la testa sollevata; poi a 7 mesi è stato svezzato, e ora mangia omogeneizzati ma non ancora cibi solidi. Subito è stato sottoposto a vari esami, fra cui un elettroencefalogramma e una risonanza magnetica che ha evidenziato una malformazione al cervello, e allo stesso tempo ha iniziato a fare delle sedute di fisioterapia, poi sospese a causa del lockdown e riprese la scorsa estate.

“All'età di dieci mesi c'è stato un cambiamento sostanziale: Gabriele ha iniziato ad avere delle crisi epilettiche concomitanti a crisi respiratorie”, racconta il padre. “Ci hanno spiegato che sono le prime a scatenare le seconde. Quando accade, dobbiamo farci trovare pronti a intervenire: se la crisi dura meno di tre minuti, gli applichiamo una mascherina collegata a una bombola d'ossigeno, in caso contrario dobbiamo dargli un farmaco sedativo. Non ci sono cure specifiche, e ogni bambino recupera o peggiora a modo suo: Gabriele al momento assume dei farmaci antiepilettici e prosegue con la fisioterapia, mentre quando sarà un po' più grande potremo valutare le sue capacità di linguaggio ed eventualmente farlo seguire da un logopedista”, prosegue il padre. Sia i sintomi che il percorso clinico di Gabriele, quindi, sono molto simili a quelli di Riccardo, il primo bambino italiano al quale è stata riscontrata questa mutazione. Come lui, anche Gabriele ha dei dismorfismi (microcefalia e attaccatura delle orecchie bassa): non essendo molto evidenti, però, i medici li hanno collegati solo a posteriori.

MUTAZIONE DEL GENE GABRB2: LA STORIA DI GIORGIA

Anche Giorgia, nata con parto naturale e con un peso di 3,8 kg, secondo l'indice di Apgar era normale. All'età di 4 mesi, però, iniziò a ruotare gli occhi in modo anomalo, e il pediatra disse che si trattava di un fatto fisiologico. Purtroppo non era così e ancora oggi, che ha 14 anni, ha diversi problemi alla vista: è strabica, soffre di nistagmo e nel corso degli anni è passata da una forte ipermetropia, poi recuperata totalmente, a un astigmatismo tendente alla miopia. Inoltre, così come Nora (la prima bambina italiana con questa diagnosi), ma a differenza di Francesco (il secondo), Giorgia soffre di crisi epilettiche che però sono ben controllate dai farmaci.

Per lei sono anni di visite oculistiche e di indagini genetiche in tutta Italia, da Reggio Calabria (dove vive la famiglia) a Pavia, Firenze, Roma e Bari. Ma la svolta avviene quando i genitori guardano in televisione la Maratona Telethon, dove si parlava della sindrome di Angelman: la diagnosi corretta non si rivelò quella, ma la Fondazione indirizzò la famiglia all'Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) di Napoli, dove nell'ottobre 2019 è stata riconosciuta la mutazione del gene GABRB2. Anche i genitori si sono sottoposti alle indagini genetiche, per sapere se anche la sorella di Giorgia, di sei anni e mezzo, fosse malata, ma fortunatamente il test è risultato negativo: si tratta quindi di una mutazione de novo.

La malattia non è degenerativa, ma Giorgia non parla e ha diversi altri problemi. “Ha avuto più o meno il percorso degli altri due bimbi: ha un ritardo psicomotorio grave, soffre di reflusso gastroesofageo, ha disturbi del sonno ed è iperattiva”, racconta la mamma. “Non riesce a mangiare da sola perché non mastica perfettamente: le cade il cibo e quindi bisogna imboccarla. Fa terapia di riabilitazione e psicomotricità da quando aveva sei mesi e a casa è sempre stata bombardata da stimoli di ogni genere, con continui piccoli progressi che l'hanno portata oggi ad essere quella che è”, conclude la mamma. “Quando era piccola i medici dicevano che era 'una bambola di pezza', mentre ora ha imparato a usare le mani e a prendere gli oggetti. Cammina da sola e capisce tanto, ma non tutto, anche perché spesso siamo noi a non capirla”.

Chiunque volesse fare una segnalazione riguardo alla mutazione dei geni HUWE1 o GABRB2, oppure mettersi in contatto con i genitori di Gabriele o di Giorgia, può inviare una e-mail al seguente indirizzo di posta elettronica: fuggetta@osservatoriomalattierare.it

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