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Dott.ssa Flavia Napoli (Genova): “Per alcuni tipi di malattia esistono farmaci innovativi, che agiscono sui circuiti dell’ipotalamo regolanti la fame, la sazietà e il dispendio energetico”

Mediterranea, chetogenica oppure a zone: spopolano sul web e sulle riviste di benessere le proposte dietetiche per quanti soffrono l’obesità e vogliono calare di peso ma - posto che è sempre buona cosa affidarsi al consiglio di un nutrizionista prima di iniziare un regime dietetico che prometta di perdere rapidamente peso - le obesità genetiche pongono al medico e al paziente una sfida che non può essere vinta solo rinunciando agli zuccheri o ai pasti troppo calorici. E ciò sostanzialmente perché la sensazione di fame insaziabile che le caratterizza è scatenata da squilibri provocati da una condizione genetica che i ricercatori stanno tuttora studiando.

L’obesità genetica è difficile da gestire solo con la modifica della dieta o con uno stile di vita che preveda di aumentare l’attività fisica”, precisa la dottoressa Flavia Napoli, della Clinica Pediatrica e Endocrinologia presso l’IRCCS Istituto “Giannini Gaslini” di Genova (clicca qui o sull’immagine dell’articolo per guardare la video-intervista). Questo vale in modo particolare per bambini e adolescenti, molti dei quali affetti da patologie come la sindrome di Prader-Willi, che comporta una marcata iperfagia in conseguenza della quale chi ne soffre va incontro allo sviluppo di obesità infantile, con problemi comportamentali associati all’affannosa ricerca del cibo. Il Gruppo di Studio sulle Obesità Genetiche della SIEDP - i cui lavori sono coordinati dalla dott.ssa Roberta Pajno - ha redatto alcuni anni fa un documento con importanti raccomandazioni per la gestione dell’obesità in questi pazienti. A quelle vanno oggi ad aggiungersene altre, estese ad ulteriori forme di obesità - non unicamente legate alla sindrome di Prader-Willi - che considerano i nuovi farmaci in arrivo. Tra questi anche i farmaci che prendono di mira le alterazioni del pathway MC4R.

Per alcuni tipi di obesità genetica esistono farmaci innovativi diretti contro specifici difetti genetici, in particolare nei circuiti dell’ipotalamo che regolano la fame, la sazietà e il dispendio energetico”, prosegue la dottoressa Napoli. “Sono farmaci molto sicuri che presentano effetti collaterali di scarsa entità e non gravi”. A riprova di ciò, durante la riunione del Gruppo di Studio sulle Obesità Genetiche della SIEDP, svoltasi al Centro Congressi dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, il dott. Danilo Fintini, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha presentato il caso di una bambina affetta da una forma genetica di obesità che grazie al trattamento ha ottenuto una significativa riduzione del peso.

“C’è ancora molta strada da fare perché scarseggiano i dati a lungo termine sull’efficacia e la tollerabilità di queste terapie, perciò rimane decisivo l’approccio multidisciplinare, con una rete di supporto al paziente che includa anche il supporto psicologico”, commenta infine Napoli.

La riunione del Gruppo di Studio sulle Obesità Genetiche della SIDEP si è svolta il 7 giugno con il contributo non condizionante di Rhythm Pharmaceuticals.

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