Il medicinale è stato testato in vitro anche per COVID-19, ma i dati sono insufficienti. Anzi, sembra che non sia efficace nemmeno contro la comune influenza
Cosa c'è di più contagioso del Coronavirus? Le bufale che lo riguardano. Non sono letali, certo, ma la disinformazione può creare ugualmente gravi danni. E se la produzione di bufale è sempre stata fiorente, da due mesi è diventata una vera e propria infodemia. Il termine è stato portato alla ribalta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità: deriva dall'inglese infodemic, a sua volta composto da information ed epidemic. La Treccani, che lo registra fra i neologismi del 2020, lo definisce come “la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”.
Per questo motivo, Osservatorio Malattie Rare (OMaR) ha deciso di creare la nuova rubrica “BufalaVirus”. Le fake news sono così tante che c'è l'imbarazzo della scelta. Questa settimana abbiamo deciso di inaugurare la rubrica con quella che negli ultimi tempi sembra la più diffusa: un farmaco contro il Coronavirus esiste, si chiama Arbidol ed è già in commercio in Russia, ma in Italia ci nascondono questa cura miracolosa.
Tutto nasce da un video pubblicato su Facebook, che diventa subito virale (ora l'autore, che forse si è reso conto dello sbaglio, l'ha cancellato dal suo profilo, ma lo trovate qui). La storia è questa: due italiani si trovano all'aeroporto di Mosca, e mostrano il biglietto aereo per dimostrarlo. Indossando le mascherine, si dirigono verso la farmacia dello scalo e, un po' in inglese maccheronico e un po' in italiano, chiedono il farmaco Arbidol. Uno dei due amici aggiunge che da 46 anni il medicinale è in commercio in Russia e che è efficace “contro tutti i Coronavirus”. Dopo averne acquistate due scatole, l'altro conclude: “Voi mi potete dire come mai in Italia sono morte così tante persone per questa cosa? Per questo farmaco che noi non abbiamo e loro invece hanno?”
Molti si sono fatti convincere dal fatto che sulla confezione del farmaco è ritratta la classica immagine del virus, che al microscopio elettronico ha l'aspetto simile a quello di una corona. Come sappiamo, però, il ceppo di Wuhan è solo l'ultimo componente della vasta famiglia dei Coronavirus, che non sono stati scoperti l'anno scorso ma sono noti fin dagli anni '60. È quindi normale che diversi farmaci contro le infezioni delle vie respiratorie, incluso il comune raffreddore, abbiano un'immagine simile sulla confezione.
Ma riflettiamo un minuto: in un periodo in cui tutti i medici e i ricercatori del mondo si stanno dando da fare per trovare un vaccino o una cura alla malattia, è plausibile che sia un comune cittadino a rivelare questa verità nascosta? Ovviamente no, ma la bufala ha avuto una vasta diffusione proprio perché, come accade di solito, mischia abilmente notizie vere e notizie false.
Infatti, qualcosa di vero c'è: un farmaco con nome commerciale Arbidol (a volte chiamato erroneamente Abidol) esiste. È un antivirale prodotto dalla casa farmaceutica russa Pharmstandard e il suo principio attivo è l'umifenovir. È effettivamente in commercio in Russia e in Cina per la prevenzione e il trattamento delle infezioni da virus dell’influenza A e B, ma non è autorizzato in Europa dall'EMA, né negli Stati Uniti dalla FDA, dove ne esistono altri simili.
È vero anche che recentemente è stato proposto di utilizzarlo contro il COVID-19. L'ANSA, il 5 febbraio scorso, ha annunciato i primi risultati di una ricerca condotta dal team della professoressa Li Lanjuan, dell'università cinese di Zhejiang. L'epidemiologa ha testato contro il virus una combinazione di due farmaci: il darunavir, un medicinale contro il virus HIV responsabile dell'AIDS, e appunto l'umifenovir, ovvero l'Arbidol. Nonostante queste due molecole abbiano effettivamente dimostrato di poter inibire il Coronavirus, si tratta ancora solo di esperimenti con cellule in vitro, e non sugli esseri umani.
Infatti, il giorno stesso, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha frenato gli entusiasmi attraverso il suo portavoce Tarik Jasarevic: “Non esistono ancora terapie efficaci contro il 2019-nCoV [poi rinominato SARS-CoV-2, N.d.R.] e l'OMS ricorda che solo studi su larga scala possono essere efficaci e sicuri. Di solito ci vogliono anni per sviluppare terapie o vaccini contro patogeni come questo. Prima bisogna affrontare lunghe sperimentazioni e passare anche attraverso qualche sconfitta”.
In Italia, per fare chiarezza e mettere la parola fine a questa vicenda è dovuta intervenire l'AIFA, con una nota pubblicata il 18 marzo. “Sebbene in Cina, in corso di epidemia da COVID-19, umifenovir sia stato utilizzato in alcuni pazienti in associazione ad altri trattamenti farmacologici, i dati a disposizione sono scarsi, di non elevata qualità scientifica ed ottenuti su un numero molto esiguo di pazienti”, ha precisato l'Agenzia del Farmaco. “Al momento attuale, quindi, non sono disponibili evidenze scientifiche sufficienti a supportare l’efficacia di umifenovir nel trattamento della malattia COVID-19, o nella prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, né tantomeno il suo utilizzo in sostituzione di altri trattamenti che in Italia sono stati messi a disposizione per i pazienti affetti da COVID-19”.
E nel caso in cui a qualcuno fosse venuto in mente di acquistare l'Arbidol su internet, l'AIFA ricorda che “in relazione alla presenza di offerte web per farmaci non autorizzati o falsificati, si segnala che l’acquisto di medicinali con prescrizione attraverso internet non è consentito dalla normativa italiana, ma è soprattutto estremamente pericoloso per la salute”.
Non solo, quindi, non ci sono evidenze che l'Arbidol sia efficace per COVID-19, ma ci sono seri dubbi anche riguardo alla sua capacità di combattere la comune influenza. Nel 2007, infatti, l'Accademia Russa delle Scienze Mediche ne consigliava il ritiro dai prontuari, in quanto “farmaco obsoleto con efficacia non dimostrata”. E anche il virologo Roberto Burioni, su Twitter, ha tagliato corto: “Non serve a niente. Basta con le bufale, almeno ora”.
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