Ci sono individui che pure essendo in buona salute improvvisamente manifestano una neuropatia post infettiva, spesso dopo una malattia ma talvolta anche dopo una vaccinazione o un intervento chirurgico: è la sindrome di Guillain-Barré (SGB). Nella maggior parte dei casi la causa è una infezione da Campylobacter jejuni e si manifesta con una iniziale debolezza degli arti. Per il trattamento sono usate le immunoglobuline ma fisioterapia e riabilitazioni giocano un ruolo fondamentale. Tuttavia la prognosi varia a seconda delle numerose forme della malattia, alcuni pazienti si ristabiliscono completamente, altri non sono in grado di camminare 6 mesi dopo l'esordio altri ancora non sopravvivono. Ad incidere sugli esiti del trattamento di riabilitazione è probabilmente anche il dolore, che fino ad ora era stato sottovalutato. A dimostrarlo è uno studio olandese i cui risultati sono stati pubblicati a settembre su Neurology.
I ricercatori del centro medico universitario Erasmus di Rotterdam hanno infatti voluto concentrarsi sulla misura del dolore e per questo hanno sottoposto a questionari e analisi un gruppo di 156 pazienti con GBS di cui 18 con sindrome di Miller Fisher (MFS), una forma meno diffusa, per comprendere l'ubicazione, il tipo e l'intensità del male. I cui risultati sono interessanti, ma forse poco consolatori per i malati. Il 36% dei pazienti, infatti, ha riportato dolore nelle 2 settimane precedenti al manifestarsi della debolezza, il 66% lo riporta in fase acuta (cioè nelle prime 3 settimane), e il 38% lo aveva ancora dopo 1 anno. E non si tratta di un leggero indolenzimento ma di un dolore che può essere classificato di intensità da moderata a grave e questo in tutte le tipologie della malattia. I ricercatori sono dunque giunti alla conclusione che il dolore è un sintomo comune e spesso grave in tutta la gamma di GBS e che, considerato che può durare ben oltre la fase acuta, richiederebbe di essere trattato con la massima attenzione visto che può incidere anche sui risultati della riabilitazione.
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