Importanti novità per sconfiggere la fibrosi polmonare idiopatica (IPF). Sono stati Identificati, infatti, nuovi biomarcatori che si possono modificare nel corso della terapia dei pazienti affetti da questa patologia. E i malati di IPF possono finalmente trarre beneficio da nuove terapie, in particolare nintedanib e pirfenidone, che, per la prima volta dopo molti anni, hanno dimostrato di rallentare la progressione della malattia e sono disponibili anche in Italia.
Lo studio, coordinato dall'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, è stato pubblicato sulla rivista BMC Medicine. I ricercatori hanno valutato e seguito nel tempo un totale di 67 pazienti con questa grave patologia, che è una fibrosi cronica, progressiva ed irreversibile del parenchima polmonare dalle cause ancora sconosciute. Lo studio ha consentito di identificare nuovi biomarcatori che si possono modificare nel corso della terapia, quali particolari molecole presenti sulle cellule endoteliali circolanti, sui loro precursori e sui fibrociti circolanti.
"Per analizzare tali molecole - ha detto Andrea Cossarizza, uno dei coordinatori dello studio - sono state utilizzate le più avanzate tecnologie di citometria a flusso, con strumenti, unici in Europa, capaci analizzare fino a 40.000 cellule al secondo. Abbiamo perciò scoperto che sulla membrana delle sopraccitate cellule dei pazienti con IPF, la concentrazione di alcune molecole, quali i recettori per le chemochine e il recettore per il fattore di crescita endoteliale-vascolare, si modificano dopo la terapia e sono correlabili con il successo terapeutico". Per Luca Richeldi, altro coordinatore dello studio, "sono questi i primi biomarcatori identificati in questa grave patologia e la loro identificazione apre la possibilità di nuove strategie di follow up e cura per di questi pazienti".
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