Secondo i ricercatori dell'Ohio State University Comprehensive Cancer Center a causare la fibrosi polmonare idiopatica (IPF) potrebbe essere un virus.
Il gruppo di ricerca, guidato da Gerard Nuovo, ha infatti rilevato nell'ambito di uno studio caso-controllo, la presenza dell’Herpesvirus saimiri esclusivamente nei campioni di tessuto polmonare prelevati da pazienti affetti da IPf.
L’Herpesvirus saimiri è un membro della famiglia dei gamma-herpesvirus che già sono stati indicati come causa di fibrosi polmonare negli animali.
Come riportato da "Pharmastar", Nuovo e colleghi hanno dapprima cercato di verificare se la IPF fosse associata a un’infezione sostenuta da uno qualsiasi degli Herpevirus, come l’Epstein-Barr, il Cytomegolovirus e l’Herpes simplex.
I ricercatori hanno eseguito uno screening di tessuti raccolti da 13 casi di IPF e hanno riscontrato una positvità solo per il DNA dell’Hepesvirus saimiri, ma non di altri virus erpetici.
Queste le parole di Nuovo: “Abbiamo allargato lo studio a 21 casi di IPF di origine sconosciuta e a 21 controlli dei quali era nota la causa della malattia, come fibrosi correlata ad adenocarcinoma polmonare, a enfisema e a polmonite interstiziale. In questo ulteriore studio gli operatori hanno condotto diagnosi in cieco sui campioni bioptici di tessuto polmonare e, ancora una volta, in tutti i campioni di IPF di eziologia sconosciuta, è stata evidenziata la presenza del DNA dell’Herpesvirus saimiri e in nessuno dei campioni di controllo.”
Un aspetto interessante dell’infezione da Herpesvirus saimiri è la produzione di quattro proteine virali attraverso il sistema di sintesi proteica dell’ospite, cioè l’interleuchina-17 (IL-17), la ciclina D, la timidilato sintetasi e la diidrofolato reduttasi. Altri gamma-herpesvirus esprimo alcune si queste proteine ma non tutte e quattro.
“Abbiamo osservato che questi quattro polipeptidi venivano copiosamente espressi solo dalle cellule epiteliali dei casi di IPF di origine ignota, ma non da quelle dei controlli”, continua Nuovo. La PCR-realtime ha dimostrato che l’RNA della ciclina D dosata in questi campioni era di origine virale e non umana.
Quando i ricercatori hanno clonato e sequenziato parte del genoma corrispondente al gene della DNA polimerasi dell’Herpesvirus saimiri usando i campioni bioptici di tessuto polmonare dei casi di IPF di natura sconosciuta, è stata evidenziata la sovrapponibilità completa alla sequenza virale nota presente nelle banche dati.
Così ha concluso Nuovo: “Queste osservazioni possono risultare utili tanto nella diagnosi di IPF, malattia per la quale non esiste un test diagnostico specifico, quanto per nuovi approcci terapeutici, mirati a bloccare la replicazione virale e stabilizzare la patologia che in media risulta fatale entro due anni dalla sua diagnosi”.
Seguici sui Social