“La mia vita è stata tutta una sfida. Nulla è stato mai scontato, né le cose semplici, come andare a scuola o nuotare, né quelle più ambiziose, come avere un bambino”

Una storia coraggiosa quella di Valeria, la storia di una diagnosi precoce di fibrosi cistica e di una donna che non ha mai smesso di sognare e di lottare per la sua vita. “Sono nata nel 1970 e solo all’età di 3 anni mi hanno diagnosticato la fibrosi cistica, quando ancora era una malattia sconosciuta”, comincia così il racconto pubblicato sul mensile  Ok Salute e benessere di maggio, dopo 14 anni dal trapianto. “La fibrosi cistica colpisce in particolar modo i polmoni provocando bronchiti ricorrenti e tanta produzione di  muco che ti fa mancare il fiato.  L’ aerosol entrò a far parte dell’arredamento di casa, la mia vita era scandita da antibiotici, fisioterapia tre volte al giorno, enzimi per il pancreas e le visite per l’ingresso in ogni possibile sperimentazione. Mia madre ha sacrificato tutta la sua vita per stare dietro a me e se n’è andata solo dopo che avevo raggiunto l’obiettivo del trapianto, a 27 anni: avevo ormai i polmoni distrutti e il cuore cominciava a cedere, i medici americani, appena un anno prima, si erano stupiti che fossi ancora viva. La vita era diventata un’agonia. Si cominciava allora a parlare di trapianti di polmoni e fin dall’inizio non ho avuto dubbi, sono entrata in lista non appena alla fine del ’96 hanno cominciato a farli in Italia. C’era solo la metà delle possibilità di uscire viva dalla sala operatoria, se fosse andata bene potevo aspettarmi di vivere 5 anni. ‘Meglio 5 anni di vita decente che questa agonia’ pensavo, perché senza quel trapianto non c’era più vita. Senza quello non mi sarei  nemmeno sposata, non volevo condannare mio marito a farmi da infermiere.”

“Peggioravo da quando avevo 17 anni, ero riuscita a prendere la patente, il diploma, a trovare un lavoro part time, ma stava diventato tutto troppo difficile, la notte dovevo dormire seduta per respirare, mia madre mi aiutava a vestirmi, nemmeno gli antibiotici tenevano più a bada le infezioni ed ero sempre malata. Tutto questo da 10 anni. Volevo portare avanti i miei sogni e solo nel trapianto vedevo una speranza: ancora una volta mia madre mi appoggiò.”

Così Valeria arrivò in ospedale per il trapianto, camminando sulle sue gambe. Per i medici fu una grande sorpresa, soprattutto quando disse loro di aver progettato le nozze da li a un anno e mezzo. “Fuori dalla sala operatoria c’era il futuro e veramente un anno e mezzo dopo mi sono sposata. All’inizio è stata dura, ci sono stati dei rigetti e poi mia madre se n’è andata, ma poi le cose si sono stabilizzate. C’era ancora un desiderio che non avevo esaudito: avere un figlio. I medici erano preoccupati e mi sconsigliavano ma le mie condizioni erano stabili da 10 anni, non potevo rinunciare. Così nel maggio 2010 è nata mia figlia, una gravidanza senza problemi. Ora posso lavorare a tempo pieno, correre dietro a mia figlia, andare in bicicletta. Ho avuto tutto quello che volevo e ora , continuo ad aiutare quelli che hanno la mia stessa malattia collaborando con la Lega Italiana per la Fibrosi Cistica, dico a tutti che bisogna lottare tanto e non arrendersi mai. Ora la mia Vita è un sogno! Quando guardo mia figlia, quando mi prendo cura di lei, quando gioco con lei, quando insieme a mio marito facciamo le cose normali della vita faccio fatica a credere che sia la realtà e qualche volta ho paura che sia un sogno dal quale non vorrei più svegliarmi.”

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