Il primo passo è riconoscere il paziente al triage, poi infonderlo subito per arrestare l’emorragia

Oggi, all’Ospedale Gradenigo di Torino, è in corso un appuntamento molto importante per i quasi 8.000 pazienti emofilici del nostro paese, di cui circa 400 residente proprio in Piemonte. I medici e gli infermieri della medicina d’urgenza del torinese, infatti, come hanno già fatto i colleghi di altre regioni e come presto verrà fatto altrove, stanno imparando quali sono le prassi più corrette per trattare un emofilico che si presenta al pronto soccorso. L’incontro - ‘L’urgenza  nelle patologie emorragiche congenite’ - è parte del progetto nazionale ER Safe Factor voluto da Fedemo – la Federazione dei Pazienti Emofilici, rappresenta oggi dal vicepresidente Alberto Garnero, e supportato da Bayer. 

Gli argomenti affrontati sono della massima importanza per questi pazienti. Che succede – si sono domandati gli organizzatori - quando un paziente emofilico arriva al pronto soccorso in seguito ad un trauma o per un improvviso sanguinamento che non riesce ad arrestare?
Oggi nella maggior parte dei casi la risposta è ‘dipende’. Dipende dalla sua prontezza nello spiegare la condizione, dalla capacità degli infermieri addetti al triage nel riconoscere l’urgenza al di là della specifica entità del trauma e dell’esperienza del medico di turno. Certamente i medici italiani hanno una buona conoscenza accademica della malattia, ma può darsi che non si siano mai trovati ad avere un paziente emofilico. Pur conoscendo teoricamente la condizione potrebbero non essere abbastanza pronti nel trattare l’emorragia, che può essere esterna e visibile, ma che può anche essere interna, non visibile e potenzialmente anche più dannosa.

Il modo corretto di agire sarebbe, una volta riconosciuta la situazione e il tipo di emofilia, procedere subito all’infusione del fattore della coagulazione mancante.
Prima, però, bisogna capire qual è il più idoneo e quale la quantità giusta. Tutto cose apparentemente semplici, ma che i pazienti emofilici sanno benissimo non essere scontate: per questo tanto le associazioni dei pazienti quanto il mondo della medicina d’urgenza hanno ritenuto utile appoggiare organizzare questa grande programma nazionale di formazione e sensibilizzazione per il personale addetto.
‘ER Safe factor’ vuole infatti raggiungere quanti più operatori sanitari di medicina d’urgenza possibili, in tutte le regioni italiane, tramite incontri e iniziative di formazione ed educazione. Il progetto ER Safe  factor abbraccia a 360 gradi le esigenze di sicurezza che un emofilico incontra nel corso della propria vita. Aspetti che vanno dalla qualità e disponibilità dei farmaci, alla loro distribuzione, all’assistenza offerta dalle strutture sanitarie, alla promozione della terapia domiciliare. Il progetto è finalizzato anche a promuovere sul territorio protocolli di intesa fra i professionisti dei Centri emofilia, della Medicina di urgenza e dei Servizi Farmaceutici finalizzati alla gestione dell’emergenza emorragica nei pazienti affetti da emofilia. Questo al fine di rendere uguale ed elevata, su tutto il territorio nazionale, l’assistenza che i pazienti ricevono in caso di urgenza.
L’incontro di oggi ha il patrocinio di Aice – Associazione Italiana Centri Emofilia, Acep – Associazione Coagulopatici Emofilici Piemonte, Fimeuc – Federazione Italiana Medicina di Emergenza - Urgenza e delle Catastrofi, Simeu – Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza, e Simeup – Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza Pediatrica.

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