Pazienti e specialisti d'accordo: fare rete è fondamentale.
Prof. Vizza (Umberto I): “Oggi solo i pazienti trattati nei centri esperti hanno accesso alle terapie più efficaci. Necessaria la collaborazione sul modello Hub-and-Spoke”

Roma - L’ipertensione arteriosa polmonare idiopatica è una rara e grave patologia ostruttiva delle vie arteriose polmonari che conduce ad una progressiva insufficienza ventricolare destra. Interessa in Italia circa 2500-3000 pazienti, con una età media di sopravvivenza dalla diagnosi estremamente bassa se non trattata adeguatamente.
Grazie alle novità scientifiche e terapeutiche la patologia può essere però cronicizzata, con un  significativo miglioramento della morbilità e mortalità. Per trattare i pazienti al meglio è però necessario un alto grado di specializzazione, che può essere offerto solo dai centri di riferimento per questa patologia, che attualmente collaborano attivamente per migliorare gli standard clinici offerti ai pazienti. I centri di riferimento possono da oggi disporre di uno strumento in più: la cartella clinica informatizzata, che permette la gestione standardizzata e ottimale di tutti i pazienti sul territorio nazionale.


I pazienti sono però sparsi in tutta Italia, spesso sono impossibilitati a raggiungere le maggiori città italiane: per questo è necessario  istituire un vero e proprio network tra i centri più esperti e i centri più piccoli.
Di tutto ciò si è parlato durante il workshop Ipertensione polmonare: Il network come strumento per l’appropriatezza diagnostico terapeutica, in corso oggi, presso il Salone Direzione Generale Policlinico Umberto I°, con il contributo educazionale incondizionato di Bayer HealthCare, GlaxoSmithKline e United Therapeutics.

Da circa 14 anni presso la I Cattedra di Cardiologia dell’Università degli Studi di Roma-Azienda Policlinico Umberto I è attivo un Centro dedicato al trattamento dei pazienti con ipertensione polmonare severa (forme primitive ed associate) che integra la propria attività con le altre sezioni del DAI di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare e Respiratorio.
Nel corso di questo periodo sono stati trattati 550 pazienti con ipertensione polmonare severa e sono stati condotti 23 protocolli di ricerca multicentrici internazionali, con ruolo di coordinamento nazionale in 6 casi.

Su 3.000 pazienti stimati in Italia probabilmente solo 1500 sono trattati in modo adeguato presso centri di alta specializzazione – spiega il prof. Carmine Dario Vizza, Responsabile Centro Ipertensione Polmonare Primitiva e Forme Associate  dell' Azienda Policlinico Umberto I – Se fino alla fine degli anni '90 l'unica possibilità terapeutica per questi pazienti era il trapianto di polmone, oggi abbiamo a disposizione in Italia 7 farmaci specifici per questo gruppo di malattie, che hanno condotto ad un significativo miglioramento della morbilità e mortalità. Nel nostro centro la ricerca e l’assistenza – spiega Vizza -  si accompagnano  però ad una intensa attività educazionale per  sensibilizzare i colleghi e creare un network collaborativo. Infatti, una delle criticità è che i pazienti trattati in centri con scarsa esperienza non hanno accesso alle terapie più potenti, ma complesse (come i prostanoidi per via parenterale). Per questo motivo abbiamo proposto la costituzione di  un Network Regionale per il trattamento della Ipertensione Arteriosa Polmonare idiopatica e forme associate.”

Il network regionale potrebbe essere facilmente creato grazie al sistema Hub-and-spoke che permetta con il riconoscimento di un centro esperto per  il coordinamento dell’attività clinica e di ricerca. Inoltre, questo tipo di organizzazione già adottato nella regione Emilia e Romagna, permetterebbe di verificare l’adesione alle linee guida della Società Europea di Cardiologia e di verificare l’appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche.

Il Centro dell'Umberto I di Roma fa parte dei 7 centri d'eccellenza italiani, riuniti nel Comitato Scientifico dell'associazione AMIP Onlus.
Del Comitato scientifico fanno parte, oltre al centro di Roma, il San Matteo di Pavia, l'Ospedale Monaldi di Napoli, L'ISMET di Palermo, il Bambino Gesù di Roma, Il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e il Dipartimento Scienze Cliniche e Biologiche Scuola di Specializzazione in Malattie dell’ Apparato Respiratorio di Orbassano (Torino).

“Promuoviamo un fitto rapporto di rete tra i  centri specializzati sul territorio regionale e nazionale – ha spiegato il  dott. Patrizio Vitulo, peumologo dell’Ismett di Palermo - perché lavorare insieme aggiunge qualità e riduce la curva di apprendimento nei casi più complessi.
Per lavorare insieme sono però indispensabili strumenti e linguaggi comuni, come pure la standardizzazione dell’approccio alla malattia e della raccolta dei dati clinici. Per questo stiamo lavorando alla costruzione di strumenti condivisi, che aiutino la pratica clinica e la ricerca, come data-base o moduli elettronici di raccolta ed elaborazione di informazioni cliniche.”

“Grazie all’allargamento del network medico e all’informatizzazione delle cartelle cliniche – commenta Vittorio Vivenzio, presidente di AMIP Onlus ci saranno grandi vantaggi per i pazienti. L’informatizzazione permetterà l’uso di alcuni dati, ovviamente anonimizzati, per migliorare la ricerca clinica e la possibilità di sperimentazioni di nuovi farmaci. L’allargamento del network permetterà ai pazienti di avere a disposizione più punti di riferimento, di potersi curare in Sicilia come in Lombardia, di avere libertà di movimento in Italia pur sentendosi sempre al sicuro. Ci siamo fatti promotori di questo progetto fin dal primo momento, abbiamo anche messo a disposizione del network dei fondi raccolti attraverso le nostre attività, perché crediamo profondamente alla collaborazione piena tra medici e pazienti.”

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