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La video-intervista a Maria Sofia Rosati, Oncology and Haematology Medical Head di GSK Italia

Tra i sintomi associati alla mielofibrosi - una rara neoplasia mieloproliferativa con un’incidenza di 1,2-1,4 casi per 100mila persone ogni anno - figura anche l’anemia, correlata a una prognosi sfavorevole e a una sopravvivenza più breve (i pazienti con mielofibrosi che presentino una severa anemia hanno una sopravvivenza mediana di 2,1 anni). Da alcune settimane, la Commissione Europea ha rilasciato l’autorizzazione alla commercializzazione di momelotinib, un nuovo farmaco per il trattamento della splenomegalia e di alcuni sintomi - tra cui l’anemia - correlati alla mielofibrosi.

L’autorizzazione europea di momelotinib è un motivo di grande soddisfazione per GSK, l’azienda che produce e commercializza il farmaco. Momelotinib è un inibitore delle Janus chinasi 1 e 2 (JAK1/JAK2) e di JAK2V617F mutante, che contribuiscono all’attivazione di una serie di citochine e fattori di crescita decisivi per i processi ematopoietici e la funzione immunitaria. Oltre a inibire JAK1 e JAK2, momelotinib blocca anche l’azione di ACVR1, abbassando la produzione di epcidina e aumentando, di conseguenza, la disponibilità di ferro e la produzione dei globuli rossi. Così il farmaco agisce non solo sui sintomi costituzionali della mielofibrosi e sulla splenomegalia, ma anche sulla riduzione degli elementi corpuscolari del sangue. In tal modo può essere particolarmente efficace nei pazienti con mielofibrosi e anemia.

“Nel settore dell’onco-ematologia siamo stati tra i primi a sviluppare anticorpi farmaco-coniugati”, afferma Maria Sofia Rosati, Oncology and Haematology Medical Head di GSK Italia (clicca qui o sull’immagine dell’articolo per guardare la video-intervista). “I pazienti con mielofibrosi hanno bisogno di opportunità di trattamento che migliorino la loro qualità di vita. Il nostro impegno in questo settore è re-iniziato con grandi investimenti e la nostra mission è di raggiungere l’obiettivo insieme ai pazienti”.

Parole che accompagnano la volontà dell’azienda di individuare nuove opzioni per modulare il sistema immunitario e combattere la malattia dall’interno, sia in campo onco-ematologico che in quello dell’oncologia solida. “Siamo impegnati anche per le pazienti affette da tumore dell’ovaio o dell’endometrio, accelerando lo sviluppo di farmaci specifici per persone che abbiano determinate caratteristiche molecolari in ambito immuno-oncologico”, prosegue Rosati. “Inoltre, stiamo cercando di rendere disponibili nuove opportunità di trattamento per tumori gastrointestinali e del polmone”.

 

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