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Dopo 30 anni di attesa G.L., uomo infettato con il virus dell’Epatite C all’Ospedale Niguarda di Milano, ha vinto la sua battaglia. Il giudice Giovanna Gentile delle decima sezione del tribunale civile ha sentenziato che la responsabilità dell’errata trasfusione di sangue (avvenuta nel 1987), a cui l’uomo era stato sottoposto, è esclusivamente del Ministero della Salute, che dovrà versare un risarcimento di 507.603 euro più le spese (12.268 euro).

Purtroppo negli anni 80 abbiamo assistito a una vera e propria epidemia di trasfusioni sbagliate che hanno causato l’infezione di ignari pazienti con virus quali HCV e HIV.

Non è, dunque, la prima volta che i giudici condannano il Ministero della Salute, ritenuto l’unico responsabile dell’errata gestione e controllo delle sacche di sangue destinate alle trasfusioni.

Ma davvero G.L e gli altri pazienti possono stare tranquilli almeno dal punto di vista del risarcimento economico? La risposta è NO. Infatti il Ministero spesso non paga e le assicurazioni impugnano le sentenze, provocando un ulteriore lungaggine inaccettabile per i pazienti che già tanto hanno lottato e sofferto. E la situazione è peggiorata negli ultimi anni. Addirittura capita che siano i pazienti a dover pagare per primi, ancora una volta.

E' accaduto alla famiglia di un paziente emiliano: gli è stato chiesto di versare una tassa di registro di 44.120 euro, a fronte di un risarcimento di un milione e duecentomila euro che gli spetterebbe ma che non è ancora arrivato perché la controparte ha fatto appello. Il paziente dovrebbe quindi pagare sperando che il risarcimento arrivi il prima possibile. Un’assurdità, soprattutto se si considera che ci sono udienze fissate addirittura per il 2020.

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