Mentre a livello internazionale si fanno ricerche per definire nuovi bersagli molecolari contro la leucemia mieloide acuta la ricerca italiana ha appena portato allo sviluppo di un nuovo farmaco per la leucemia mieloide cronica. Si tratta di un farmaco cosiddetto ‘intelligente di nuova generazione’ che va dunque ad agire contro un bersaglio specifico. Si chiama Bosutinib e promette di ridurre la mortalità e di rallentare la progressione della malattia con risultati anche superiori all'imatinib, il primo farmaco intelligente che negli ultimi ha veramente cambiato gli approcci terapeutici alla malattia.
La notizia è stata data questa mattina ad Orlando, negli Usa, in occasione del meeting della società americana di ematologia. Il gruppo di studio che ha portato a questo importante risultato è stato coordinato dal prof Carlo Gambacorti Passerini, professore associato di medicina interna alla Bicocca e vi hanno partecipato anche medici dell’unità di ematologia del San Gerardo di Monza.
La ricerca è stata fatta su 502 pazienti in tutto il mondo con un follow-up a 14 mesi ed ha confrontato il bosutinib con l'imatinib, il farmaco attualmente più utilizzato per contrastare la leucemia mieloide cronica. Dai risultati emerge che questo nuovo farmaco dà risultati ancora migliori dell’Imatinib che già offre ottime prospettive terapeutiche.
Secondo quanto comunicato dall’Università Bicocca di Milano nel 79 per cento dei pazienti trattati con bosutinib c’è stata una ricrescita del midollo osseo normale contro il 75 per cento di quelli trattati con imatinib. Inoltre il bosutinib ha ottenuto una diminuzione maggiore del numero di cellule leucemiche residue, con quasi metà dei pazienti trattati, il 47 per cento, che ha ottenuto una risposta molecolare maggiore (cioè la presenza di meno di una cellula leucemica su mille), rispetto al 32 per cento dei pazienti trattati con imatinib. Ancora più significativo il dato sui pazienti morti a causa della leucemia che sono passati dal 4 per cento con imatinib all'1 per cento con bosutinib, e sui malati in cui la leucemia è progredita, diminuiti dal 10 per cento con imatinib al 2,8 per cento con bosutinib.
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